LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Tardività querela: la Cassazione sui termini

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la tardività della querela per un reato di frode assicurativa. L’ordinanza ribadisce che il termine di tre mesi per sporgere querela decorre non dal sinistro, ma dallo spirare del termine di trenta giorni concesso alla compagnia assicurativa per effettuare approfondimenti, momento in cui si presume la piena conoscenza dell’illecito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività Querela in Frode Assicurativa: La Cassazione Fa Chiarezza sul Termine

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro del nostro ordinamento giuridico. La presentazione di una querela entro i tempi previsti dalla legge è condizione essenziale per poter perseguire determinati reati. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico di presunta tardività querela in materia di frodi assicurative, offrendo chiarimenti cruciali sul momento esatto da cui far decorrere il termine per agire.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente sosteneva che la querela alla base del procedimento penale a suo carico fosse stata presentata in ritardo, e che quindi l’azione penale non potesse essere esercitata. L’eccezione, già respinta in appello, veniva riproposta davanti alla Suprema Corte come unico motivo di ricorso.

Secondo la difesa, il giudice di secondo grado avrebbe errato nel calcolare il momento iniziale (il cosiddetto dies a quo) per la presentazione della querela, rendendo di fatto invalida l’intera procedura.

La questione della tardività della querela

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo non solo generico ma anche meramente ripetitivo delle argomentazioni già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato come il ricorrente non si sia confrontato in modo critico con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre le stesse doglianze. Questo approccio rende il motivo di ricorso del tutto aspecifico e, di conseguenza, inammissibile.

Il Principio di Diritto sul Dies a Quo

Il cuore della decisione risiede nella conferma di un principio di diritto ormai consolidato in materia di frodi assicurative. La Corte ha ribadito che, quando viene attivata la procedura amministrativa prevista dall’art. 148 del Codice delle Assicurazioni Private (d.lgs. n. 209/2005), il termine per la proposizione della querela è quello ordinario di tre mesi previsto dall’art. 124 del codice penale.

Tuttavia, il punto cruciale è la sua decorrenza. Il termine non inizia a scorrere dal momento del sinistro o della richiesta di risarcimento, ma dallo spirare del termine di trenta giorni che la legge concede alla compagnia assicurativa, a seguito della comunicazione all’interessato, per decidere se effettuare approfondimenti sul sinistro. È solo a questo punto, secondo la Corte, che si può ragionevolmente presumere una piena conoscenza dei fatti che costituiscono l’illecito, consentendo così l’esercizio del diritto di querela.

Le motivazioni

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso su più fronti. In primo luogo, ha evidenziato la natura puramente reiterativa del motivo, che non attaccava specificamente le ragioni logico-giuridiche esposte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, con una motivazione ampia e argomentata, aveva già ricostruito la portata della disciplina, chiarendo come essa non riduca, ma anzi specifichi la decorrenza del termine generale previsto dal codice penale.

In secondo luogo, i giudici di legittimità hanno richiamato il concetto di “doppia conforme”. Quando le sentenze di primo e secondo grado giungono alla medesima conclusione con motivazioni sostanzialmente concordanti, la sentenza d’appello si salda con la precedente, formando un unico corpo argomentativo. In tali circostanze, non è necessario che il giudice d’appello confuti dettagliatamente ogni singola argomentazione della difesa se queste sono incompatibili con la decisione adottata. Il ricorso, pertanto, deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione consolida un importante orientamento giurisprudenziale, fornendo certezza giuridica sia alle compagnie assicurative sia agli assicurati. Stabilisce con chiarezza che, nei casi di sospetta frode, il tempo per la querela inizia a decorrere solo dopo che la compagnia ha avuto un congruo periodo per le sue verifiche, come previsto dalla normativa di settore. La decisione serve anche da monito sull’importanza di formulare ricorsi specifici e critici nei confronti delle sentenze impugnate, evitando la mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti nei gradi di merito, pena l’inammissibilità del gravame.

Quando inizia a decorrere il termine per presentare querela in caso di frode assicurativa?
Secondo la Corte, il termine ordinario di tre mesi inizia a decorrere dallo spirare del termine di trenta giorni dall’obbligatoria comunicazione all’interessato della decisione di effettuare approfondimenti sul sinistro, come previsto dall’art. 148 del d.lgs. n. 209/2005.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché era meramente reiterativo delle argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza un reale confronto con la motivazione della sentenza impugnata, risultando così del tutto aspecifico e generico.

Cosa si intende quando si afferma che una sentenza d’appello si salda con quella precedente?
Significa che, in presenza di una ‘doppia conforme’ (due sentenze di merito con lo stesso esito e motivazioni simili), le due decisioni formano un unico corpo argomentativo. Di conseguenza, il giudice d’appello non è tenuto a confutare ogni singola argomentazione difensiva se questa è logicamente incompatibile con la decisione presa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati