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Tardività della querela: annullata sentenza di truffa

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per truffa, originariamente qualificata come appropriazione indebita, a causa di un vizio di motivazione. La Corte d’Appello, nel riqualificare il reato, non ha adeguatamente valutato l’eccezione sulla tardività della querela presentata dalla persona offesa. La Cassazione ha ritenuto omessa e apparente la motivazione sul punto, non essendo chiaro quando la vittima avesse avuto piena conoscenza del fatto-reato, momento dal quale decorre il termine per sporgere querela. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività della Querela: Quando la Riqualificazione del Reato Impone una Nuova Valutazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 26021 del 2025, offre un importante spunto di riflessione su un tema cruciale del diritto processuale penale: la tardività della querela. Il caso analizzato dimostra come la riqualificazione giuridica di un fatto da parte del giudice possa avere conseguenze dirette sulla procedibilità dell’azione penale, imponendo una valutazione attenta e scrupolosa di aspetti che potrebbero essere stati trascurati. La Suprema Corte ha infatti annullato con rinvio una sentenza di condanna per truffa proprio perché il giudice d’appello non aveva adeguatamente motivato sulla tempestività della querela dopo aver modificato l’originaria imputazione.

I Fatti del Caso: Dall’Appropriazione Indebita alla Truffa

Un agente assicurativo veniva inizialmente condannato in primo grado per il reato di appropriazione indebita aggravata. L’accusa era di aver incassato un assegno per il pagamento di un premio assicurativo senza poi versarlo alla compagnia, trattenendo per sé la somma.

In sede di appello, la Corte territoriale riformava parzialmente la sentenza. I giudici decidevano di riqualificare il fatto, non più come appropriazione indebita, ma come truffa semplice (art. 640 cod. pen.), escludendo l’aggravante. Pur modificando la natura del reato, la Corte d’Appello confermava la responsabilità penale dell’imputato, rideterminando la pena.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui spiccava quella relativa alla procedibilità dell’azione penale, legata appunto alla tardività della querela.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Tardività della Querela

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione risiede nel vizio di motivazione della sentenza di secondo grado.

L’Errore della Corte d’Appello

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha commesso un errore fondamentale: dopo aver riqualificato il reato in truffa semplice, ha omesso di valutare in modo approfondito l’eccezione, già sollevata dalla difesa, relativa alla tempestività della querela presentata dalla persona offesa. La motivazione sul punto è stata giudicata ‘apparente’ e ‘omessa’, poiché non chiariva in modo inequivocabile il momento esatto in cui la vittima aveva avuto piena e completa conoscenza del fatto-reato.

Questo momento è cruciale, perché è da lì che inizia a decorrere il termine previsto dalla legge per poter validamente sporgere querela. Nel caso di specie, il fatto risaliva al 2018, mentre la querela era stata presentata solo nel 2021. Nonostante i giudici di merito avessero menzionato una generica comunicazione ricevuta dalla vittima circa il mancato pagamento del premio, non avevano individuato una data certa o un momento specifico di tale conoscenza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha sottolineato che il tema della procedibilità, e in particolare della tempestività della querela, doveva essere affrontato con maggiore rigore, specialmente a seguito della diversa qualificazione giuridica del fatto. La truffa semplice è un reato procedibile a querela di parte, e la validità di tale querela è un presupposto indispensabile per la stessa esistenza del processo.

La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta carente perché non emergeva ‘in modo chiaro e univoco quando la persona offesa abbia avuto conoscenza del fatto come riqualificato’. Non basta affermare genericamente che la vittima ha ricevuto una comunicazione; è necessario accertare con precisione la data e il contenuto di tale comunicazione per poter calcolare correttamente il termine per la presentazione della querela. Poiché la sentenza impugnata non ha affrontato questo tema devoluto, il suo ragionamento è risultato viziato e, di conseguenza, la sentenza è stata annullata.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: quando un giudice modifica l’inquadramento giuridico di un reato, deve riconsiderare tutti gli elementi connessi alla nuova fattispecie, inclusi i profili di procedibilità. La valutazione sulla tardività della querela non è un mero formalismo, ma una garanzia processuale che incide sulla stessa possibilità di perseguire penalmente un soggetto. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà ora compiere quell’accertamento di merito che era stato omesso, verificando puntualmente se la querela fu presentata entro i termini di legge a partire dal momento in cui la vittima ebbe effettiva e piena consapevolezza di essere stata truffata.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’Appello, dopo aver riqualificato il reato da appropriazione indebita a truffa, non ha adeguatamente motivato in merito all’eccezione sulla tardività della querela. La motivazione è stata ritenuta omessa e apparente, in quanto non chiariva il momento esatto in cui la vittima ha avuto conoscenza del reato.

Cosa comporta la riqualificazione di un reato da parte del giudice?
La riqualificazione di un reato comporta l’obbligo per il giudice di riesaminare tutti gli aspetti legati alla nuova fattispecie giuridica, comprese le condizioni di procedibilità, come la necessità della querela e la sua tempestività. Come dimostra il caso, una diversa qualificazione può cambiare radicalmente l’esito del processo.

Qual è il momento da cui decorre il termine per presentare una querela?
Il termine per presentare una querela decorre dal momento in cui la persona offesa ha una conoscenza chiara, certa ed esatta del fatto-reato nella sua dimensione oggettiva e soggettiva, tale da consentirle di esercitare consapevolmente il proprio diritto. Nel caso esaminato, questo momento non è stato accertato con precisione dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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