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Tardività della querela: annullata condanna penale

La Corte di Cassazione annulla una condanna per il reato di modificazione dello stato dei luoghi a causa della tardività della querela. La denuncia, infatti, era stata presentata oltre un anno dopo il compimento del fatto. La Corte ha invece dichiarato inammissibile il ricorso per le altre imputazioni relative ad abusi edilizi, confermando la decisione di merito che aveva rigettato la tesi difensiva dello stato di necessità.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività della Querela: Quando un Dettaglio Processuale Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: il rispetto dei termini per la presentazione della querela. Il caso in esame dimostra come la tardività della querela possa portare all’annullamento di una condanna, indipendentemente dalla fondatezza dell’accusa nel merito. La decisione offre spunti cruciali sull’importanza delle condizioni di procedibilità e sulla distinzione tra vizi processuali e valutazione dei fatti.

I fatti del processo

La vicenda processuale ha origine da una complessa situazione che vedeva un’imputata accusata di diversi reati. In primo grado, era stata assolta dalle accuse di invasione e danneggiamento di proprietà. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva riformato parzialmente la sentenza, riqualificando i fatti come reato di modificazione dello stato dei luoghi (art. 632 c.p.) e condannando l’imputata a una pena pecuniaria. Parallelamente, l’imputata era stata condannata per alcuni abusi edilizi commessi durante la ristrutturazione di un immobile. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

I motivi del ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su tre doglianze:
1. La mancata valutazione di prove e di istanze di rinnovazione dell’istruttoria.
2. La violazione di legge per tardività della querela relativa al reato di modificazione dello stato dei luoghi. La difesa sosteneva che il fatto, commesso nel giugno 2018, era stato oggetto di querela solo nel giugno 2019, ben oltre il termine previsto dalla legge.
3. Un vizio di motivazione per contraddittorietà e illogicità, avendo la Corte d’Appello ignorato o travisato testimonianze e documenti.

La decisione della Corte sulla tardività della querela

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, quello relativo alla tardività della querela. I giudici hanno accertato che, effettivamente, la querela per il reato di cui all’art. 632 c.p. era stata presentata oltre il termine perentorio previsto dall’art. 124 c.p.

Il reato di modificazione dello stato dei luoghi è un reato istantaneo, il cui termine per querelare decorre dal momento in cui la persona offesa ha conoscenza del fatto. Essendo trascorso più di un anno tra la commissione del reato e la presentazione della querela, l’azione penale non poteva essere proseguita.

Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente a questo capo d’accusa, dichiarando l’improcedibilità del reato. Sono state inoltre revocate le relative statuizioni civili disposte in appello.

Il rigetto degli altri motivi di ricorso

Diversa è stata la sorte degli altri motivi, legati principalmente agli abusi edilizi. La Cassazione li ha dichiarati inammissibili. In particolare, la Corte ha respinto la tesi difensiva che invocava lo stato di necessità per giustificare i lavori strutturali eseguiti in difformità dal titolo. I giudici di merito avevano già escluso tale scriminante, ritenendola un mero “espediente difensivo” elaborato ex post, dato che la condizione di pericolo della struttura era nota fin dall’inizio e avrebbe dovuto essere gestita secondo le procedure ordinarie.

La Corte ha inoltre ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Le motivazioni della Corte d’Appello sono state giudicate adeguate e logiche, sia sull’insussistenza dello stato di necessità sia sull’esclusione della particolare tenuità del fatto.

Le motivazioni

La decisione della Corte si basa su una netta distinzione tra questioni procedurali e di merito. Per quanto riguarda il reato di modificazione dei luoghi, la motivazione è puramente giuridico-procedurale: la mancanza di una condizione di procedibilità (la querela tempestiva) rende impossibile procedere con il giudizio, a prescindere dal fatto che il reato sia stato effettivamente commesso. Questo principio garantisce la certezza del diritto e tutela dall’esercizio dell’azione penale oltre i limiti temporali stabiliti dal legislatore.

Per gli abusi edilizi, invece, la motivazione si concentra sulla correttezza logico-giuridica della sentenza d’appello. La Cassazione non riesamina le prove, ma si limita a verificare che il giudice di merito abbia fornito una giustificazione coerente e non manifestamente illogica della sua decisione. In questo caso, la valutazione dello stato di necessità come scusa strumentale è stata ritenuta un giudizio di fatto, adeguatamente motivato e, pertanto, non censurabile in sede di legittimità.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni. La prima è l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali. La tardività della querela ha determinato l’annullamento di una condanna, dimostrando come un vizio di procedura possa essere decisivo. La seconda lezione riguarda i limiti delle strategie difensive: invocare cause di giustificazione come lo stato di necessità richiede una solida base probatoria e non può apparire come un tentativo di sanare a posteriori una condotta illecita deliberata. La decisione conferma che il giudizio di legittimità è un controllo sulla corretta applicazione della legge, non una nuova valutazione dei fatti.

Perché la condanna per modifica dello stato dei luoghi è stata annullata?
La condanna è stata annullata perché il reato è risultato improcedibile. La persona offesa ha presentato la querela oltre il termine di legge, rendendola tardiva e impedendo così la prosecuzione dell’azione penale per quel capo d’imputazione.

Cosa significa che un reato è ‘improcedibile’?
Significa che il procedimento penale non può essere iniziato o, se già iniziato, non può proseguire a causa della mancanza di una condizione fondamentale richiesta dalla legge. In questo caso, la condizione mancante era una querela presentata tempestivamente.

La difesa basata sullo ‘stato di necessità’ per gli abusi edilizi è stata accolta?
No, la difesa è stata respinta. La Corte ha ritenuto che lo stato di necessità fosse un ‘espediente difensivo’ elaborato a posteriori e non una reale causa di giustificazione, poiché la situazione di pericolo della struttura era nota fin dall’inizio e gli interventi avrebbero dovuto seguire le procedure autorizzative corrette.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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