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Successione leggi penali: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3544/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un pubblico ufficiale condannato per falso ideologico. L’imputato sosteneva l’applicazione retroattiva di una modifica più favorevole al Codice degli Appalti, che avrebbe reso lecita la sua condotta passata. La Corte ha chiarito che il principio della lex mitior (legge più favorevole), disciplinato dalla successione leggi penali, non si applica quando la modifica riguarda una norma extrapenale che costituisce un mero presupposto di fatto del reato. La liceità del comportamento deve essere valutata secondo la legge in vigore al momento della commissione del fatto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Successione leggi penali: Quando una modifica normativa non è retroattiva

Il principio della successione leggi penali, noto anche come lex mitior, stabilisce che nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali. Ma cosa succede quando a cambiare non è la norma penale, ma una legge esterna richiamata da essa? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3544/2024) offre un chiarimento fondamentale, distinguendo tra modifiche che incidono sulla struttura del reato e quelle che alterano solo un presupposto di fatto.

Il caso: Falso ideologico e la modifica del Codice degli Appalti

La vicenda riguarda un Segretario comunale, condannato per il reato di falso ideologico in atto pubblico (art. 479 c.p.). In qualità di responsabile del procedimento, aveva affidato direttamente un servizio pubblico attestando falsamente in una determina che l’importo complessivo non superava la soglia di 40.000 euro, limite che all’epoca dei fatti consentiva di evitare procedure di gara più complesse.

Successivamente alla sua condanna, una nuova normativa sui contratti pubblici (d.lgs. n. 36/2023) ha innalzato significativamente la soglia per l’affidamento diretto. Forte di questa modifica, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta, alla luce della nuova legge, sarebbe diventata lecita e che, di conseguenza, avrebbe dovuto essere assolto.

La tesi difensiva e la successione leggi penali

La difesa ha basato il proprio ricorso sull’applicazione del principio della lex mitior. L’argomentazione era la seguente: se oggi la legge consente l’affidamento diretto per importi ben superiori a quelli contestati, la violazione originaria della norma sugli appalti perde il suo carattere di illiceità. Poiché il falso ideologico era strettamente collegato a tale violazione, anche la condanna per falso avrebbe dovuto cadere. In sostanza, si chiedeva un’applicazione retroattiva della nuova, più favorevole, disciplina sugli appalti pubblici.

L’intervento della Cassazione sulla successione leggi penali

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una lezione di diritto sulla portata della successione leggi penali. I giudici hanno stabilito una distinzione cruciale tra le norme penali e le norme extrapenali (cioè esterne al diritto penale, come quelle del Codice degli Appalti) che le prime richiamano.

Norma extrapenale come mero presupposto di fatto

Il punto centrale della decisione è che la violazione della norma sugli appalti, nel contesto del reato di abuso d’ufficio o di falso ideologico, costituisce unicamente un presupposto di fatto. La norma penale non “assorbe” il contenuto della legge extrapenale, ma si limita a prenderlo come riferimento esterno per valutare la condotta.

Di conseguenza, la legalità di un’azione deve essere giudicata sulla base delle leggi in vigore nel momento in cui è stata compiuta (tempus commissi delicti). Una modifica successiva della norma extrapenale non cambia la natura del fatto storico, che al tempo era illegale.

Nessuna incidenza sulla struttura del reato

La Corte ha specificato che la nuova soglia per gli affidamenti diretti non modifica in alcun modo la struttura del reato di falso ideologico. Il disvalore di tale reato risiede nell’attestare il falso in un atto pubblico da parte di un pubblico ufficiale, a prescindere dal contenuto specifico della norma violata. La modifica del Codice degli Appalti non ha reso lecito, né oggi né allora, attestare il falso in una determina dirigenziale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione riaffermando un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il fenomeno della successione di leggi penali si verifica solo quando il legislatore interviene direttamente sulla fattispecie incriminatrice, modificandone gli elementi costitutivi o il perimetro di applicazione. Al contrario, quando la modifica riguarda norme extrapenali che definiscono solo un presupposto fattuale della condotta, non si può parlare di abolitio criminis o di applicazione della norma più favorevole. La valutazione del giudice deve essere ancorata al contenuto della regola violata così come esisteva al momento del reato. L’eventuale modifica successiva di tale regola influenzerà solo l’applicazione futura della norma incriminatrice, ma non può avere effetti retroattivi sui fatti già commessi.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per invocare l’applicazione retroattiva di una legge più favorevole, è necessario che la modifica legislativa incida sulla norma penale stessa, non su una legge esterna da essa richiamata. Un pubblico ufficiale che viola la legge al tempo del suo operato non può sperare di essere “salvato” da una futura e più permissiva modifica normativa. La valutazione della sua responsabilità penale rimane cristallizzata al momento in cui il fatto è stato commesso. La decisione, quindi, rafforza il principio di legalità e di certezza del diritto, tracciando un confine netto nell’applicazione della lex mitior.

Una modifica favorevole a una legge non penale (es. Codice degli Appalti) si applica retroattivamente a un reato commesso in precedenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la modifica di una norma extrapenale, che funge solo da presupposto di fatto per un reato, non integra una successione di leggi penali. La valutazione della condotta va fatta sulla base della legge in vigore al momento della commissione del fatto.

Perché la violazione di una norma del Codice degli Appalti non è considerata parte integrante del reato di falso ideologico?
Perché la norma penale (in questo caso, l’art. 479 c.p.) non incorpora il contenuto della norma extrapenale. Quest’ultima serve solo a definire il contesto fattuale della violazione (la falsità dell’attestazione). La struttura del reato di falso ideologico rimane invariata anche se la norma extrapenale richiamata cambia.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato “inammissibile”?
Significa che la Corte di Cassazione non ha esaminato il merito della questione perché il ricorso era fondato su motivi manifestamente infondati dal punto di vista giuridico. In questo caso, l’errata interpretazione del principio di successione delle leggi penali ha reso il ricorso non meritevole di accoglimento sin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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