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Successione leggi penali: divieto di ‘cherry picking’

La Corte di Cassazione, in tema di successione leggi penali, annulla una sentenza che aveva applicato in modo combinato norme del vecchio e del nuovo ordinamento post-Riforma Cartabia. Un tribunale aveva concesso sia il nuovo calcolo più favorevole per la pena pecuniaria sostitutiva sia la sospensione condizionale della pena, beneficio escluso dal nuovo sistema. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice deve applicare integralmente solo uno dei due regimi normativi, quello complessivamente più favorevole, senza poterli ‘mescolare’ per creare una terza norma non prevista dal legislatore.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Successione leggi penali: la Cassazione ribadisce il divieto di creare una ‘terza norma’

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30267/2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale: la successione leggi penali nel tempo e il corretto approccio che il giudice deve adottare. Il caso in esame, originato da una condanna per accattonaggio, mette in luce l’impossibilità di ‘mescolare’ disposizioni favorevoli provenienti da regimi normativi diversi, quello previgente e quello introdotto dalla Riforma Cartabia, per creare un trattamento sanzionatorio ibrido. La Suprema Corte ha riaffermato un principio fondamentale: il criterio del favor rei impone una scelta di campo netta, applicando integralmente la disciplina che, nel suo complesso, risulta più vantaggiosa per l’imputato.

Il Fatto: una condanna e un trattamento sanzionatorio ‘ibrido’

Il Tribunale di Forlì aveva condannato un’imputata per il reato di accattonaggio, esercitato con modalità vessatorie, alla pena di tre mesi di arresto e 3.000 euro di ammenda. Il giudice aveva poi sostituito la pena detentiva con una pena pecuniaria sostitutiva, applicando il nuovo e più favorevole tasso di conversione introdotto dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). Contestualmente, però, aveva anche concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena.

L’errore risiede proprio in questa combinazione: il nuovo regime normativo, pur prevedendo un calcolo più mite per la conversione della pena, vieta espressamente la concessione della sospensione condizionale in caso di applicazione di pene sostitutive. Il Tribunale, di fatto, ha creato una norma ‘su misura’, prendendo il meglio di entrambi i mondi normativi, una pratica non consentita.

Il Ricorso del Procuratore e la corretta applicazione della successione leggi penali

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Bologna ha proposto ricorso, lamentando la violazione di legge. Il fulcro del ricorso si basa sul principio che disciplina la successione leggi penali, secondo cui il giudice deve applicare integralmente o il sistema previgente o quello nuovo, dopo averli confrontati per determinare quale sia nel suo complesso più favorevole. È vietato combinare frammenti di diverse normative per costruire una ‘terza via’ non contemplata dal legislatore.

In sostanza, il giudice di primo grado avrebbe dovuto scegliere:
1. Applicare il sistema precedente, che consentiva la sospensione condizionale ma con un tasso di conversione della pena meno vantaggioso.
2. Applicare il nuovo sistema della Riforma Cartabia, con il suo tasso di conversione più favorevole ma con l’esplicito divieto di sospensione condizionale.

La decisione di mescolare i due sistemi ha violato il principio di legalità, portando alla creazione di una fattispecie sanzionatoria non prevista da alcuna legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che il principio del favor rei, sancito dall’art. 2 del codice penale, non può tradursi in un’operazione di ‘taglia e cuci’ normativo. Il confronto tra le diverse discipline deve essere globale e unitario. La norma transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. n. 150/2022) rafforza questo concetto, imponendo un’applicazione non frammentata delle nuove disposizioni in materia di pene sostitutive.

La Corte ha specificato che la creazione giurisprudenziale di una ‘terza fattispecie’ di carattere intertemporale, combinando elementi di diverse leggi, costituisce una violazione del principio di legalità. Se il giudice ritiene più favorevole il nuovo sistema di calcolo della pena sostitutiva, deve accettarne anche gli aspetti meno vantaggiosi, come il divieto di cumulo con la sospensione condizionale. Viceversa, se ritiene più favorevole per l’imputato la concessione della sospensione condizionale, deve applicare il vecchio sistema in toto, incluso il suo tasso di conversione meno favorevole. Inoltre, la Corte ha rilevato come il giudice di primo grado avesse omesso la valutazione sulla meritevolezza e sulla prognosi di adempimento, richiesta per la concessione della pena sostitutiva.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio e alla sospensione condizionale della pena. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Bologna per un nuovo giudizio. Questo dovrà ridefinire la pena applicando correttamente i principi sulla successione leggi penali: dovrà essere effettuata una valutazione complessiva per stabilire quale sistema normativo, tra il vecchio e il nuovo, sia concretamente più favorevole all’imputata e applicare quello scelto nella sua interezza, senza alcuna contaminazione. La decisione ribadisce l’importanza della certezza del diritto e il ruolo del giudice come applicatore della legge, non come creatore di nuove norme ibride.

Quando si applicano leggi diverse a un reato, il giudice può scegliere le parti più favorevoli di ciascuna legge e combinarle?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice deve applicare integralmente il sistema normativo (quello precedente o quello nuovo) che risulta complessivamente più favorevole all’imputato, senza poter creare una ‘terza norma’ combinando le disposizioni più vantaggiose di entrambe.

La Riforma Cartabia permette di concedere la sospensione condizionale della pena insieme a una pena pecuniaria sostitutiva?
No. Il nuovo sistema introdotto dal d.lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia) vieta espressamente, tramite l’art. 61-bis della legge n. 689/1981, di concedere la sospensione condizionale quando viene applicata una sanzione pecuniaria sostitutiva.

Cosa deve fare il giudice per decidere quale legge applicare in caso di successione di leggi penali?
Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva e comparativa tra il regime previgente e quello nuovo. Deve determinare quale dei due sistemi, applicato nella sua interezza, risulti più vantaggioso per l’imputato e applicare solo quello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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