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Stato di necessità: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello. Il motivo centrale del ricorso, basato sullo stato di necessità, è stato giudicato una semplice riproposizione di argomenti già respinti, privo di elementi concreti. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile?

L’istituto dello stato di necessità, previsto dall’articolo 54 del Codice Penale, rappresenta una delle più importanti cause di giustificazione nel nostro ordinamento. Esso esclude la punibilità di chi commette un reato perché costretto dalla necessità di salvare sé o altri da un pericolo grave e imminente. Tuttavia, invocarlo non è sufficiente; è necessario dimostrarne concretamente i presupposti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 19036/2024) ci offre un chiaro esempio di come un ricorso basato su questa scriminante possa essere dichiarato inammissibile se non adeguatamente argomentato.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due individui contro una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo. L’unico motivo di doglianza sollevato davanti ai giudici di legittimità era proprio l’erronea applicazione della legge penale in relazione al mancato riconoscimento dello stato di necessità. I ricorrenti sostenevano che la loro condotta fosse giustificata da una situazione di pericolo che li aveva costretti ad agire in quel modo.

L’Analisi della Corte: Ricorso Riproduttivo e Privo di Specificità

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio procedurale fondamentale: un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e rigettate dal giudice del merito. Nel caso di specie, i giudici hanno rilevato che le censure mosse erano una mera ripetizione di quanto già adeguatamente vagliato e disatteso dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, come evidenziato dalla Cassazione, aveva già spiegato nelle pagine 4-6 della sua sentenza le ragioni per cui la scriminante non era applicabile.

L’importanza delle argomentazioni concrete nello stato di necessità

Il punto cruciale della decisione risiede nella mancanza di specificità del ricorso. La difesa, infatti, non aveva fornito “ragioni concrete” dalle quali si potesse desumere l’effettiva integrazione dello stato di necessità. Non è sufficiente affermare di aver agito in una situazione di pericolo; è indispensabile indicare con precisione quali fossero gli elementi fattuali che configuravano tale pericolo, la sua attualità, la sua inevitabilità e la proporzionalità della reazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il ricorso era “non scandito da specifica critica analisi delle argomentazioni poste alla base della sentenza impugnata”. Per superare la soglia di ammissibilità, un ricorso deve instaurare un vero e proprio dialogo critico con la sentenza che intende contestare. Deve individuare le presunte lacune o gli errori logico-giuridici nel ragionamento del giudice precedente e offrire argomenti nuovi o una diversa lettura delle prove. In assenza di questo, il ricorso si riduce a un sterile tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Per invocare con successo una scriminante come lo stato di necessità, non basta menzionarla. È essenziale che la difesa articoli il ricorso in modo specifico, dettagliato e critico rispetto alla decisione impugnata. È necessario fornire alla Corte tutti gli elementi concreti che dimostrino i presupposti della causa di giustificazione, evidenziando perché il giudice di merito ha sbagliato nel non riconoscerla. In caso contrario, il ricorso sarà dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso in esame.

Quando un ricorso basato sullo stato di necessità rischia di essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso basato sullo stato di necessità viene dichiarato inammissibile quando si limita a riproporre argomenti già esaminati e respinti nei gradi precedenti, senza fornire una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata e senza indicare ragioni concrete che dimostrino la sussistenza della scriminante.

Cosa deve dimostrare la difesa per invocare con successo lo stato di necessità in un ricorso?
La difesa deve presentare un’analisi critica della sentenza precedente e fornire elementi fattuali concreti e specifici dai quali la Corte possa desumere l’effettiva integrazione dello stato di necessità, dimostrando l’esistenza di un pericolo attuale e inevitabile di un danno grave alla persona.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per i ricorrenti la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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