Stato di Necessità: Ricorso Inammissibile Senza Prove Concrete
Con l’ordinanza n. 10758/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di cause di giustificazione: chi invoca lo stato di necessità per scusare un comportamento illecito, come l’evasione, ha l’onere di fornire prove concrete e documentate. In assenza di tali prove, il ricorso basato su mere affermazioni di fatto è destinato all’inammissibilità. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti di Causa
Il caso riguarda un individuo, sottoposto a una misura restrittiva, che veniva accusato del reato di evasione. L’imputato, per raggiungere il luogo designato per la sua restrizione, avrebbe dovuto seguire un percorso specifico. Tuttavia, durante il tragitto, scendeva dal treno a una fermata diversa da quella prevista e si tratteneva in quel luogo per un lungo periodo.
Condannato in appello, l’imputato presentava ricorso per cassazione, sostenendo di aver deviato dal percorso obbligato a causa di uno stato di necessità. La sua difesa si basava sull’argomento che tale deviazione fosse stata dettata da una situazione di urgenza e necessità assoluta. La Corte d’Appello, tuttavia, non aveva ritenuto provata tale circostanza.
La Decisione della Corte di Cassazione e lo Stato di Necessità
La Suprema Corte, con la presente ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che le argomentazioni presentate dal ricorrente non erano motivi di diritto, ma semplici ‘doglianze in punto di fatto’. In altre parole, l’imputato non contestava un’errata applicazione della legge, bensì la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove già effettuate dai giudici di merito nei gradi precedenti.
Questo tipo di contestazione, come noto, non è ammesso in sede di legittimità. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado di giudizio’ dove si può riesaminare l’intero processo, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando diversi punti cruciali. In primo luogo, la difesa non ha fornito alcuna documentazione idonea a comprovare l’esistenza dello stato di necessità. Non è sufficiente asserire di trovarsi in una situazione di pericolo o urgenza; è indispensabile dimostrarlo con elementi oggettivi.
In secondo luogo, la condotta stessa dell’imputato contraddiceva la tesi difensiva. Il fatto che egli fosse sceso in una fermata diversa da quella di destinazione e si fosse trattenuto a lungo in quel luogo minava la credibilità della presunta ‘assoluta necessità’ della deviazione. Un comportamento dettato da un’emergenza reale avrebbe richiesto azioni diverse e più coerenti con l’urgenza della situazione.
Di conseguenza, in assenza di prove e di fronte a una ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito ritenuta logica e coerente, la Corte ha concluso per l’inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Conclusioni: L’Onere della Prova nello Stato di Necessità
Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’invocazione di una causa di giustificazione come lo stato di necessità non è una formula magica per evitare una condanna. Il sistema giuridico richiede che tali affermazioni siano supportate da prove concrete e verificabili. Chi si appella a circostanze eccezionali per giustificare un reato ha l’onere di dimostrare, senza ombra di dubbio, la veridicità di tali circostanze. In mancanza, e soprattutto in sede di Cassazione dove il giudizio è limitato alla legittimità, le mere affermazioni si rivelano inefficaci, portando alla conferma della condanna.
È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione non riesamina i fatti del caso. Le contestazioni basate su ‘mere doglianze in punto di fatto’, cioè sulla valutazione delle prove e la ricostruzione degli eventi già effettuate dai giudici di merito, vengono dichiarate inammissibili.
Cosa è necessario per giustificare il reato di evasione invocando lo stato di necessità?
Secondo la decisione, non basta affermare di aver agito per necessità. È indispensabile fornire prove concrete e documentazione idonea che dimostrino l’assoluta necessità della condotta (in questo caso, la deviazione dal percorso prestabilito) come unica soluzione per evitare un danno grave e imminente.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della decisione impugnata. Inoltre, come stabilito in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10758 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10758 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 05/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a POMPEI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 30/03/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal AVV_NOTAIO NOME COGNOME;
(r)
letti gli atti e il provvedimento impugnato; esaminati i motivi di ricorso di NOME COGNOME; dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal AVV_NOTAIO NOME AVV_NOTAIO
Ritenuto che i motivi dedotti nel ricorso non sono consentiti in sede di legittimità, perché costituiti da mere doglianze in punto di fatto sulla sussistenza della condotta materiale che, viceversa, i giudici del merito hanno ricostruito escludendo, in assenza di documentazione idonea, la ricorrenza dello stato di necessità dedotto dall’imputato a giustificazione della riscontrata evasione, non essendo comprovata l’assoluta necessità della deviazione dal percorso che l’imputato avrebbe dovuto seguire per raggiungere il luogo di restrizione (l’imputato scendeva dalla circumvesuviana a fermata diversa dal paese ove avrebbe dovuto recarsi, trattenendosi a lungo in tale luogo);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 febbraio 2024
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