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Stato di necessità: quando giustifica l’occupazione?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due persone condannate per occupazione abusiva di immobile. La Corte ribadisce che lo stato di necessità non può essere invocato per risolvere un’esigenza abitativa cronica, ma solo per un pericolo attuale e transitorio. Viene inoltre confermata la legittimità di una pena differenziata tra i due imputati, basata sulla diversa capacità a delinquere desumibile dai precedenti penali.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità: Limiti e Applicazione nell’Occupazione Abusiva

L’occupazione abusiva di un immobile dettata da un’emergenza abitativa può essere giustificata dallo stato di necessità? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna su questo tema delicato, tracciando confini precisi per l’applicazione della scriminante prevista dall’art. 54 del codice penale. La decisione sottolinea come questa causa di giustificazione non possa essere utilizzata per risolvere problemi abitativi stabili e duraturi, ma solo per fronteggiare pericoli imminenti e transitori.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due persone condannate dalla Corte d’Appello per l’occupazione abusiva di un bene immobile. I ricorrenti lamentavano principalmente due aspetti della sentenza di secondo grado. In primo luogo, la mancata applicazione della scriminante dello stato di necessità, sostenendo di aver agito per far fronte a una grave esigenza abitativa. In secondo luogo, contestavano la contraddittorietà della motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio, poiché, pur essendo accusati dello stesso reato, avevano ricevuto pene di entità diversa.

Lo Stato di Necessità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendo le argomentazioni generiche e infondate. Sul punto cruciale dello stato di necessità, i giudici hanno confermato l’orientamento consolidato della giurisprudenza. La scriminante può essere invocata solo quando sussistono tutti i suoi elementi costitutivi, tra cui l’assoluta necessità della condotta e l’inevitabilità del pericolo.

La Corte ha precisato che il pericolo di danno grave alla persona, che può includere anche la compromissione del diritto all’abitazione, deve essere attuale e transitorio. Lo stato di necessità non può, quindi, essere invocato per “sopperire alla necessità di reperire un alloggio al fine di risolvere in via definitiva la propria esigenza abitativa”. In altre parole, non può diventare uno strumento per legalizzare una situazione di illegalità permanente, nata da un problema sociale cronico.

La Differenziazione della Pena

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla diversa entità delle pene inflitte, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha validato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente motivato una sanzione più severa per uno dei due ricorrenti. Questa scelta era basata sulla sua “maggiore capacità a delinquere”, desumibile dai precedenti penali. Ciò conferma il principio secondo cui il giudice, nel determinare la pena, deve tenere conto della personalità dell’imputato e del suo passato giudiziario, personalizzando la sanzione in base alla specifica situazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Primo, la genericità del ricorso: i ricorrenti si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. Questo vizio procedurale, secondo l’art. 591 c.p.p., porta all’inammissibilità. Secondo, nel merito, la Corte ribadisce che l’occupazione abusiva è scriminata solo in presenza di un pericolo imminente e non altrimenti evitabile di un grave danno alla persona. L’esigenza abitativa, seppur fondamentale, quando si presenta come una condizione stabile e non come un’emergenza improvvisa, non rientra in questa casistica. La Corte ha inoltre ritenuto legittima la differenziazione della pena, in quanto adeguatamente motivata con riferimento alla diversa pericolosità sociale dei due soggetti, come emerso dai loro precedenti penali.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio chiave: lo stato di necessità è un’ancora di salvezza per situazioni di emergenza eccezionali e temporanee, non una soluzione a problemi sociali strutturali come la mancanza di alloggi. La decisione riafferma la distinzione tra un pericolo imminente e una condizione di bisogno cronica, negando che quest’ultima possa giustificare la violazione permanente del diritto di proprietà. Infine, viene confermata la discrezionalità del giudice nel commisurare la pena alla specifica personalità del reo, valorizzando il principio di individualizzazione del trattamento sanzionatorio.

Quando l’occupazione abusiva di un immobile può essere giustificata dallo stato di necessità?
Secondo la Corte, lo stato di necessità può giustificare l’occupazione solo in relazione a un pericolo attuale, inevitabile e transitorio di un danno grave alla persona, e non per risolvere in via definitiva una propria esigenza abitativa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché generico, ovvero si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già discusse e respinte dal giudice d’appello, senza una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata.

È legittimo che due persone, condannate per lo stesso reato, ricevano pene diverse?
Sì, è legittimo se la differenza è motivata. Nel caso specifico, una pena più severa è stata giustificata dalla maggiore capacità a delinquere di uno dei ricorrenti, desumibile dai suoi precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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