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Stato di necessità: non vale per problemi economici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona condannata per occupazione abusiva di un immobile. La Corte ha ribadito che lo stato di necessità non può essere invocato per risolvere problemi abitativi derivanti da difficoltà economiche, in quanto tale condizione non integra il requisito del ‘pericolo imminente’ richiesto dalla legge.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di necessità: non vale per problemi economici e abitativi

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: lo stato di necessità non può essere invocato per giustificare reati, come l’occupazione abusiva di un immobile, quando la causa scatenante è una condizione di difficoltà economica e abitativa. Questa decisione chiarisce i confini applicativi di una delle più importanti cause di giustificazione previste dal nostro ordinamento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di una persona per aver occupato abusivamente un immobile. La difesa aveva basato il proprio ricorso su due argomenti principali. In primo luogo, si sosteneva che l’azione fosse stata compiuta in stato di necessità, a causa delle precarie condizioni economiche e della conseguente difficoltà a trovare un alloggio. In secondo luogo, si contestava la decisione del giudice di subordinare la sospensione condizionale della pena alla restituzione dell’immobile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la condanna. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei due motivi di impugnazione, respingendoli entrambi per ragioni diverse: il primo perché manifestamente infondato nel merito, il secondo per un vizio procedurale.

Le Motivazioni della Decisione

Limiti dello Stato di Necessità e Difficoltà Economiche

La Corte ha smontato la tesi difensiva basata sullo stato di necessità. I giudici hanno chiarito che, per poter applicare la scriminante prevista dall’art. 54 del codice penale, è indispensabile la presenza di un ‘pericolo imminente’ di un ‘danno grave alla persona’. La condizione di difficoltà economica, per quanto grave, rappresenta una situazione di disagio cronico e non un pericolo attuale e inevitabile nel senso richiesto dalla norma.

La condotta illecita, secondo la Corte, non è stata determinata dalla necessità di sottrarsi a un pericolo imminente, ma dalla volontà di risolvere un problema abitativo strutturale. La giurisprudenza è costante nel ritenere che le esigenze abitative, pur essendo un diritto fondamentale, non possono essere soddisfatte attraverso azioni illegali giustificate da una generica condizione di bisogno economico.

Il Principio del ‘Tantum Devolutum, Quantum Appellatum’

Il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente processuale. La questione relativa alla sospensione condizionale della pena non era mai stata sollevata nel precedente grado di giudizio (in Corte d’Appello). La Cassazione ha quindi applicato il principio ‘tantum devolutum, quantum appellatum’, secondo cui il giudice superiore può pronunciarsi solo sui punti della decisione che sono stati specificamente contestati nell’atto di impugnazione. Introdurre motivi nuovi in Cassazione è una pratica non consentita, poiché tali punti della sentenza precedente sono ormai passati in giudicato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che lo stato di necessità è una causa di giustificazione da interpretare in modo rigoroso: non può essere estesa a situazioni di disagio sociale o economico, che devono trovare soluzione attraverso gli strumenti legali e di welfare previsti dallo Stato. La seconda è di natura processuale e sottolinea l’importanza di articolare in modo completo e tempestivo tutti i motivi di contestazione sin dal primo grado di appello, poiché le omissioni non possono essere sanate davanti alla Corte di Cassazione. La decisione si conclude con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma della reiezione totale delle sue istanze.

La difficoltà economica può giustificare l’occupazione abusiva di un immobile invocando lo stato di necessità?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che lo stato di necessità presuppone un pericolo imminente di un danno grave alla persona, non una condizione di disagio economico o abitativo, che è considerata un problema strutturale e non un pericolo imminente.

Perché il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché la questione (relativa alla subordinazione della sospensione della pena alla restituzione dell’immobile) non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio. In base al principio ‘tantum devolutum, quantum appellatum’, non è possibile introdurre nuovi motivi di doglianza per la prima volta in Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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