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Stato di necessità: non vale per comprare alcol

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che invocava lo stato di necessità per giustificare la propria condotta. La Corte ha stabilito che l’esigenza di rifornirsi di alcol o tabacco, anche in un contesto di dipendenza, non integra i requisiti di indifferibilità e urgenza tipici della scriminante, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità: Non Si Applica per l’Acquisto di Alcol e Tabacco

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini applicativi della scriminante dello stato di necessità, chiarendo che non può essere invocata per giustificare un reato motivato dall’esigenza di acquistare alcol o tabacco. Questa pronuncia offre un importante spunto di riflessione sui requisiti di urgenza e indifferibilità che devono caratterizzare la situazione di pericolo per poter escludere la punibilità.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Basato su Presunte Esigenze Impellenti

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Il ricorrente sosteneva che la sua condotta fosse giustificata da una situazione eccezionale, legata alla necessità di superare problemi di dipendenza da alcol. In particolare, veniva addotta come causa di forza maggiore l’esigenza immediata di rifornirsi di tabacco o di alcol.

La difesa mirava a far riconoscere una situazione riconducibile alla scriminante dello stato di necessità, sostenendo che l’urgenza derivante dalla dipendenza rendesse la condotta non punibile.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile e i Limiti dello Stato di Necessità

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo generico e manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato come le ragioni presentate dall’imputato non fossero idonee a integrare i presupposti della scriminante invocata.

La Corte ha respinto l’argomentazione difensiva, stabilendo che la necessità di procurarsi sostanze come tabacco o alcol non possiede i caratteri di indilazionabilità e urgenza richiesti dalla legge per poter giustificare la commissione di un reato.

Le Motivazioni

Nel dettaglio, la motivazione della Corte si fonda su una valutazione rigorosa dei requisiti dello stato di necessità. I giudici hanno osservato che, sebbene in udienza fosse stata menzionata una problematica di alcol-dipendenza, questa non è stata ritenuta rilevante. Ciò che contava era la natura della necessità immediata indicata dall’imputato, ovvero quella di comprare alcol o sigarette.

Secondo la Suprema Corte, queste esigenze, per quanto possano essere percepite come pressanti dal soggetto, non costituiscono quella situazione di pericolo attuale di un danno grave alla persona, non altrimenti evitabile, che la norma richiede. La condotta illecita, quindi, non era l’unico modo per salvarsi da un pericolo imminente. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: le scriminanti, e in particolare lo stato di necessità, devono essere interpretate restrittivamente per non svuotare di significato le norme penali. La decisione chiarisce che le difficoltà personali o le dipendenze, se non si traducono in un pericolo attuale, grave e inevitabile per la propria o altrui incolumità, non possono giustificare la commissione di reati. Per gli operatori del diritto e i cittadini, ciò significa che l’invocazione di tale giustificazione richiede la prova di circostanze ben più drammatiche e oggettive rispetto al semplice bisogno di soddisfare una dipendenza.

L’esigenza di acquistare alcol o tabacco può configurare uno stato di necessità?
No, secondo l’ordinanza della Corte di Cassazione, l’esigenza di rifornirsi di tabacco o di alcol non integra la situazione di ‘indilazionabilità ed urgenza’ richiesta per poter invocare la scriminante dello stato di necessità.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per genericità e manifesta infondatezza, poiché i motivi addotti, ovvero la necessità di acquistare alcol o tabacco, sono stati ritenuti non idonei a configurare una causa di giustificazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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