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Stato di necessità: non giustifica l’occupazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due persone per occupazione abusiva di un alloggio pubblico. I giudici ribadiscono che lo stato di necessità non si applica per la mera esigenza di trovare casa, ma solo in caso di pericolo attuale di un danno grave alla persona. Viene inoltre confermato il rigetto dei motivi sulla particolare tenuità del fatto e sul bilanciamento delle circostanze.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità e Occupazione Abusiva: Quando l’Esigenza Abitativa Non Basta

L’emergenza abitativa è una realtà sociale complessa che spesso si intreccia con questioni legali delicate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22216/2024) torna a fare chiarezza su un punto fondamentale: l’occupazione abusiva di un immobile pubblico non può essere automaticamente giustificata dallo stato di necessità se questo coincide con la semplice esigenza di trovare un alloggio. Analizziamo insieme la decisione per capire i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Due persone venivano condannate nei gradi di merito per l’occupazione arbitraria di un appartamento di proprietà dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (ATER). Decidendo di contestare la sentenza della Corte d’Appello, proponevano ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali: il mancato riconoscimento dello stato di necessità, l’omessa applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e un vizio di motivazione sul bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e inammissibili, confermando la condanna degli imputati. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa e consolidata dei requisiti necessari per l’applicazione delle cause di giustificazione invocate, ribadendo principi chiave in materia di diritto penale.

Le Motivazioni della Corte sul tema dello Stato di Necessità

L’ordinanza offre spunti di riflessione cruciali, analizzando punto per punto i motivi del ricorso e spiegando perché non potevano essere accolti.

Lo Stato di Necessità non coincide con il Problema Abitativo

Il primo e più significativo motivo di ricorso riguardava l’applicazione dell’art. 54 del codice penale, ovvero lo stato di necessità. I ricorrenti sostenevano che la loro condizione di bisogno abitativo dovesse giustificare l’occupazione dell’immobile. La Cassazione ha respinto con fermezza questa tesi, allineandosi alla sua giurisprudenza costante. I giudici hanno chiarito che la scriminante dello stato di necessità richiede un presupposto molto più stringente: il “pericolo attuale di un danno grave alla persona”.

Questo significa che non basta trovarsi in una generica difficoltà abitativa. È necessario dimostrare l’esistenza di una minaccia imminente e seria all’incolumità fisica o a un altro diritto fondamentale della persona (come la salute), che non può essere risolta in altro modo se non commettendo il reato. La semplice esigenza di reperire un alloggio, per quanto pressante, non integra di per sé questa fattispecie.

La Particolare Tenuità del Fatto e il Bilanciamento delle Circostanze

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. Per quanto riguarda la non punibilità per particolare tenuità del fatto, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero già fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta per escluderla. Infine, la Cassazione ha dichiarato inammissibile la censura relativa al bilanciamento delle circostanze. Questa attività, infatti, rappresenta una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito che non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che non sia palesemente illogica o arbitraria, cosa che nel caso di specie non è stata riscontrata.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame riafferma un principio di diritto di notevole importanza pratica: la difficoltà economica e la ricerca di una casa non sono, da sole, sufficienti a giustificare l’occupazione abusiva di un immobile ai sensi dell’art. 54 c.p. La Corte di Cassazione mantiene una linea rigorosa per evitare che lo stato di necessità diventi uno strumento per legittimare situazioni di illegalità diffusa, pur in contesti di disagio sociale. La decisione sottolinea che le soluzioni ai problemi abitativi devono essere ricercate attraverso i canali legali e gli strumenti di welfare previsti dall’ordinamento, e non attraverso azioni illecite che ledono il diritto di proprietà, in questo caso pubblico.

L’esigenza di trovare un alloggio può giustificare l’occupazione abusiva di un immobile invocando lo stato di necessità?
No. Secondo la costante interpretazione della Corte di Cassazione, la scriminante dello stato di necessità non coincide con la generica esigenza dell’agente di reperire un alloggio e risolvere i propri problemi abitativi.

In quali condizioni lo stato di necessità può essere riconosciuto in caso di occupazione di un immobile?
Può essere riconosciuto solo se ricorre il pericolo attuale di un danno grave alla persona. Ciò significa che deve esistere una minaccia imminente e seria a un diritto fondamentale della persona (come la vita o la salute) che non può essere evitata altrimenti.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sul bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti?
No, non è consentito. Le decisioni relative al bilanciamento tra opposte circostanze sono una valutazione discrezionale del giudice di merito e non possono essere riesaminate dalla Corte di Cassazione, a meno che non siano sorrette da una motivazione sufficiente e non siano frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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