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Stato di necessità: non giustifica l’occupazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5884/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per occupazione abusiva di un immobile. La Corte ha ribadito che lo stato di necessità non può essere invocato per giustificare una condotta stabile e duratura, come l’occupazione di un alloggio popolare, in quanto tale causa di giustificazione copre solo pericoli attuali e transitori e non può essere usata per risolvere esigenze abitative permanenti.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità e Occupazione Abusiva: i Chiarimenti della Cassazione

L’occupazione abusiva di immobili, specialmente di alloggi popolari, solleva spesso complesse questioni legali che si intrecciano con profonde problematiche sociali. Una delle difese più comuni in questi casi è l’invocazione dello stato di necessità, ma quali sono i suoi reali limiti? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 5884 del 2024, offre una risposta chiara, tracciando un confine netto tra emergenza temporanea e soluzione abitativa permanente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda due persone condannate in primo e secondo grado per il reato di invasione di terreni o edifici (artt. 633 e 639 bis c.p.) per aver occupato abusivamente un alloggio di edilizia popolare. I difensori degli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, basando le loro argomentazioni su tre punti principali:

1. La presunta violazione di legge per non aver riconosciuto la causa di giustificazione dello stato di necessità (art. 54 c.p.), sostenendo che l’occupazione fosse l’unico modo per far fronte a una grave esigenza abitativa.
2. La mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p., che prevede la non punibilità per particolare tenuità del fatto.
3. L’omessa concessione delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando integralmente la decisione della Corte di Appello. Gli Ermellini hanno ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati e, in parte, una mera riproposizione di questioni già adeguatamente risolte nei precedenti gradi di giudizio.

Le Motivazioni: i Limiti dello Stato di Necessità nell’Occupazione Abusiva

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi dello stato di necessità. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: questa causa di giustificazione può essere invocata solo in presenza di un pericolo attuale e transitorio, e non per sopperire a esigenze abitative stabili e durature.

Secondo la Corte, lo stato di necessità è concepito per fronteggiare un’emergenza imminente e inevitabile, non per risolvere in via definitiva la propria problematica abitativa. L’edilizia popolare, infatti, è un sistema destinato a soddisfare le esigenze dei non abbienti attraverso procedure pubbliche e regolamentate. Ammettere che lo stato di necessità possa giustificare un’occupazione a tempo indeterminato significherebbe scardinare questo sistema, legittimando un’azione individuale a discapito delle regole e dei diritti di altri cittadini in attesa.

Le Motivazioni: il Rigetto degli Altri Motivi di Ricorso

Anche gli altri motivi di appello sono stati respinti con motivazioni altrettanto nette. La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di negare la particolare tenuità del fatto. Il fattore determinante è stata la protrazione nel tempo della condotta illecita, un elemento che mal si concilia con una valutazione di scarsa offensività del reato.

Allo stesso modo, la richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta sulla base di considerazioni non censurabili in sede di legittimità, legate all’assenza di elementi positivi a favore degli imputati e alle specifiche modalità della condotta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un importante principio di diritto: il bisogno abitativo, per quanto possa essere una reale e grave difficoltà personale, non costituisce una giustificazione per violare la legge occupando stabilmente un immobile altrui, soprattutto se pubblico. La Corte sottolinea che la soluzione alle difficoltà abitative deve essere cercata attraverso i canali legali predisposti dallo Stato, come le graduatorie per l’assegnazione di alloggi popolari. La sentenza serve da monito, chiarendo che la via dell’illegalità, anche se motivata da una situazione di bisogno, non trova tutela nell’ordinamento giuridico e comporta, oltre alla condanna penale, anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

L’occupazione abusiva di un alloggio popolare può essere giustificata dallo stato di necessità?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che lo stato di necessità è applicabile solo per far fronte a un pericolo attuale e transitorio, non per risolvere in via definitiva una propria esigenza abitativa, per la quale esistono procedure pubbliche e regolamentate.

Perché è stata negata la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto che la protrazione della consumazione del reato nel tempo fosse un elemento incompatibile con la particolare tenuità del fatto, indicando una condotta non occasionale ma persistente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della condanna, ma anche la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso ritenuto manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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