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Stato di necessità: non giustifica il furto in casa

Due individui, condannati per tentato furto aggravato in abitazione, hanno fatto ricorso in Cassazione invocando lo stato di necessità dovuto a difficoltà economiche. La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ribadendo un principio consolidato: lo stato di necessità non può essere invocato per giustificare reati contro il patrimonio motivati da indigenza. La Corte ha inoltre specificato che, nel caso di reato tentato, la valutazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità deve basarsi sul danno potenziale che si sarebbe verificato se il crimine fosse stato portato a termine.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità: la Povertà non Giustifica il Tentato Furto in Casa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2910/2024, torna a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza sociale e giuridica: l’applicabilità dell’esimente dello stato di necessità ai reati contro il patrimonio commessi da persone in condizioni di indigenza. La decisione conferma un orientamento consolidato, stabilendo che il bisogno economico non può giustificare un tentato furto in abitazione, e offre importanti chiarimenti sulla valutazione del danno nel reato tentato.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di tentato furto aggravato in abitazione. La Corte di Appello di Roma aveva parzialmente riformato la prima sentenza, riducendo l’entità della pena ma confermando la responsabilità penale degli imputati. Avverso tale decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, articolando diverse censure di natura procedurale e sostanziale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti basavano la loro difesa su tre argomenti principali:

1. Questione di legittimità costituzionale: Si contestava la conformità alla Costituzione di alcune norme introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) che impongono oneri formali specifici per le impugnazioni degli imputati assenti, ritenendole discriminatorie e lesive del diritto di difesa.
2. Violazione di legge per mancato riconoscimento dello stato di necessità: La difesa sosteneva che gli imputati avessero agito spinti da uno stato di necessità, derivante dal bisogno economico e dalla necessità di garantire a sé stessi un sostentamento e un’esistenza dignitosa. Si criticava la Corte di merito per aver escluso a priori tale esimente senza un’analisi concreta del caso.
3. Mancata applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità: Si lamentava il mancato riconoscimento dell’attenuante di cui all’art. 62, n. 4, c.p., sostenendo che il danno effettivo si limitasse ai segni di effrazione sul portone d’ingresso del condominio, quindi di minima entità.

L’Analisi della Corte: lo stato di necessità e le altre censure

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, smontando punto per punto le argomentazioni difensive con motivazioni nette e fondate su principi giuridici consolidati.

Lo Stato di Necessità non si applica per Bisogno Economico

Il cuore della sentenza riguarda il secondo motivo di ricorso. La Cassazione ribadisce con fermezza che l’esimente dello stato di necessità è configurabile solo in presenza di un “pericolo attuale di un danno grave alla persona”. Tale pericolo non può essere identificato con il bisogno economico o lo stato di povertà. L’ordinamento giuridico, infatti, prevede strumenti specifici di assistenza sociale per far fronte alle esigenze delle persone indigenti. Ricorrere ad atti penalmente illeciti, come il furto, non è un mezzo ammissibile per sopperire a tali difficoltà. La Corte ha quindi ritenuto manifestamente infondata la censura, sottolineando che non sussisteva la violazione di legge lamentata.

La Valutazione del Danno nel Reato Tentato

Anche il terzo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Corte ha richiamato il principio, già sancito dalle Sezioni Unite (sent. Zonni, 2013), secondo cui nei reati contro il patrimonio in forma tentata, l’attenuante del danno di speciale tenuità deve essere valutata non solo in base al danno effettivamente prodotto (in questo caso, i graffi sul portone), ma attraverso un “giudizio ipotetico”. Il giudice deve, cioè, considerare quale sarebbe stato il danno patrimoniale per le vittime se il reato fosse stato portato a compimento. Correttamente, quindi, i giudici di merito avevano considerato il potenziale e ingente danno che sarebbe derivato dall’intrusione nelle abitazioni private, escludendo l’applicabilità dell’attenuante.

L’Inammissibilità della Questione di Costituzionalità

Infine, la Corte non è entrata nel merito della questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa. Poiché i ricorsi sono stati ritenuti inammissibili per l’infondatezza manifesta dei motivi sostanziali, la questione procedurale è stata giudicata irrilevante. In altre parole, la decisione di inammissibilità si fondava su ragioni che prescindevano dagli oneri formali contestati, rendendo superfluo l’esame della loro costituzionalità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano su una chiara distinzione tra la tutela della persona e la tutela del patrimonio. L’esimente dello stato di necessità è posta a presidio di beni primari come la vita e l’incolumità fisica, e non può essere estesa a coprire illeciti dettati da difficoltà economiche, per le quali lo Stato predispone altri rimedi. Allo stesso modo, la valutazione del tentativo di reato deve essere realistica e proiettata all’effettivo obiettivo criminale, non limitata ai meri danni collaterali dell’azione interrotta. La decisione di inammissibilità deriva quindi dalla manifesta infondatezza delle tesi difensive, che si scontrano con principi cardine del diritto penale italiano.

Conclusioni

La sentenza 2910/2024 della Corte di Cassazione consolida un importante principio di diritto: la povertà, pur essendo una condizione sociale drammatica, non costituisce una “licenza di delinquere”. Lo stato di necessità rimane una causa di giustificazione eccezionale, applicabile solo a fronte di un pericolo imminente per la persona. Per gli operatori del diritto e i cittadini, questa pronuncia chiarisce i limiti invalicabili tra difficoltà economica e commissione di reati, riaffermando che la tutela del patrimonio è un valore che l’ordinamento protegge, pur riconoscendo l’esistenza di strumenti di welfare per affrontare le situazioni di indigenza.

Il bisogno economico può giustificare un furto invocando lo stato di necessità?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che lo stato di necessità presuppone un pericolo attuale di un danno grave alla persona. Le difficoltà economiche non rientrano in questa categoria, poiché per esse l’ordinamento prevede specifici istituti di assistenza sociale.

Come si calcola il danno per concedere l’attenuante della speciale tenuità in un furto solo tentato?
Nei reati tentati, la valutazione del danno non si limita a quello effettivamente causato (es. i segni di effrazione), ma si basa su un giudizio ipotetico sul danno patrimoniale che le vittime avrebbero subito se il reato fosse stato portato a compimento con successo.

È possibile sollevare questioni di incostituzionalità se il ricorso è comunque infondato nel merito?
No. La Corte ha dichiarato la questione di legittimità costituzionale inammissibile per difetto di rilevanza. Se i motivi di ricorso sono manifestamente infondati nel merito, la Corte non procede all’esame delle questioni procedurali o di costituzionalità, poiché la decisione finale non dipenderebbe da esse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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