Lo Stato di Necessità nel Furto: Quando è Davvero Inevitabile?
L’ordinamento giuridico prevede delle circostanze eccezionali in cui un’azione, che normalmente costituirebbe reato, viene considerata lecita. Una di queste è lo stato di necessità, una causa di giustificazione che suscita da sempre un acceso dibattito, specialmente quando invocata per reati contro il patrimonio come il furto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i rigidi confini applicativi di questo istituto, chiarendo quando la necessità economica può, o non può, giustificare la commissione di un reato.
I Fatti del Caso
Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato sia in primo grado che in appello per due episodi di furto aggravato in abitazione. L’imputato, ritenendo ingiusta la condanna, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidando la sua difesa a un unico, ma cruciale, motivo: il mancato riconoscimento della causa di giustificazione dello stato di necessità.
Il Motivo del Ricorso e lo Stato di Necessità
La tesi difensiva sosteneva che le azioni delittuose fossero state commesse in una condizione di bisogno tale da integrare i presupposti dello stato di necessità. Secondo l’imputato, il furto era l’unico modo per far fronte a un bisogno primario e improcrastinabile, un pericolo attuale di danno grave alla persona derivante dalla sua condizione economica.
La Corte di Appello aveva già respinto questa argomentazione, e la difesa ha tentato di far valere le proprie ragioni davanti ai giudici di legittimità, denunciando un vizio di motivazione nella sentenza impugnata.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione si basa su due pilastri fondamentali: i limiti del sindacato di legittimità e l’assenza di un requisito essenziale per l’applicazione dello stato di necessità.
In primo luogo, la Corte ha ricordato che il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il controllo della Cassazione sul discorso giustificativo di una sentenza è circoscritto alla verifica della coerenza logica e della completezza dell’apparato argomentativo. Non può spingersi fino a verificare la rispondenza della motivazione alle prove acquisite nel processo, come stabilito da una nota sentenza delle Sezioni Unite.
Le Motivazioni: L’Inevitabilità del Pericolo
Entrando nel merito della questione, la Corte ha giudicato la motivazione della Corte di Appello non solo logica, ma anche esaustiva e immune da vizi. Il punto cruciale che ha portato al rigetto della tesi difensiva è la mancanza del requisito dell’inevitabilità del pericolo.
Perché si possa parlare di stato di necessità, il pericolo di un danno grave alla persona deve essere non solo attuale, ma anche inevitabile. Ciò significa che l’autore del fatto non deve avere a disposizione alternative lecite per salvarsi dal pericolo. Nel caso di specie, i giudici hanno evidenziato che l’imputato aveva la possibilità di “rivolgersi ad altri per il sostentamento”. La presenza di alternative lecite, come rivolgersi ai servizi sociali, a enti caritatevoli o ad altre forme di assistenza, esclude in radice la configurabilità dello stato di necessità. La commissione del reato, in questo scenario, non è l’unica via d’uscita possibile, e quindi non è giustificabile.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza: la condizione di indigenza economica, da sola, non è sufficiente a integrare la scriminante dello stato di necessità per giustificare reati contro il patrimonio. È necessario che la situazione di bisogno si traduca in un pericolo attuale e, soprattutto, assolutamente inevitabile con mezzi leciti.
Questa decisione sottolinea la rigidità con cui la legge valuta tale causa di giustificazione, per evitare che possa diventare un pretesto per legittimare condotte illecite. La possibilità, anche solo astratta, di ricorrere a canali di assistenza e supporto sociale fa venire meno il carattere dell’inevitabilità, rendendo la scelta di delinquere una tra le varie opzioni disponibili e non l’unica e necessitata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Commettere un furto per fame è giustificato dallo stato di necessità?
No, secondo questa ordinanza non è automaticamente giustificato. La Corte ha stabilito che lo stato di necessità richiede l’assoluta inevitabilità del pericolo, requisito che manca se la persona ha la possibilità di rivolgersi ad altri (es. servizi sociali, enti di beneficenza) per il proprio sostentamento.
Qual è il limite del controllo della Corte di Cassazione sulla motivazione di una sentenza?
Il controllo della Corte di Cassazione è limitato a verificare l’esistenza di un apparato argomentativo logico e coerente. Non può riesaminare le prove o la loro valutazione, ma solo accertare che la motivazione del giudice di merito sia esente da vizi logici e contraddizioni.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che la Corte non esamina il merito della questione sollevata. Il ricorso viene rigettato in via preliminare perché manifestamente infondato. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12900 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12900 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a GORIZIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 13/07/2023 della CORTE APPELLO di TRIESTE
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Trieste del 13 luglio 2023 che ha confermato la pronunzia del Tribunale cittadino con la quale l’imputato era stato condannato alla pena ritenuta di giustizia per due episodi di furto in abitazione aggravati (artt. 624 bis, 61 n.5 cod. pen.).
Considerato che il primo ed unico motivo – con il quale il ricorrente denunzia vizi di motivazione in ordine al mancato riconoscimento della causa di giustificazione dello stato di necessità – è manifestamente infondato atteso che l’indagine di legittimità sul discorso giustificativo della decisione ha un orizzont circoscritto, dovendo il sindacato demandato alla Corte di cassazione limitarsi, per espressa volontà del legislatore, a riscontrare l’esistenza di un logico apparato argomentativo, senza possibilità di verifica della rispondenza della motivazione alle acquisizioni processuali (Sez. U, n. 47289 del 24/09/2003, COGNOME, Rv. 226074); la motivazione della sentenza impugnata, peraltro, appare sul punto esaustiva e immune da vizi logici (pag. 6 par. 4: manca il requisito della inevitabilità del pericolo alla persona essendo possibile per l’imputato rivolgersi ad altri per il sostentamento).
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13/03/2024