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Stato di necessità e occupazione: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45716/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna condannata per occupazione abusiva di un immobile. La ricorrente invocava lo stato di necessità a causa di precarie condizioni economiche e figli a carico, ma la Corte ha ribadito che questa scriminante è valida solo per un pericolo attuale e transitorio, non per risolvere un’esigenza abitativa stabile e definitiva.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva e Stato di Necessità: Quando è Giustificata?

L’occupazione abusiva di un immobile è un reato, ma cosa accade quando è dettata da una situazione di grave difficoltà economica? Il concetto di stato di necessità è spesso invocato in questi casi, ma la sua applicazione è tutt’altro che automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 45716/2024) ha fornito importanti chiarimenti sui limiti di questa causa di giustificazione, distinguendo tra emergenza temporanea e bisogno abitativo permanente.

I Fatti del Caso: L’Appello contro la Condanna

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava una donna condannata dalla Corte d’Appello di Palermo per l’occupazione abusiva di un immobile. La difesa della donna aveva presentato ricorso in Cassazione basandosi principalmente su due motivi: il mancato riconoscimento dello stato di necessità (art. 54 c.p.) e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La ricorrente sosteneva che le sue precarie condizioni economiche e la presenza di figli a carico configurassero una situazione di necessità tale da giustificare la sua condotta, escludendone la punibilità.

Lo Stato di Necessità e il Diritto all’Abitazione

Lo stato di necessità è una scriminante prevista dal codice penale che rende non punibile un’azione illecita se compiuta per salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona. La giurisprudenza ha da tempo riconosciuto che la compromissione del diritto all’abitazione, tutelato anche a livello costituzionale, può rientrare nel concetto di “danno grave alla persona”.

Tuttavia, per poter invocare con successo questa scriminante, devono ricorrere specifici presupposti:

1. Pericolo Attuale: Il rischio di subire un danno grave deve essere imminente e in corso.
2. Danno Grave alla Persona: Il pericolo deve riguardare diritti fondamentali dell’individuo, come la salute o, appunto, l’abitazione.
3. Inevitabilità: La condotta illecita deve essere l’unico modo per evitare il pericolo.

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire e precisare la portata di questi requisiti nel contesto dell’emergenza abitativa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si concentrano su una distinzione cruciale: quella tra pericolo attuale e transitorio e un’esigenza abitativa di carattere stabile e permanente.

Gli Ermellini hanno stabilito che lo stato di necessità può essere invocato solo in relazione a un pericolo attuale e transitorio. Non può, invece, diventare uno strumento per sopperire in via definitiva alla necessità di trovare un alloggio. In altre parole, la scriminante è concepita per fronteggiare un’emergenza improvvisa e temporanea (es. uno sfratto esecutivo imminente senza alternative immediate), non per risolvere una condizione cronica di difficoltà abitativa.

Nel caso specifico, la difesa non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare l’esistenza di un pericolo con tali caratteristiche, limitandosi a contestare la valutazione dei giudici di merito senza evidenziare errori logici o travisamenti di prove. Di conseguenza, il motivo di ricorso è stato giudicato una mera riproposizione di argomenti di fatto, non ammissibile in sede di legittimità.

Anche il motivo relativo alla particolare tenuità del fatto è stato respinto, in quanto la Corte d’Appello aveva già adeguatamente motivato le ragioni per cui tale istituto non era applicabile al caso di specie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: sebbene il diritto all’abitazione sia un diritto fondamentale, la sua tutela non può avvenire attraverso la compressione indiscriminata del diritto di proprietà altrui. Lo stato di necessità rimane un’ancora di salvezza per situazioni di emergenza reale e imminente, ma non può essere invocato come una giustificazione generalizzata per l’occupazione abusiva di immobili.

Questa pronuncia chiarisce che chi si trova in una situazione di difficoltà abitativa deve percorrere le vie legali e istituzionali previste per l’assegnazione di alloggi popolari o per ottenere sussidi. L’occupazione illegale è ammessa come extrema ratio solo in circostanze eccezionali, temporanee e non altrimenti risolvibili, il cui onere della prova spetta a chi la invoca.

L’occupazione abusiva di un immobile può essere giustificata dallo stato di necessità?
Sì, ma solo a condizioni molto rigorose. La giurisprudenza ammette che l’occupazione possa essere scriminata se serve a fronteggiare un pericolo attuale e transitorio di un danno grave alla persona, come la perdita dell’abitazione.

Quali sono le condizioni per invocare lo stato di necessità in caso di occupazione?
Devono sussistere contemporaneamente tre elementi: l’assoluta necessità della condotta (l’occupazione deve essere l’unica soluzione possibile), l’inevitabilità del pericolo (il danno non può essere evitato in altro modo) e la natura attuale e transitoria del pericolo stesso.

Lo stato di necessità può essere usato per risolvere in via definitiva un problema abitativo?
No. La Corte di Cassazione, basandosi su un orientamento consolidato, ha chiarito che questa scriminante non può essere utilizzata per sopperire alla necessità strutturale di reperire un alloggio, ma solo per far fronte a un’emergenza temporanea e non a un’esigenza abitativa permanente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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