LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Stato di necessità abitativo: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di due persone condannate per occupazione abusiva di un immobile. Gli imputati avevano invocato lo stato di necessità abitativo come giustificazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non può rivalutare le prove e che lo stato di necessità è applicabile solo a pericoli attuali e transitori, non per risolvere in via definitiva un problema di alloggio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di Necessità Abitativo: la Cassazione chiarisce i limiti della scriminante

L’emergenza abitativa è una questione sociale complessa, che talvolta si intreccia con il diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti dello stato di necessità abitativo, una causa di giustificazione spesso invocata da chi occupa abusivamente un immobile per far fronte a un bisogno primario. Vediamo nel dettaglio la decisione della Corte e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Due persone, condannate in appello per il reato di invasione di edifici (art. 633 del codice penale), hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La loro difesa si basava principalmente su due argomenti: un’errata valutazione dei fatti da parte dei giudici di merito (il cosiddetto “travisamento del fatto”) e la sussistenza di una causa di giustificazione, ovvero lo stato di necessità, che avrebbe reso lecita la loro condotta.

La decisione della Corte sul travisamento del fatto e lo stato di necessità abitativo

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati e, in parte, inammissibili.

Per quanto riguarda il “travisamento del fatto”, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si possono rivalutare le prove. Il suo compito è verificare la correttezza logica e giuridica della sentenza impugnata, non sostituire la propria interpretazione dei fatti a quella dei giudici di merito. Pertanto, il tentativo di proporre una ricostruzione alternativa delle vicende è stato dichiarato inammissibile.

Il punto centrale della decisione, tuttavia, riguarda l’analisi dello stato di necessità abitativo. Gli imputati sostenevano che la loro occupazione fosse giustificata dalla necessità di trovare un alloggio. La Corte ha respinto questa tesi, definendola “manifestamente infondata”.

Le Motivazioni

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza per spiegare perché lo stato di necessità non fosse applicabile al caso concreto. La scriminante prevista dall’art. 54 del codice penale richiede la presenza di un pericolo attuale e inevitabile di un danno grave alla persona. Sebbene il diritto all’abitazione sia un diritto fondamentale della persona, la sua lesione può integrare lo stato di necessità solo a condizioni molto precise.

In particolare, l’occupazione abusiva è giustificata solo quando serve a fronteggiare un pericolo transitorio. Non può, invece, essere utilizzata come uno strumento per risolvere in via definitiva la propria esigenza abitativa. La legge, infatti, prevede altri strumenti di tutela sociale per far fronte a tale bisogno. La condotta illecita, quindi, è scusabile solo se rappresenta l’unica via per evitare un danno imminente e per un periodo di tempo limitato, e non per sopperire a una necessità strutturale di alloggio.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione riafferma un principio cruciale: lo stato di necessità non è un “passe-partout” per sanare situazioni di illegalità protratte nel tempo. Sebbene il diritto all’abitazione sia tutelato, la sua protezione non può avvenire attraverso la lesione permanente del diritto di proprietà altrui. La scriminante opera solo in situazioni di emergenza eccezionali, attuali e temporanee, che non lasciano al soggetto altra scelta per salvarsi da un danno grave. Per le difficoltà abitative stabili, la risposta deve essere cercata nelle politiche sociali e negli strumenti legali predisposti dallo Stato, non nell’azione individuale illecita.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito. Il suo ruolo è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito della ricostruzione dei fatti.

L’occupazione abusiva di un immobile è sempre giustificata dallo stato di necessità abitativo?
No. Secondo la Cassazione, lo stato di necessità abitativo può giustificare l’occupazione solo se esiste un pericolo attuale, transitorio e inevitabile di un danno grave alla persona. Non può essere invocato per risolvere in via definitiva la propria esigenza di alloggio.

Quali sono i requisiti per invocare lo stato di necessità come causa di giustificazione?
Devono sussistere, per tutta la durata della condotta illecita, l’assoluta necessità della stessa e l’inevitabilità del pericolo di un danno grave alla persona. Il pericolo non deve essere stato causato volontariamente e non deve essere altrimenti evitabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati