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Stato di ebbrezza sintomatico: prova senza etilometro

La Cassazione conferma la condanna per guida in stato di ebbrezza basata su prove testimoniali. Anche senza un test alcolemico valido, lo stato di ebbrezza sintomatico, desunto da elementi come stato confusionale e odore di alcol, può bastare a provare il superamento della soglia più grave di 1,50 g/l.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stato di ebbrezza sintomatico: la parola dei testimoni può bastare

È possibile essere condannati per guida in stato di ebbrezza, anche nella sua forma più grave, senza un etilometro o un esame del sangue valido? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20763/2024, torna a occuparsi del valore dello stato di ebbrezza sintomatico, chiarendo come le testimonianze degli agenti e le circostanze di fatto possano essere sufficienti a fondare una condanna, anche in assenza di prove tecniche.

I fatti del caso: una condanna senza test alcolemico valido

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente stradale. Il tasso alcolemico riscontrato in ospedale era eccezionalmente alto (3,69 g/l), ben al di sopra della soglia massima di 1,50 g/l prevista dall’art. 186 del Codice della Strada.

Tuttavia, nel corso del processo, emergeva un vizio procedurale: l’accertamento tecnico era stato eseguito senza che all’indagato fosse stato dato l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore. Questo ha reso l’esame del sangue processualmente “inutilizzabile”.

Nonostante l’inutilizzabilità della prova regina, i giudici di merito confermavano la condanna, basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni degli agenti intervenuti. Essi avevano descritto una situazione inequivocabile: l’automobilista era in uno stato quasi comatoso, manifestava un forte odore di alcol, era incapace di controllare il veicolo (aveva urtato il marciapiede) e non rispondeva alle domande. La difesa, quindi, ricorreva in Cassazione, sostenendo che, in assenza di dati tecnici, non fosse possibile stabilire con certezza il superamento della soglia penale più grave.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in via definitiva la condanna inflitta dalla Corte d’Appello. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi: uno di natura processuale e uno di merito, che ribadisce un principio consolidato in giurisprudenza.

Le motivazioni: il valore dello stato di ebbrezza sintomatico

Il cuore della sentenza risiede nella valutazione della prova dello stato di ebbrezza. La Corte chiarisce che l’assenza di un valido esame alcolimetrico non preclude al giudice la possibilità di accertare il reato e la sua gravità.

La genericità del ricorso

In primo luogo, la Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni di quella decisione. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione dei motivi d’appello, ma deve individuare specifici vizi di legittimità nella sentenza impugnata.

La prova dello stato di ebbrezza oltre soglia

Nel merito, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’accertamento strumentale non è una prova legale esclusiva. Il giudice può trarre il proprio convincimento sulla sussistenza dello stato di ebbrezza da elementi sintomatici e obiettivi, per tutte le fasce di gravità previste dalla legge, a condizione che la sua motivazione sia logica e congrua.

Nel caso specifico, gli elementi raccolti erano talmente evidenti e gravi da rendere palese non solo la condizione di ebbrezza, ma anche il superamento della soglia più alta (1,50 g/l). Lo stato confusionale, l’incapacità assoluta di controllare il veicolo e di interagire con gli agenti, uniti al forte odore di alcol, sono stati considerati indicatori inequivocabili di un’assunzione di bevande alcoliche assai elevata, logicamente riconducibile alla fattispecie più grave contestata.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa pronuncia conferma che la strategia difensiva basata unicamente sull’invalidare la prova tecnica (etilometro o esame del sangue) può non essere sufficiente a evitare una condanna per guida in stato di ebbrezza. Se le circostanze di fatto e le testimonianze descrivono una condizione di alterazione manifesta e grave, il giudice può legittimamente fondare la sua decisione su tali elementi sintomatici. Per gli automobilisti, ciò significa che la responsabilità penale può essere accertata anche sulla base del comportamento tenuto e delle condizioni palesi, che diventano prova a tutti gli effetti nel processo penale.

È possibile essere condannati per guida in stato di ebbrezza senza un etilometro o un esame del sangue valido?
Sì. Secondo la sentenza, il giudice può accertare lo stato di ebbrezza basandosi su elementi sintomatici e obiettivi (come forte odore di alcol, stato confusionale, incapacità di controllare il veicolo), anche se la prova tecnica non è disponibile o è stata dichiarata inutilizzabile.

Le sole testimonianze degli agenti possono provare il superamento della soglia più grave di 1,50 g/l?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, qualora gli elementi sintomatici siano particolarmente gravi e univoci (es. stato quasi comatoso, assoluta incapacità di rispondere e di guidare), il giudice può logicamente desumere che il tasso alcolemico fosse superiore alla soglia più alta prevista dalla legge, fornendo una motivazione adeguata.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché riproponeva in modo generico le stesse censure già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Questo tipo di ricorso è considerato un tentativo di riesaminare i fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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