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Stampa regime 41-bis: legittima la limitazione

Un detenuto sottoposto al regime speciale ha contestato il divieto di ricevere la stampa locale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la limitazione della stampa nel regime 41-bis è legittima se basata sulla pericolosità attuale del soggetto e sui suoi collegamenti con organizzazioni criminali operanti a livello nazionale, al fine di prevenire comunicazioni illecite.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stampa Regime 41-bis: Quando è Legittima la Restrizione alla Stampa Locale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 318/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato: i limiti al diritto di informazione per i detenuti. Il caso riguarda la legittimità di un provvedimento che vieta a un detenuto in regime speciale di ricevere quotidiani e riviste locali. L’analisi della stampa nel regime 41-bis è cruciale per bilanciare i diritti fondamentali del detenuto con le esigenze di sicurezza pubblica.

Il Caso: Divieto di Stampa Locale per un Detenuto al 41-bis

Un detenuto, ritenuto ai vertici di una potente organizzazione criminale di stampo mafioso, si è visto inibire la ricezione di quotidiani, giornali e stampa locale non nazionale per un periodo di tre mesi. Il provvedimento era stato emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, che aveva motivato la decisione sulla base della perdurante pericolosità del soggetto e del suo ruolo apicale all’interno del clan, tuttora operativo.

Il difensore del detenuto ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la limitazione fosse basata su motivazioni generiche e congetturali, fondate su fatti pregressi già utilizzati per l’applicazione del regime del 41-bis. Inoltre, lamentava che il provvedimento non specificasse nemmeno la provenienza regionale della stampa vietata, rendendo il divieto eccessivamente ampio.

La Decisione della Cassazione sul Regime 41-bis e la Stampa

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Ha stabilito che il provvedimento restrittivo era pienamente legittimo e motivato in modo adeguato. Secondo i giudici, la limitazione all’accesso alla stampa nel regime 41-bis non viola i diritti del detenuto se è fondata su un pericolo concreto e attuale per la sicurezza pubblica.

La decisione si allinea a precedenti orientamenti giurisprudenziali, inclusa una pronuncia della Corte Costituzionale, che riconoscono la legittimità di tali restrizioni per impedire l’esercizio elusivo di comunicazioni tra il detenuto e l’organizzazione criminale esterna.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nell’attualità dei collegamenti del detenuto con la struttura criminale. La Corte ha sottolineato come il soggetto non avesse mai dismesso il suo ruolo di vertice in un’associazione mafiosa pienamente operativa e radicata su più territori.

I giudici hanno spiegato che la motivazione non era astratta, ma basata su un pericolo specifico. Il detenuto, infatti, condivide momenti di socialità con altri carcerati provenienti da tutta Italia, potenzialmente appartenenti a organizzazioni criminali collegate alla sua. Poiché le ‘ndrine sono notoriamente attive su tutto il territorio nazionale, un divieto generalizzato alla stampa locale, senza specificare la provenienza geografica, è giustificato proprio per recidere ogni potenziale canale di informazione e comunicazione con l’esterno.

La Corte ha concluso che il provvedimento non determina un’ingiustificata compressione del diritto all’informazione, ma rappresenta uno strumento necessario a tutela della sicurezza pubblica, impedendo che la stampa locale diventi un veicolo per messaggi cifrati o informazioni strategiche.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nell’ambito dell’ordinamento penitenziario: i diritti dei detenuti, sebbene fondamentali, non sono assoluti e possono essere limitati per superiori esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Nel contesto del regime 41-bis, la prevenzione dei contatti con le organizzazioni criminali è prioritaria. La decisione chiarisce che una restrizione, anche ampia come il divieto di tutta la stampa locale, è legittima a condizione che sia sorretta da una motivazione solida, concreta e legata a un pericolo attuale, e non a una mera presunzione basata sul passato criminale del soggetto.

È legittimo limitare la ricezione della stampa per un detenuto in regime 41-bis?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è legittimo limitare la ricezione di quotidiani e riviste locali quando tale misura è giustificata da esigenze di tutela della sicurezza pubblica, per impedire l’esercizio elusivo di comunicazioni con l’organizzazione criminale di appartenenza.

La motivazione della restrizione può basarsi solo sulla pericolosità passata del detenuto?
No, il provvedimento deve fondarsi sull’attualità dei collegamenti del detenuto con le strutture criminali e su un pericolo effettivo e specifico. La semplice gravità dei reati passati, già usata per applicare il 41-bis, non è sufficiente da sola a giustificare ulteriori restrizioni.

Il divieto di ricevere la stampa locale deve specificare la provenienza geografica dei giornali?
Non necessariamente. Secondo la sentenza, anche un’inibizione ‘generalizzata’ a tutta la stampa locale, a prescindere dalla provenienza, può essere giustificata se la necessità è adeguatamente motivata, come nel caso di organizzazioni criminali attive su tutto il territorio nazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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