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Stampa clandestina: sequestro online legittimo

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che revocava il sequestro di un quotidiano online. Il reato contestato era quello di stampa clandestina, poiché il direttore, pur essendo pubblicamente noto, non era più iscritto all’albo dei giornalisti. La Corte ha stabilito che la mancanza di un direttore responsabile legalmente qualificato è un requisito fondamentale, la cui assenza giustifica il sequestro preventivo per impedire la prosecuzione del reato, ritenendo la misura proporzionata e necessaria.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stampa clandestina online: il sequestro è legittimo senza direttore responsabile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1519/2024, ha affrontato un caso cruciale per il giornalismo digitale, stabilendo un principio netto in materia di stampa clandestina. La vicenda riguarda il sequestro di un quotidiano online il cui direttore, pur agendo pubblicamente, era stato cancellato dall’albo dei giornalisti. La Suprema Corte ha annullato la decisione del Tribunale del Riesame che aveva revocato il sequestro, riaffermando che l’assenza di un direttore responsabile legalmente qualificato integra il reato e rende la misura cautelare del sequestro pienamente legittima e proporzionata.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un’indagine a carico del direttore di un quotidiano online, accusato di esercizio abusivo della professione giornalistica e del reato di stampa clandestina. L’indagato, cancellato per dimissioni dall’albo dei giornalisti, aveva continuato a dirigere la testata. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo del quotidiano online e delle relative pagine social per impedire la prosecuzione dell’attività illecita.

Successivamente, il Tribunale del Riesame, pur riconoscendo l’esistenza dei presupposti del reato (fumus boni iuris) e il pericolo di reiterazione (periculum in mora), aveva revocato il sequestro. La motivazione si basava sul principio di proporzionalità, ritenendo la misura eccessiva in considerazione di vari elementi: la testata produceva anche informazione non diffamatoria, l’indagato possedeva i requisiti per una nuova iscrizione all’albo, e la sua identità come direttore non era affatto occulta.

La Decisione della Cassazione sulla Stampa Clandestina

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la revoca del sequestro e rinviando il caso a un nuovo giudizio. Il punto centrale della decisione è che il principio di proporzionalità, sebbene applicabile alle misure cautelari reali, non può spingersi fino a disapplicare la legge quando i suoi presupposti sono integrati.

La Corte ha chiarito che l’obiettivo della normativa sulla stampa non è sanzionare, ma garantire l’esistenza di una figura che si assuma la responsabilità legale dei contenuti pubblicati. Questa figura, per legge, deve essere un direttore iscritto all’albo dei giornalisti.

Le Motivazioni

La Cassazione ha smontato punto per punto le argomentazioni del Tribunale del Riesame, definendole ‘inconferenti’. In particolare:

1. Irrilevanza della ‘non clandestinità’ del direttore: Il fatto che l’identità del direttore fosse nota a tutti è irrilevante. Il carattere clandestino della stampa, secondo la legge, non deriva dal nascondere l’identità, ma dal ‘deficit di assunzione di responsabilità’ che si verifica quando manca una figura con i requisiti legali per ricoprire quel ruolo. La spontanea assunzione di responsabilità da parte dell’indagato non può sostituire la garanzia offerta dall’iscrizione all’Ordine professionale.

2. Focus sull’obiettivo della norma: La legge sulla stampa, in linea con i principi costituzionali (art. 27 Cost.), mira a impedire che l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero avvenga senza una chiara e verificabile assunzione di responsabilità. Valutazioni sulla qualità dei contenuti (se diffamatori o meno) o sulla condotta personale dell’indagato sono estranee a questo specifico obiettivo di tutela.

3. Proporzionalità e Sequestro: Il sequestro preventivo, in questo contesto, è l’unica misura idonea a impedire la continuazione del reato. Non si tratta di valutare la gravità della pena o l’offensività della condotta in astratto, ma di interrompere un’attività che si svolge al di fuori delle regole stabilite a presidio della responsabilità editoriale. La misura non è sproporzionata perché è direttamente funzionale a ripristinare la legalità.

Conclusioni

La sentenza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale per chiunque operi nel campo dell’editoria digitale: la figura del direttore responsabile, iscritto all’albo dei giornalisti, non è una mera formalità. La sua assenza qualifica la testata come stampa clandestina, legittimando il sequestro preventivo come misura necessaria per interrompere l’illecito. Il principio di proporzionalità non può essere invocato per giustificare la continuazione di un’attività che viola le norme poste a garanzia della responsabilità nell’informazione.

Quando un giornale online è considerato stampa clandestina?
Un giornale, anche online, è considerato stampa clandestina quando non rispetta i requisiti imposti dalla legge sulla stampa, in particolare quando è privo di un direttore responsabile iscritto all’albo dei giornalisti. La sola registrazione della testata in tribunale non è sufficiente se manca questa figura legalmente qualificata.

Il sequestro di un giornale online è sempre una misura proporzionata se manca il direttore responsabile?
Sì, secondo questa sentenza. Una volta accertata l’assenza di un direttore responsabile iscritto all’albo, che configura il reato di stampa clandestina, il sequestro preventivo finalizzato a impedire la continuazione del reato è considerato una misura proporzionata e necessaria, poiché persegue un obiettivo previsto dalla stessa Costituzione.

La pubblicazione di informazione corretta e non diffamatoria può evitare il sequestro per stampa clandestina?
No. La qualità o il contenuto degli articoli pubblicati sono irrilevanti per la configurazione del reato di stampa clandestina. L’illecito non riguarda il contenuto, ma la struttura organizzativa della testata e la mancanza di una figura che si assuma legalmente la responsabilità secondo le norme vigenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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