LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Stalking condominiale: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due condomini condannati per stalking condominiale ai danni dei loro vicini. La Corte ha stabilito che il ricorso era una mera riproposizione di motivi già respinti in appello e mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. È stato ribadito che l’eventuale reciprocità delle condotte non esclude il reato di atti persecutori.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stalking Condominiale: La Cassazione Dichiara l’Inammissibilità del Ricorso

Il fenomeno dello stalking condominiale rappresenta una delle fattispecie più delicate e complesse da affrontare nelle aule di giustizia. Spesso, le condotte persecutorie si inseriscono in un contesto di pregressa e reciproca conflittualità tra vicini, rendendo difficile delineare i confini tra un semplice litigio e un vero e proprio reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto processuale cruciale: i limiti del ricorso in sede di legittimità quando la condanna per atti persecutori è già stata confermata in appello.

I Fatti del Caso: Conflitti tra Vicini e Atti Persecutori

La vicenda giudiziaria ha origine da una serie di atti persecutori aggravati commessi da due condomini ai danni dei loro vicini di casa. Le vittime, esasperate dalle continue vessazioni, si erano costituite parti civili nel processo. La Corte d’Appello di Torino, confermando la sentenza di primo grado, aveva ritenuto i due imputati penalmente responsabili per il reato contestato. La condanna si basava su un solido compendio probatorio, che includeva le dichiarazioni puntuali e non astiose delle parti civili, corroborate dalle testimonianze di altri residenti del condominio.

La Difesa degli Imputati e il Ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, basandolo su un unico motivo. Essi sostenevano che i giudici di merito non avessero valutato correttamente il contesto generale di ampia conflittualità condominiale, caratterizzato da una presunta reciprocità delle condotte. Secondo la difesa, gli episodi contestati dovevano essere letti all’interno di questa cornice di dissidi, che includeva anche contenziosi civili. Un punto specifico di contestazione riguardava l’installazione di una telecamera, la cui visuale, orientata verso la porta delle vittime, permetteva un controllo costante dei loro movimenti.

Le Motivazioni della Suprema Corte sullo stalking condominiale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni difensive. La decisione si fonda su principi procedurali e sostanziali di grande rilevanza.

In primo luogo, i giudici hanno qualificato il motivo di ricorso come una mera reiterazione di censure già proposte e congruamente respinte dalla Corte territoriale. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito, in sede di legittimità, è verificare la corretta applicazione della legge e l’assenza di vizi manifesti di logicità nella motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, il ragionamento dei giudici d’appello è stato ritenuto logico e coerente.

La Reciprocità delle Condotte non Esclude il Reato

Un punto fondamentale chiarito dalla Corte è che un’ipotetica reciprocità delle condotte non fa venir meno il delitto di stalking condominiale. Anche se la vittima avesse, a sua volta, tenuto comportamenti ostili, ciò non giustifica né esclude la rilevanza penale degli atti persecutori subiti. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato la prova sia degli episodi contestati sia delle conseguenze dannose che ne erano derivate, a prescindere dal clima di generale conflittualità.

Le Conclusioni: Quando un Ricorso è un Inutile Tentativo di Terzo Grado

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un pretesto per ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove. Se la motivazione della sentenza d’appello è logica, coerente e completa, non è possibile chiedere alla Suprema Corte di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. La decisione consolida l’orientamento secondo cui, nel contesto dello stalking condominiale, la prova del reato e delle sue conseguenze dannose, una volta accertata con motivazione adeguata nei gradi di merito, non può essere rimessa in discussione con argomenti puramente fattuali. Il ricorso deve, invece, evidenziare specifici errori di diritto o vizi logici macroscopici, elementi che nel caso esaminato erano del tutto assenti.

Se anche la vittima ha tenuto comportamenti ostili, il reato di stalking condominiale viene meno?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che un’ipotetica reciprocità delle condotte non fa venir meno il delitto contestato. L’eventuale ostilità della vittima non giustifica né elimina la rilevanza penale degli atti persecutori.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come le testimonianze?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può procedere a una rinnovata valutazione delle prove se il ragionamento seguito dal giudice precedente è privo di manifesti vizi di logicità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era una semplice reiterazione di motivi già esaminati e respinti in modo logico dalla Corte d’Appello e perché pretendeva una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati