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Specificità motivi appello: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di inammissibilità di un appello per difetto di specificità dei motivi. L’imputato, condannato per spaccio di stupefacenti, aveva contestato la severità della pena in modo generico, senza confrontarsi con le motivazioni del giudice di primo grado che tenevano conto dei precedenti penali e della quantità della sostanza. La sentenza ribadisce che la specificità dei motivi di appello è un requisito fondamentale per evitare impugnazioni meramente dilatorie.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specificità dei motivi di appello: perché un ricorso generico è destinato a fallire

Nel sistema processuale penale, l’impugnazione di una sentenza non è un atto da prendere alla leggera. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 16687/2025 ce lo ricorda, sottolineando un principio cardine: la specificità dei motivi di appello. Senza motivazioni chiare, dettagliate e pertinenti, l’appello rischia di essere dichiarato inammissibile prima ancora di essere discusso nel merito. Analizziamo questa decisione per capire perché la genericità è nemica di una difesa efficace.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione e 1000 euro di multa per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti (nello specifico, 99,7 grammi di hashish). L’imputato decideva di presentare appello, contestando la decisione del primo giudice.

Tuttavia, la Corte d’Appello di Torino dichiarava l’atto inammissibile per ‘difetto di specificità intrinseca ed estrinseca’. In altre parole, i motivi presentati dall’appellante erano stati ritenuti troppo vaghi e generici.

L’imputato non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un errore. A suo dire, l’appello non era affatto generico, ma criticava in modo puntuale l’eccessiva severità della pena (pari al triplo del minimo previsto dalla legge), evidenziando il suo buon comportamento processuale. Secondo la difesa, il giudice d’appello non aveva valutato la specificità dei motivi, ma era entrato nel merito, anticipando un giudizio di infondatezza basato sui precedenti penali dell’imputato e sulla quantità non minima di droga.

La Decisione della Corte e la Specificità dei Motivi di Appello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’. La decisione si basa su un principio consolidato nella giurisprudenza: un atto di appello, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica al provvedimento impugnato.

Non è sufficiente, come ha fatto l’imputato, limitarsi a lamentare la ‘gravosità della pena’ o l’eccessivo rigore del trattamento sanzionatorio. È necessario confrontarsi punto per punto con le ragioni che hanno portato il primo giudice a quella determinata conclusione. Nel caso specifico, il giudice di primo grado aveva motivato la pena tenendo conto di elementi precisi: i precedenti penali dell’imputato e il quantitativo non trascurabile di stupefacente. L’appello, per essere specifico, avrebbe dovuto contestare e confutare proprio quell’apparato argomentativo, spiegando perché, nonostante quei precedenti e quel quantitativo, la pena fosse comunque sproporzionata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha ribadito che la specificità dei motivi di appello non è un mero formalismo. Serve a delimitare con precisione l’oggetto del giudizio di secondo grado, evitando impugnazioni generiche o puramente dilatorie. L’appellante ha l’onere di indicare con chiarezza le ragioni di fatto e di diritto su cui si fondano le sue censure. Deve, in sostanza, instaurare un dialogo critico con la sentenza di primo grado, non limitarsi a riproporre astratte lamentele.

La Corte ha chiarito che, quando i motivi si limitano a reiterare ‘possibili ed astratte spiegazioni della condotta’ già esaminate e respinte dal primo giudice, senza aggiungere nuovi elementi critici, l’appello è inammissibile per genericità. Pertanto, la Corte d’Appello aveva agito correttamente nel dichiarare l’inammissibilità, poiché l’atto presentato dalla difesa non possedeva il livello minimo di specificità richiesto dalla legge (art. 581 c.p.p.).

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. La preparazione di un atto di appello richiede un’analisi approfondita e critica della sentenza di primo grado. Le doglianze devono essere articolate e supportate da argomenti specifici che mettano in discussione le fondamenta logico-giuridiche della decisione impugnata. Una critica generica, che non si confronta con il ragionamento del giudice, non solo è inefficace, ma porta a una declaratoria di inammissibilità che preclude l’esame nel merito della questione, con una conseguente perdita di tempo e risorse.

Quando un atto di appello viene considerato generico e quindi inammissibile?
Un atto di appello è considerato generico quando si limita a contestare genericamente la decisione impugnata, senza indicare con chiarezza le ragioni di fatto e di diritto su cui si fondano le censure e senza confrontarsi specificamente con l’apparato argomentativo del giudice che ha emesso la sentenza.

È sufficiente lamentare la severità della pena per un appello valido?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, lamentare semplicemente la ‘gravosità’ o l’eccessivo rigore della pena non basta. È necessario confutare le ragioni specifiche addotte dal giudice di primo grado per giustificare quella determinata pena, come ad esempio i precedenti penali o la gravità del fatto.

Perché la specificità dei motivi di appello è un requisito così importante?
È importante per delimitare con precisione l’oggetto del giudizio di secondo grado e per evitare impugnazioni meramente dilatorie. Costringe l’appellante a formulare una critica argomentata, garantendo che il processo di appello sia un riesame mirato e non una ripetizione generica del primo grado di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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