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Specificità motivi appello: Cassazione annulla inammissibilità

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di una Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un ricorso per genericità. La sentenza ribadisce il principio fondamentale sulla specificità dei motivi di appello: il giudice di secondo grado non può respingere un appello come inammissibile solo perché lo ritiene infondato nel merito. Deve invece procedere all’esame della causa se l’atto di impugnazione contiene critiche puntuali alla sentenza di primo grado. Il caso riguardava un uomo condannato per furto in una sagrestia.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specificità motivi appello: Cassazione annulla inammissibilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24583 del 2025, ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedura penale: la netta distinzione tra inammissibilità e infondatezza dell’appello. La Suprema Corte ha chiarito che il requisito della specificità dei motivi di appello non può essere confuso con una valutazione anticipata del merito, annullando una decisione che aveva sbarrato la strada a un riesame della condanna.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Rimini per il reato di furto aggravato (art. 624-bis c.p.), commesso all’interno della sagrestia di una chiesa. L’imputato era stato ritenuto responsabile del furto di un telefono cellulare, identificato principalmente grazie a una comparazione antropometrica effettuata dai Carabinieri su filmati di videosorveglianza.

Contro la sentenza di primo grado, la difesa aveva proposto appello, contestando diversi punti: l’attribuzione del fatto all’imputato, la qualificazione della sagrestia come luogo di privata dimora e il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante.

La Decisione della Corte d’Appello e la questione della specificità dei motivi

La Corte d’Appello di Bologna, tuttavia, aveva dichiarato l’appello inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, i motivi erano generici e privi della necessaria specificità per contrastare le argomentazioni della sentenza impugnata. In particolare, la Corte territoriale aveva ritenuto che la difesa non avesse mosso critiche serie e puntuali agli esiti della comparazione antropometrica, elemento chiave dell’accusa.

Questa decisione si basava sull’idea che l’appellante non avesse adeguatamente ‘dialogato’ con la sentenza di primo grado, limitandosi a riproporre questioni già esaminate e respinte.

Il Ricorso in Cassazione e l’Analisi della Suprema Corte

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando che la Corte d’Appello fosse entrata indebitamente nel merito della vicenda, mascherando una valutazione di infondatezza sotto le spoglie di una declaratoria di inammissibilità. La difesa ha sostenuto che i motivi di appello erano, al contrario, specifici: contestavano il coinvolgimento dell’imputato, proponevano una diversa qualificazione giuridica del fatto e argomentavano la richiesta di un’attenuante.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla specificità dei motivi di appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno colto l’occasione per fare chiarezza sui requisiti di specificità dei motivi di appello, anche alla luce delle modifiche introdotte dalla cosiddetta riforma ‘Cartabia’ (d.lgs. n. 150/2022) all’art. 581 del codice di procedura penale.

Il punto centrale della decisione è il seguente: il giudice d’appello può dichiarare l’inammissibilità quando i motivi sono generici, cioè non si confrontano criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Non può, invece, dichiarare l’inammissibilità quando ritiene che i motivi, sebbene specifici, siano palesemente infondati. Questa seconda valutazione attiene al merito del giudizio e deve portare a una sentenza di rigetto, non a una declaratoria di inammissibilità.

La Corte ha spiegato che l’appello è un’impugnazione devolutiva che mira a un controllo sulla decisione di primo grado. L’appellante ha l’onere di indicare con precisione i punti e le ragioni del suo dissenso, ma una volta assolto tale onere, ha diritto a una rivalutazione nel merito. Nel caso di specie, l’atto di appello aveva sollevato critiche puntuali, idonee a sollecitare un nuovo esercizio dei poteri di valutazione da parte della Corte territoriale. Di conseguenza, dichiarare l’inammissibilità ha costituito una violazione del diritto di difesa.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di secondo grado. La distinzione tra un motivo ‘generico’ e un motivo ‘infondato’ è netta e non può essere elusa. Un appello che critica in modo argomentato le conclusioni del primo giudice, anche se appare debole o destinato al fallimento, deve essere esaminato nel merito. La declaratoria di inammissibilità è una sanzione processuale riservata solo ai casi in cui l’atto di impugnazione non adempie alla sua funzione critica, risultando vago o astratto. Annullando con rinvio la decisione, la Cassazione ha ripristinato il diritto dell’imputato a un pieno giudizio di secondo grado.

Quando un motivo di appello può essere considerato ‘specifico’ secondo la Cassazione?
Un motivo di appello è specifico quando enuncia in forma puntuale ed esplicita i rilievi critici in relazione alle ragioni di fatto o di diritto espresse nel provvedimento impugnato. Deve esserci un confronto diretto e argomentato con la motivazione della sentenza di primo grado.

La Corte d’Appello può dichiarare un appello inammissibile se ritiene i motivi manifestamente infondati?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la valutazione della manifesta infondatezza dei motivi non rientra tra le cause di inammissibilità dell’appello, a differenza di quanto previsto per il ricorso per cassazione. Se i motivi sono specifici, anche se appaiono infondati, il giudice deve entrare nel merito e decidere con una sentenza di rigetto o di accoglimento.

Qual è la funzione del giudizio di appello penale ribadita da questa sentenza?
La sentenza ribadisce che il giudizio di appello non è un nuovo processo da zero, ma uno strumento di controllo su punti e ragioni specifiche della decisione di primo grado. L’impugnazione deve attivare questo controllo attraverso una critica mirata e puntuale, ma una volta attivato, l’imputato ha diritto a una rivalutazione completa dei punti contestati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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