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Specificità del ricorso: Cassazione e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per rapina. La Corte ha stabilito che i motivi, relativi all’inutilizzabilità delle prove e alla valutazione della responsabilità, mancavano della necessaria specificità del ricorso, limitandosi a riproporre argomenti già vagliati e a richiedere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Anche il motivo sulla pena è stato respinto in quanto la sua determinazione è una scelta discrezionale del giudice di merito.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specificità del Ricorso: Quando l’Appello Viene Dichiarato Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla necessità della specificità del ricorso nel processo penale. Un’impugnazione non può essere una generica contestazione della sentenza, ma deve articolare critiche precise e pertinenti. In caso contrario, come dimostra questa decisione, il rischio è una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello di Napoli che lo aveva condannato per il reato di rapina, previsto dall’art. 628 del codice penale. L’imputato ha basato la sua impugnazione su tre motivi principali: l’inutilizzabilità di prove acquisite d’ufficio dal giudice, la mancanza di prova della sua responsabilità e l’eccessività del trattamento sanzionatorio.

L’Importanza della Specificità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha ritenuto i primi due motivi di ricorso inammissibili per mancanza di specificità, come richiesto dall’art. 581 del codice di procedura penale. I giudici hanno sottolineato che un motivo di ricorso non può essere vago o indeterminato. Deve, invece, esistere una stretta correlazione tra le argomentazioni della difesa e le ragioni esposte nella decisione impugnata.

Nel caso specifico, il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza. Questo approccio è stato giudicato come un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’operazione che non è permessa in sede di legittimità. La Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge.

La questione delle prove acquisite d’ufficio

Un punto interessante toccato dalla Corte riguarda l’art. 507 c.p.p., che consente al giudice di disporre d’ufficio l’assunzione di nuovi mezzi di prova. Il ricorrente sosteneva che un esercizio di tale potere, supportato da una motivazione insufficiente, avrebbe dovuto rendere inutilizzabili le prove così raccolte. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che l’ordinamento non prevede una sanzione di inutilizzabilità o invalidità in questi casi.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale. L’inammissibilità deriva dalla constatazione che il ricorso non era altro che una richiesta di rivalutazione delle fonti di prova, con criteri alternativi a quelli, logici e corretti, adottati dai giudici di merito. Le doglianze difensive sono state giudicate avulse da una pertinente individuazione di specifici travisamenti delle risultanze processuali.

Anche il terzo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato respinto. La Corte ha ribadito che la graduazione della pena, inclusa la determinazione della pena base e la gestione di aumenti e diminuzioni, rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale scelta sfugge al sindacato di legittimità, a meno che non sia supportata da una motivazione manifestamente illogica, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale per chi opera nel diritto: la redazione di un atto di impugnazione richiede rigore e precisione. La specificità del ricorso non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di difesa in sede di legittimità. È necessario un confronto analitico e critico con la sentenza impugnata, evidenziando vizi di legge o di logica, e non limitandosi a riproporre tesi già vagliate. In assenza di tale specificità, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con una definitiva chiusura del processo e ulteriori oneri economici per l’imputato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione manca di specificità?
La Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Ciò significa che il ricorso non viene esaminato nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio, senza poter entrare in una nuova valutazione dei fatti.

L’acquisizione di nuove prove da parte del giudice (ex art. 507 c.p.p.) con una motivazione insufficiente le rende inutilizzabili?
Secondo questa ordinanza, no. La Corte ha chiarito che l’esercizio di tale potere, anche se sorretto da una motivazione carente, non determina automaticamente l’inutilizzabilità o l’invalidità delle prove acquisite, poiché l’ordinamento processuale non prevede una sanzione specifica per questa eventualità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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