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Speciale tenuità stupefacenti: quando è inammissibile

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di hashish. La Corte ha confermato la decisione di merito che escludeva la lieve entità del fatto e la circostanza della speciale tenuità stupefacenti, poiché l’appello si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Speciale tenuità stupefacenti: il ricorso generico è inammissibile

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di detenzione di sostanze stupefacenti, ribadendo principi fondamentali sia in materia di diritto penale sostanziale, come la valutazione della speciale tenuità stupefacenti, sia in ambito processuale, con particolare riferimento ai requisiti di ammissibilità del ricorso. La decisione sottolinea come la mera riproposizione di argomenti già respinti nei gradi precedenti, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata, conduca inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato dalla Corte d’Appello alla pena di due anni di reclusione e 6.000 euro di multa per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, durante un controllo presso la sua abitazione, dove si trovava agli arresti domiciliari, erano stati rinvenuti oltre 30 grammi di hashish, suddivisi in due quantitativi, dai quali sarebbe stato possibile ricavare ben 439 dosi singole. La sostanza era inoltre confezionata in ovuli, una modalità che, secondo i giudici di merito, indicava una chiara destinazione allo spaccio e non a un uso meramente personale.

I Motivi del Ricorso e la speciale tenuità stupefacenti

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. In primo luogo, ha contestato la motivazione della Corte d’Appello riguardo alla finalità di spaccio, sostenendo che la detenzione fosse per uso personale. In secondo luogo, ha criticato il mancato riconoscimento della fattispecie di lieve entità (prevista dall’art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990) e della circostanza attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), collegata alla presunta speciale tenuità stupefacenti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su argomentazioni nette e consolidate nella giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni: la riproposizione dei motivi d’appello

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi fondamentali: uno di carattere processuale e uno di carattere sostanziale.

Inammissibilità per Genericità

Il primo e decisivo motivo di inammissibilità risiede nel fatto che il ricorrente si è limitato a riproporre i medesimi argomenti già avanzati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ricordato il suo costante orientamento secondo cui il ricorso è inammissibile se non si confronta in modo critico e specifico con le ragioni esposte nella sentenza impugnata. Limitarsi a una sterile ripetizione delle censure già formulate equivale a non presentare un vero motivo di ricorso, rendendo l’atto inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità.

Esclusione della Lieve Entità e della speciale tenuità stupefacenti

Nel merito, la Corte ha comunque ritenuto infondate le censure. La finalità di spaccio era stata logicamente desunta non solo dalla quantità ingente (439 dosi), ma anche dalla purezza della sostanza e dalle modalità di confezionamento (ovuli), elementi che escludevano un uso esclusivamente personale.

Di conseguenza, è stata correttamente esclusa anche la fattispecie di lieve entità. La capacità di rifornire un numero così elevato di assuntori, secondo i giudici, denota un’offensività della condotta ben superiore a quella “minima” richiesta dalla norma.

Infine, per quanto riguarda l’attenuante della speciale tenuità stupefacenti (art. 62 n. 4 c.p.), la Cassazione ha ribadito che, per la sua applicazione ai reati in materia di droga, è necessario che sia il lucro (perseguito o conseguito) sia l’evento dannoso o pericoloso siano di speciale tenuità. In questo caso, il potenziale guadagno derivante dalla vendita di 439 dosi e il conseguente pericolo per la salute pubblica non potevano in alcun modo essere considerati di lieve entità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima, di natura processuale, è che un ricorso per Cassazione deve essere un atto mirato, che dialoga criticamente con la sentenza che intende impugnare, non una semplice riproposizione di doglianze pregresse. La seconda, di natura sostanziale, conferma i rigidi criteri per il riconoscimento della lieve entità del fatto e dell’attenuante del danno di speciale tenuità nei reati di droga: il numero di dosi ricavabili resta un parametro fondamentale per valutare l’offensività della condotta e l’entità del pericolo, rendendo difficile l’applicazione di tali benefici in presenza di quantitativi significativi.

Quando un ricorso in Cassazione per reati di droga viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si limita a riproporre gli stessi argomenti già presentati e respinti in appello, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata.

Perché la detenzione di 439 dosi di hashish non è stata considerata un fatto di “lieve entità”?
Perché la Corte ha ritenuto che una tale quantità, capace di rifornire numerosi assuntori, superasse la soglia della “minima offensività penale” richiesta per la configurazione della fattispecie di lieve entità, indicando un pericolo concreto e non trascurabile.

Quali sono i requisiti per applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) nei reati di stupefacenti?
È necessario che sia l’entità del lucro (conseguito o che si intendeva conseguire) sia l’entità dell’evento dannoso o pericoloso del reato siano, congiuntamente, di speciale tenuità. In questo caso, 439 dosi non permettevano di considerare minimi né il potenziale profitto né il pericolo per la salute pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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