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Speciale tenuità negata per spaccio abituale

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per spaccio di una modica quantità di cocaina, negando l’attenuante della speciale tenuità. La decisione si basa non solo sulla quantità della sostanza, ma sull’offensività complessiva della condotta, desunta dall’abitualità dell’attività criminosa del soggetto e dal contesto (zona universitaria). L’ordinanza chiarisce che i precedenti penali e lo stile di vita dedito allo spaccio possono giustificare il diniego della speciale tenuità, anche a fronte di un lucro esiguo.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Speciale Tenuità: Quando la piccola quantità non basta per l’attenuante

L’applicazione dell’attenuante della speciale tenuità nei reati di spaccio di sostanze stupefacenti è un tema complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione non può limitarsi alla quantità di droga o al guadagno minimo, ma deve considerare l’offensività complessiva della condotta. Il caso analizzato riguarda la cessione di una dose minima di cocaina, ma la Corte ha confermato il diniego dell’attenuante a causa dell’abitualità dell’attività criminale del soggetto.

I Fatti di Causa

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per aver ceduto 0,23 grammi di cocaina in cambio di 20 euro. I giudici di merito, pur riconoscendo le attenuanti generiche, avevano negato l’applicazione dell’attenuante specifica del lucro di speciale tenuità, prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione lamentando due violazioni principali:
1. Il mancato riconoscimento dell’attenuante della speciale tenuità, data l’esigua quantità di sostanza e il modesto corrispettivo.
2. Una presunta violazione del principio del ‘ne bis in idem’ e un vizio di motivazione sulla quantificazione della pena, ritenuta eccessiva perché basata su precedenti penali già considerati per la recidiva.

La Decisione della Corte e il diniego della speciale tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La motivazione dei giudici di legittimità si concentra su un’analisi approfondita del concetto di offensività, che va oltre il singolo episodio di spaccio.

L’Abitualità come indice di Offensività

Il punto centrale della decisione è che, per negare la speciale tenuità, i giudici hanno correttamente valutato non solo il singolo fatto (la cessione di 0,23 grammi), ma anche il profilo dell’autore del reato. L’imputato era considerato un soggetto ‘stabilmente dedito all’attività di spaccio’, come dimostrato dai suoi numerosi precedenti penali, anche specifici. Questa ‘attività criminosa abituale’, unita al contesto in cui è avvenuto lo spaccio (una zona universitaria), ha contribuito a delineare una condotta di offensività tale da non poter essere considerata di lieve entità, nonostante il guadagno irrisorio.

La valutazione della Pena

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha chiarito che la valutazione dei precedenti penali ai fini della determinazione della pena (ex art. 133 c.p.) non costituisce una duplicazione vietata dal principio del ‘ne bis in idem’. I giudici di merito hanno legittimamente considerato, oltre ai precedenti, l’assenza di qualsiasi segno di ravvedimento (‘resipiscenza’) e la stabilità dello stile di vita criminale dell’imputato per giustificare una pena superiore al minimo edittale. Il percorso motivazionale è stato ritenuto logico e coerente.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si allinea a un principio consolidato, anche a Sezioni Unite (sent. Dabo, 2020), secondo cui l’attenuante della speciale tenuità è astrattamente applicabile ai reati in materia di stupefacenti. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e richiede un giudizio complessivo sul fatto. In questo caso, il lucro di 20 euro, sebbene minimo, perde la sua connotazione di ‘tenuità’ quando inserito in un contesto di criminalità seriale e professionale. L’offensività della condotta non si esaurisce nel danno immediato, ma si estende al pericolo sociale creato da un’attività di spaccio sistematica, specialmente in luoghi sensibili come le aree universitarie. La decisione del giudice di merito di negare l’attenuante è stata quindi considerata esente da vizi logici, in quanto fondata su elementi concreti che dipingono un quadro di pericolosità sociale ben più grave del singolo episodio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: nei reati di spaccio, la speciale tenuità del danno o del lucro non può essere valutata in astratto. Il giudice deve e può considerare la ‘storia criminale’ dell’imputato e il contesto del reato per determinare l’effettiva offensività della condotta. Un soggetto con numerosi precedenti specifici, che opera in modo sistematico, difficilmente potrà beneficiare di questa attenuante, anche se viene colto a cedere una dose per pochi euro. La decisione rafforza la discrezionalità del giudice nel ponderare tutti gli elementi del caso per arrivare a una pena giusta e proporzionata alla reale gravità del fatto e alla personalità dell’autore.

È possibile applicare l’attenuante della speciale tenuità ai reati di spaccio di stupefacenti?
Sì, la Corte di Cassazione ribadisce che l’attenuante di cui all’art. 62, n. 4, c.p. (lucro e evento di speciale tenuità) è applicabile in linea di principio a ogni tipo di delitto commesso per un motivo di lucro, inclusi quelli in materia di stupefacenti.

Perché in questo caso è stata negata la speciale tenuità nonostante la piccola quantità di droga (0,23 grammi) e il basso guadagno (20 euro)?
L’attenuante è stata negata perché i giudici hanno valutato l’offensività complessiva della condotta. Hanno considerato che l’imputato era un soggetto stabilmente dedito allo spaccio, come dimostrato dai suoi numerosi precedenti penali, e che l’attività illecita si svolgeva in un contesto sensibile come una zona universitaria. Questi elementi hanno fatto ritenere la condotta non di speciale tenuità.

I precedenti penali di un imputato possono essere usati per negare l’attenuante della speciale tenuità?
Sì, la Corte ha ritenuto legittima la valutazione dei giudici di merito che hanno desunto l’abitualità dell’attività criminosa e la maggiore offensività della condotta dai ‘numerosissimi reati anche specifici’ a carico del ricorrente. Questo dimostra che il profilo criminale complessivo dell’imputato è un fattore rilevante per decidere sulla concessione dell’attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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