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Speciale tenuità e spaccio: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. L’imputato chiedeva l’applicazione dell’attenuante della speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) in ragione del basso profitto ricavato da singole cessioni di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che, per concedere tale attenuante, non è sufficiente un lucro esiguo, ma occorre anche che l’evento dannoso o pericoloso sia di peculiare tenuità. Nel caso di specie, il modus operandi dell’imputato, che agiva in concorso e all’interno di una consolidata piazza di spaccio, è stato ritenuto indice di una pericolosità non lieve, escludendo così l’applicazione del beneficio.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Speciale tenuità nello spaccio: perché il basso profitto non basta

L’applicazione dell’attenuante della speciale tenuità nei reati di spaccio di stupefacenti è un tema complesso, che richiede una valutazione attenta non solo del profitto, ma dell’intera condotta criminale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: anche di fronte a cessioni di droga per importi minimi, l’attenuante può essere negata se il modus operandi dell’imputato rivela una pericolosità sociale non trascurabile. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un soggetto per plurime cessioni di sostanze stupefacenti (eroina e cocaina), qualificate come reato di ‘lieve entità’ ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La difesa aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando la mancata applicazione da parte della Corte d’Appello della circostanza attenuante comune del danno e del lucro di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62, n. 4, del codice penale. La tesi difensiva si fondava sul fatto che ogni singola cessione aveva generato un profitto esiguo, pari a 20 euro.

La valutazione della speciale tenuità secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per chiarire i presupposti per l’applicazione dell’attenuante in esame. Il principio cardine, già consolidato, è che l’attenuante richiede la compresenza di due elementi:
1. Un vantaggio economico (lucro) di particolare modestia per l’agente.
2. Un evento dannoso o pericoloso di peculiare tenuità (scarsa offensività o disvalore sociale).

L’errore della tesi difensiva è stato quello di concentrarsi esclusivamente sul primo aspetto, trascurando il secondo. La Corte ha sottolineato che, nei reati in materia di stupefacenti, la valutazione della pericolosità dell’evento è cruciale e deve essere correlata all’intrinseca natura di tali reati e alle specifiche modalità della condotta.

Oltre il Profitto: l’Importanza del Modus Operandi

Ciò che ha determinato la decisione della Cassazione è stata l’analisi del contesto operativo dell’imputato. La Corte territoriale, con una motivazione ritenuta logica e coerente, aveva evidenziato come l’attività di spaccio non fosse episodica o casuale. Al contrario, essa si inseriva in un quadro strutturato: l’imputato operava in concorso con un altro soggetto, all’interno di una ‘consolidata piazza di spaccio’ e gestiva le cessioni attraverso contatti e appuntamenti telefonici con i clienti.
Questo modus operandi è stato interpretato come indice di una non speciale tenuità dell’evento, rendendo irrilevante l’esiguità del profitto delle singole vendite. La condotta, nel suo complesso, dimostrava una continuità e un’organizzazione che trascendevano la modesta entità del singolo episodio.

Le Motivazioni della Decisione

Nelle motivazioni, la Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice di merito deve compiere una verifica concreta e complessiva per stabilire se la lesione al bene giuridico tutelato (la salute pubblica) sia di grado e qualità tali da meritare l’attenuante. L’analisi non può limitarsi al dato quantitativo della droga o al prezzo di vendita. Devono essere considerati una serie di fattori, tra cui la qualità dello stupefacente, il valore di mercato, la posizione dell’imputato, la disponibilità di altre fonti di reddito e il suo inserimento nel tessuto criminale territoriale. Nel caso specifico, la valutazione complessiva del modus operandi è stata sufficiente a escludere che l’evento criminoso potesse essere qualificato come di speciale tenuità, giustificando così il rigetto del ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso: per ottenere l’attenuante della speciale tenuità nei reati di spaccio, non è sufficiente dimostrare che le singole cessioni abbiano generato un guadagno minimo. È necessario che l’intera condotta criminale, analizzata nel suo contesto, appaia priva di una significativa pericolosità sociale. La presenza di elementi organizzativi, la sistematicità delle cessioni e l’operare all’interno di reti di spaccio consolidate sono fattori che, con ogni probabilità, porteranno a escludere il beneficio, anche a fronte di profitti apparentemente modesti.

L’attenuante della speciale tenuità è applicabile ai reati di spaccio di lieve entità?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che la circostanza attenuante del danno e del lucro di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) è in linea di principio applicabile anche alla fattispecie di spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, T.U. Stupefacenti).

Un profitto molto basso derivante dallo spaccio è sufficiente per ottenere l’attenuante?
No, non è sufficiente. Per l’applicazione dell’attenuante è necessario che concorrano simultaneamente due condizioni: un profitto di particolare modestia e un evento dannoso o pericoloso di peculiare tenuità. La sola esiguità del guadagno non basta.

Perché nel caso esaminato l’attenuante non è stata concessa nonostante il basso profitto (€20 a cessione)?
L’attenuante è stata negata perché il modus operandi dell’imputato è stato ritenuto indicativo di una pericolosità non lieve. Egli agiva in concorso con un’altra persona, all’interno di una nota piazza di spaccio e tramite appuntamenti telefonici, elementi che delineano un’attività strutturata e non un episodio di speciale tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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