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Speciale tenuità: Cassazione su spaccio e detenzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare l’attenuante della speciale tenuità, data la gravità complessiva della condotta: lo spaccio avveniva in un locale pubblico, in violazione della detenzione domiciliare e con una clientela già acquisita, indicando un’attività ben avviata e non un episodio isolato.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Speciale Tenuità e Spaccio di Droga: Quando il Contesto Esclude lo Sconto di Pena

L’applicazione della circostanza attenuante della speciale tenuità nel reato di spaccio di sostanze stupefacenti è spesso oggetto di dibattito. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 8679/2024) offre un chiarimento fondamentale: la valutazione non può limitarsi alla singola cessione, ma deve considerare l’intero contesto in cui il reato è stato commesso. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per spaccio di hashish. La condanna era stata emessa al termine di un giudizio abbreviato. La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’erronea applicazione della legge penale e un vizio di motivazione per il mancato riconoscimento dell’attenuante della speciale tenuità del fatto, prevista dall’articolo 64, n. 2 del codice penale.

La Corte d’Appello, decidendo a seguito di un precedente rinvio della stessa Cassazione, aveva confermato la condanna, escludendo che il lucro derivante dallo spaccio o l’evento dannoso potessero considerarsi di speciale tenuità. I giudici di merito hanno evidenziato diverse circostanze aggravanti il quadro generale: l’attività di spaccio si svolgeva in un locale pubblico, l’imputata si rivolgeva a una clientela già fidelizzata e, soprattutto, agiva in palese violazione degli orari autorizzati per allontanarsi dalla detenzione domiciliare a cui era sottoposta. Inoltre, la disponibilità di plurime sostanze stupefacenti suggeriva un’attività di cessione ben avviata e non occasionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che il motivo sollevato dalla difesa, relativo al trattamento punitivo e al diniego dell’attenuante, non è consentito in sede di legittimità. Questo perché la valutazione sulla tenuità del fatto è un giudizio di merito, che spetta al tribunale e alla corte d’appello, e può essere sindacato in Cassazione solo se la motivazione è palesemente illogica o del tutto assente.

Le Motivazioni della Decisione sulla Speciale Tenuità

La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse pienamente idonea, logica e rispettosa dei principi di diritto. I giudici di merito avevano correttamente escluso la speciale tenuità non basandosi solo sulla quantità di droga ceduta, ma analizzando l’intera condotta dell’imputata. Gli elementi decisivi sono stati:

* Il contesto operativo: Lo spaccio avveniva in un luogo pubblico, aumentando la pericolosità sociale del comportamento.
* La violazione delle misure cautelari: Agire durante la detenzione domiciliare dimostra una particolare noncuranza per le prescrizioni dell’autorità giudiziaria.
* La professionalità dell’attività: La presenza di una clientela consolidata e la disponibilità di diverse sostanze indicavano un’attività criminale strutturata e non un episodio sporadico e di minima entità.

Secondo la Cassazione, la Corte territoriale ha assolto il suo onere motivazionale, spiegando in modo convincente perché, nonostante la natura della sostanza (hashish), il fatto non potesse essere considerato di lieve entità. Pertanto, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato: ai fini del riconoscimento della speciale tenuità, il giudice deve compiere una valutazione globale del fatto. Non è sufficiente che il profitto o il quantitativo di stupefacente siano modesti. Occorre considerare le modalità dell’azione, la personalità dell’autore e il contesto generale. Quando la condotta rivela una certa sistematicità e una pericolosità sociale non trascurabile, come nel caso di spaccio in un locale pubblico e in violazione di misure cautelari, l’attenuante non può trovare applicazione. La decisione serve da monito, sottolineando che anche la cessione di droghe considerate ‘leggere’ può essere giudicata grave se inserita in un quadro di illegalità persistente e strutturata.

Quando può essere esclusa l’attenuante della speciale tenuità nello spaccio di droga?
L’attenuante della speciale tenuità può essere esclusa quando, pur in presenza di un lucro o di un quantitativo di droga non elevato, il contesto complessivo della condotta è grave. Elementi come lo spaccio in un locale pubblico, la violazione della detenzione domiciliare, l’avere una clientela abituale e la disponibilità di diverse sostanze indicano un’attività strutturata che impedisce il riconoscimento del beneficio.

La Corte di Cassazione può riesaminare la valutazione sulla gravità di un reato?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Non può riesaminare i fatti del processo o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di primo e secondo grado sulla gravità di un reato. Può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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