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Spazio vitale detenuto: la Cassazione sul calcolo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un carcerato riguardante il calcolo dello spazio vitale detenuto. La sentenza stabilisce che la superficie occupata da arredi facilmente amovibili, come un tavolo, non deve essere sottratta dal calcolo dello spazio disponibile in cella. Inoltre, ha confermato che fattori positivi, come il regime a ‘custodia aperta’, possono compensare una superficie abitabile ridotta, escludendo la violazione dei diritti umani.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spazio Vitale Detenuto: Quando il Tavolo in Cella Non Riduce la Superficie Utile

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 34435 del 2024, offre un importante chiarimento sul calcolo dello spazio vitale detenuto, un parametro fondamentale per valutare la conformità delle condizioni carcerarie ai diritti umani. La Corte ha stabilito che gli arredi facilmente amovibili, come un tavolo, non devono essere sottratti dalla superficie calpestabile della cella. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per la tutela dei diritti dei detenuti.

I Fatti del Caso: Il Ricorso del Detenuto

Un detenuto, recluso presso la Casa di reclusione di Vigevano, aveva presentato un reclamo ai sensi dell’art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario, chiedendo un risarcimento per aver subito condizioni di detenzione inumane e degradanti, in violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Il ricorrente sosteneva che lo spazio personale a sua disposizione fosse inferiore alla soglia minima di 3 metri quadrati, in particolare perché la superficie occupata dal tavolo presente in cella non era stata scomputata dal totale.
Inoltre, lamentava che i cosiddetti ‘fattori compensativi’ (come il regime a celle aperte) non fossero sufficienti a bilanciare le numerose criticità strutturali e organizzative dell’istituto penitenziario, quali il sovraffollamento e la carenza di attività trattamentali.
Il Magistrato di Sorveglianza prima, e il Tribunale di Sorveglianza poi, avevano rigettato le sue doglianze, ritenendo corretto il calcolo dello spazio (risultato di poco superiore ai 3 mq) e sufficienti i fattori compensativi. Di qui il ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Il Calcolo dello Spazio Vitale Detenuto

Il nodo centrale della questione era duplice. In primo luogo, bisognava stabilire se, nel calcolo dello spazio vitale detenuto, la superficie occupata da un tavolo dovesse essere detratta, al pari di quella di arredi fissi come il letto o i servizi igienici. In secondo luogo, si doveva valutare se, in una situazione in cui lo spazio è compreso tra 3 e 4 metri quadrati, i fattori positivi della detenzione fossero in grado di neutralizzare quelli negativi, escludendo una violazione della CEDU.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza e fornendo motivazioni dettagliate su entrambi i punti controversi.

Il Criterio per lo Scomputo degli Arredi nello Spazio Vitale Detenuto

Richiamando il principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza ‘Commisso’), la Corte ha ribadito che dalla superficie della cella devono essere detratti solo gli arredi ‘tendenzialmente fissi al suolo’ o quelli che, per ingombro e peso, sono difficilmente amovibili e ostacolano la libertà di movimento. In questa categoria rientrano pacificamente i letti (sia singoli che a castello) e i sanitari.
Il tavolo, al contrario, è stato considerato un arredo mobile. I giudici di merito avevano accertato, sulla base di perizie tecniche, che il tavolo in questione era agevolmente spostabile. Pertanto, la sua presenza non comprometteva in modo determinante il movimento del detenuto all’interno della cella. Di conseguenza, la sua superficie non doveva essere scomputata dal calcolo dello spazio vitale detenuto. La Corte ha sottolineato che il ricorrente non ha fornito prove concrete e specifiche per smentire tale accertamento tecnico.

La Valutazione dei Fattori Compensativi

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Cassazione ha chiarito che quando lo spazio pro-capite si attesta tra i 3 e i 4 metri quadrati, la violazione dell’art. 3 CEDU non è presunta, ma deve essere valutata in concreto, bilanciando tutti i fattori positivi e negativi della detenzione. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato la presenza di importanti fattori compensativi:
– Regime a ‘custodia aperta’, che consentiva al detenuto di rimanere fuori dalla cella per almeno 11 ore al giorno.
– Accesso quotidiano all’aria aperta per almeno 4 ore.
– Assistenza sanitaria ininterrotta.
– Condizioni adeguate della cella, con riscaldamento e accesso alla doccia.
A fronte di questi elementi positivi concreti, le lamentele del ricorrente, basate anche su un rapporto generale di un’associazione, sono state ritenute generiche e non sufficientemente provate per dimostrare una condizione detentiva complessivamente degradante.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un importante principio per la valutazione delle condizioni detentive. In primo luogo, stabilisce una chiara linea di demarcazione tra arredi fissi (da scomputare) e mobili (da non scomputare) nel calcolo dello spazio vitale detenuto, ancorando la valutazione alla loro effettiva capacità di limitare il movimento. In secondo luogo, ribadisce che la valutazione delle condizioni di detenzione non può limitarsi a un mero calcolo metrico, ma richiede un’analisi complessiva che tenga conto di tutti gli aspetti della vita carceraria, valorizzando elementi come il regime a celle aperte quali efficaci strumenti per garantire la dignità della persona.

Lo spazio occupato da un tavolo in una cella deve essere sottratto dal calcolo dello spazio vitale a disposizione del detenuto?
No, secondo la Cassazione, se il tavolo è un arredo facilmente amovibile e non ostacola in modo determinante la libertà di movimento del detenuto, la sua superficie non va scomputata dal calcolo dello spazio disponibile.

Cosa sono i ‘fattori compensativi’ nella valutazione delle condizioni di detenzione?
Sono elementi positivi che possono bilanciare una situazione di spazio personale ridotto (ma comunque superiore a 3 mq). Esempi includono il regime a ‘custodia aperta’, che permette al detenuto di stare fuori dalla cella per molte ore, l’accesso a cure sanitarie adeguate, attività trattamentali e buone condizioni igieniche.

Quali arredi vengono sempre scomputati dallo spazio vitale del detenuto?
Vengono scomputati gli arredi considerati fissi o ‘tendenzialmente fissi al suolo’ e quelli che, per peso o ingombro, non sono facilmente spostabili. La giurisprudenza include in questa categoria i servizi igienici e i letti, sia singoli che a castello, poiché limitano in modo permanente lo spazio destinato al movimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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