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Spaccio stupefacenti: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo la tenuità del fatto per l’abitualità della condotta e l’attenuante del lucro di speciale tenuità, ribadendo che il ricorso non può limitarsi a una mera riproposizione di censure fattuali già respinte.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio Stupefacenti: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di spaccio stupefacenti, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso e sui criteri per valutare l’abitualità della condotta e la tenuità del fatto. La decisione sottolinea come il ricorso per cassazione non possa trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma debba limitarsi a censure di legittimità.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dalla Corte d’Appello per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La difesa dell’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, contestando la sentenza di secondo grado su tre punti principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomentazioni principali:
1. Violazione di legge sulla finalità di spaccio: Sosteneva che i modestissimi quantitativi di droga rinvenuti fossero destinati all’uso personale e non alla cessione a terzi. Criticava la motivazione della Corte d’Appello che aveva valorizzato elementi come le modalità di occultamento, la suddivisione in dosi e il possesso di denaro in piccolo taglio.
2. Errata esclusione della tenuità del fatto: Contestava la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), fondata sull’abitualità della condotta desunta da due precedenti condanne, a suo dire risalenti nel tempo.
3. Mancato riconoscimento dell’attenuante del lucro minimo: Si doleva del rigetto dell’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.), argomentando che il guadagno derivante dalla vendita delle dosi sequestrate sarebbe stato minimo.

Spaccio Stupefacenti e i Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi proposti generici e meramente ripetitivi di censure già adeguatamente respinte dalla Corte d’Appello. I giudici supremi hanno ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non può avere ad oggetto una nuova valutazione delle prove o una rilettura alternativa dei fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello immune da vizi. La finalità di spaccio stupefacenti era stata correttamente provata non solo dagli indizi classici (suddivisione in dosi, possesso di banconote di piccolo taglio), ma anche dalla testimonianza di una persona che aveva visto l’imputato cedere una dose di eroina e che si era vista offrire un’altra dose in cambio di una prestazione sessuale.

In merito all’esclusione dell’art. 131-bis c.p., la Cassazione ha confermato che l’abitualità della condotta, desumibile anche da sole due condanne definitive per reati della stessa indole, è un ostacolo insormontabile all’applicazione della causa di non punibilità. Non rileva, in tal senso, la lontananza nel tempo dei precedenti penali.

Infine, anche l’attenuante del lucro di speciale tenuità è stata correttamente esclusa. La Corte ha spiegato che, in presenza di una condotta abituale, tale attenuante può essere concessa solo se il lucro complessivo è marginale e ogni singolo episodio è di particolare tenuità, circostanze non riscontrate nel caso di specie, data la prova di cessioni pregresse e il guadagno non minimale che sarebbe derivato dalla vendita della droga sequestrata.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di spaccio stupefacenti. La Corte di Cassazione chiarisce che un ricorso fondato su mere doglianze di fatto, che tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito, è destinato all’inammissibilità. La decisione serve da monito: per avere successo in Cassazione, è necessario formulare censure specifiche, che individuino precisi vizi di legittimità nella sentenza impugnata, e non limitarsi a riproporre le medesime argomentazioni difensive già respinte.

Perché il ricorso contro la condanna per spaccio stupefacenti è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano generici, si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello e miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Quando può essere esclusa l’applicazione della causa di non punibilità per ‘tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.)?
L’applicazione può essere esclusa quando la condotta dell’imputato è ritenuta ‘abituale’. In questo caso, la Corte ha ritenuto che due precedenti condanne definitive per reati di spaccio, anche se non recentissime, fossero sufficienti a configurare l’abitualità e a impedire il riconoscimento del beneficio.

Su quale base è stata negata l’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.)?
L’attenuante è stata negata perché l’imputato aveva una condotta abituale e perché gli elementi probatori dimostravano che il suo profitto non era minimale. La Corte ha considerato sia il sequestro di una somma di denaro ritenuta provento di cessioni precedenti, sia il guadagno che sarebbe derivato dalla vendita delle tre dosi sequestrate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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