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Spaccio Organizzato: No Lieve Entità

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio organizzato. La richiesta di riconoscere la lieve entità del reato è stata respinta a causa del numero di dosi vendute, del profitto e delle modalità organizzate, come l’uso di un’auto e di nascondigli per la droga.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio Organizzato: Quando le Modalità Escludono la Lieve Entità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un caso di spaccio organizzato, offrendo chiarimenti cruciali sui criteri che impediscono di qualificare il reato come di ‘lieve entità’. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando come l’organizzazione e le modalità operative dell’attività criminale siano elementi determinanti per la valutazione della sua gravità.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato per un’articolata attività di spaccio di sostanze stupefacenti. L’operatività non era affatto occasionale: l’imputato utilizzava un’automobile per spostarsi in diversi Comuni e raggiungere i suoi clienti, che erano ben diciassette. L’attività aveva generato profitti considerevoli, data la vendita di un ingente numero di dosi.

Un elemento chiave che ha caratterizzato la vicenda è stata l’adozione di particolari cautele per eludere i controlli delle forze dell’ordine. La sostanza stupefacente veniva infatti occultata in un nascondiglio appositamente creato nel veicolo: sul pianale tra i sedili anteriori e posteriori, sotto il rivestimento di plastica del freno a mano. Questa scelta denotava un’astuzia e una pianificazione non compatibili con un’attività marginale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Di fronte a questo quadro, il ricorso presentato dall’imputato, che mirava a ottenere il riconoscimento della lieve entità del fatto, è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. I giudici hanno ritenuto che la valutazione della Corte d’Appello fosse logica, coerente e non sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su una valutazione complessiva della vicenda. Le motivazioni si concentrano su specifici elementi fattuali che, nel loro insieme, delineano un quadro di spaccio organizzato e non di un’attività di modesta portata. In particolare, sono stati ritenuti decisivi:

1. La Quantità e la Clientela: La cessione di un ‘ingente numero di dosi’ a ben diciassette persone diverse indica un’attività consolidata e con un certo giro d’affari, non un episodio sporadico.
2. I Profitti: I ‘ingenti ricavi’ derivati dallo spaccio sono un chiaro indicatore economico della gravità e della non marginalità del reato.
3. Le Modalità Operative: Questo è il punto centrale. L’uso di un’auto per spostarsi tra diversi comuni e, soprattutto, l’aver ideato un nascondiglio sofisticato per la droga, dimostrano una pianificazione e un’organizzazione che superano la soglia della lieve entità. Tali accorgimenti, secondo la Corte, sono sintomo di una professionalità criminale che esclude la possibilità di applicare il trattamento sanzionatorio più mite.

La Corte di Cassazione ha quindi ribadito il principio secondo cui la valutazione della lieve entità non può basarsi solo sul dato quantitativo della sostanza, ma deve tenere conto di tutti gli aspetti della condotta, comprese le modalità organizzative e l’astuzia impiegata per commettere il reato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia rafforza un orientamento consolidato: per beneficiare dell’ipotesi di reato di lieve entità, l’intera condotta criminale deve presentare caratteristiche di minima offensività. La presenza di elementi che indicano pianificazione, professionalità e un’organizzazione stabile, come nel caso di spaccio organizzato, è un ostacolo insormontabile per l’applicazione di tale attenuante. La sentenza serve da monito: non basta una quantità di droga non eccezionale per sperare in una pena più mite se le modalità della vendita rivelano una vera e propria attività imprenditoriale illecita. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, inoltre, sottolinea le conseguenze economiche negative di un ricorso giudicato inammissibile per colpa del proponente.

Quando un’attività di spaccio non può essere considerata di lieve entità?
Secondo la Corte, un’attività di spaccio non può essere considerata di lieve entità quando presenta caratteristiche di organizzazione strutturata, come l’uso di un veicolo per spostarsi in più comuni, l’adozione di cautele specifiche per nascondere la sostanza, un numero significativo di acquirenti (diciassette in questo caso) e la generazione di ingenti ricavi.

Perché le modalità organizzate dello spaccio sono così importanti per i giudici?
Le modalità organizzate sono importanti perché dimostrano un’elevata capacità a delinquere e una non occasionalità dell’attività criminale. L’ideazione di nascondigli e l’uso di un’auto per raggiungere diversi luoghi indicano una pianificazione e una professionalità che sono incompatibili con la ‘lieve entità’, la quale presuppone una minima offensività complessiva del fatto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, e tale esito è attribuibile a colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, equitativamente fissata dal giudice (qui tremila euro), in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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