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Spaccio lieve: quando il reato non è di lieve entità

La Corte di Cassazione conferma la condanna per spaccio di sostanze stupefacenti, escludendo l’ipotesi di spaccio lieve. La decisione si basa su elementi oggettivi quali la quantità di droga (36 grammi di cocaina), il possesso di strumenti per il confezionamento e la pesatura, e i precedenti penali specifici dell’imputato. La Corte ribadisce che tali indici dimostrano una professionalità e un inserimento in contesti criminali che sono incompatibili con la fattispecie di lieve entità.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio lieve: la Cassazione traccia i confini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per distinguere lo spaccio di sostanze stupefacenti dalla fattispecie di spaccio lieve, prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La decisione sottolinea come la valutazione non possa basarsi solo sulla quantità della droga, ma debba considerare un insieme di indici sintomatici della pericolosità e della professionalità del reo. Analizziamo insieme i fatti e i principi di diritto espressi dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado alla pena di 4 anni di reclusione e 16.000 euro di multa per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante una perquisizione domiciliare, le forze dell’ordine avevano rinvenuto un quantitativo non irrisorio di cocaina (36 grammi), già suddivisa in involucri, insieme a tutto l’occorrente per l’attività illecita: un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento e sostanze da taglio. Il quadro probatorio era inoltre rafforzato dalle dichiarazioni di due acquirenti, che confermavano di aver comprato cocaina dall’imputato in precedenza.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Corte

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, tutti respinti dalla Corte in quanto manifestamente infondati.

1. La richiesta di riqualificazione in spaccio lieve

Il punto centrale del ricorso era la richiesta di derubricare il reato nella più blanda ipotesi dello spaccio lieve. La difesa sosteneva che le circostanze del fatto non fossero così gravi da giustificare la contestazione ordinaria. La Cassazione ha rigettato questa tesi, evidenziando come la Corte di Appello avesse correttamente valutato tutti gli elementi a disposizione. La quantità della sostanza (36 grammi di cocaina), la disponibilità di strumenti professionali per lo spaccio e, soprattutto, i due precedenti penali specifici dell’imputato per lo stesso reato, delineavano un quadro di non trascurabile inserimento in contesti criminali.

2. La contestazione sulla colpevolezza e sulla recidiva

Gli altri motivi di ricorso contestavano la valutazione delle prove e l’applicazione della recidiva. Anche su questi punti, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La ricostruzione dei fatti è stata ritenuta adeguata e logica, mentre l’applicazione della recidiva è stata giudicata corretta in ragione dell’omogeneità dei reati commessi e della loro vicinanza temporale, elementi che indicano una maggiore pericolosità sociale dell’imputato.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito che la qualificazione di un fatto di spaccio come ‘lieve’ richiede una valutazione complessiva di tutti gli indicatori della condotta. Il solo dato ponderale, pur importante, non è l’unico parametro. Nel caso di specie, la presenza di attrezzature come il bilancino di precisione e il materiale per il confezionamento, unita ai precedenti specifici, sono stati considerati indici di una non occasionale attività di spaccio, incompatibile con la fattispecie di lieve entità. I giudici hanno sottolineato come tali elementi, nel loro insieme, dimostrino una professionalità e un’organizzazione che esulano dalla marginalità richiesta per l’applicazione del comma 5 dell’art. 73.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: la distinzione tra spaccio ordinario e spaccio lieve non è una questione meramente quantitativa. I giudici devono effettuare un’analisi globale che tenga conto delle modalità dell’azione, della qualità e quantità delle sostanze, dei mezzi usati e della personalità del reo. La presenza di precedenti specifici e di strumenti che denotano una certa ‘professionalità’ nell’attività illecita sono elementi che, con alta probabilità, porteranno a escludere la configurabilità del reato di lieve entità, con conseguenze significative sul piano sanzionatorio.

Quando lo spaccio di droga può essere considerato di lieve entità?
Lo spaccio di droga può essere considerato di lieve entità quando, da una valutazione complessiva dei mezzi, delle modalità, della quantità e qualità delle sostanze, e delle circostanze dell’azione, il fatto risulta avere una gravità contenuta e una pericolosità sociale minima.

Quali elementi valuta il giudice per escludere lo spaccio lieve?
Il giudice valuta diversi elementi, tra cui: il dato ponderale (in questo caso 36 grammi di cocaina), la disponibilità di strumenti professionali per la pesatura e il confezionamento (bilancino, involucri), l’uso di sostanze da taglio e i precedenti penali specifici dell’imputato, che indicano un suo inserimento in contesti criminali.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso sulla valutazione delle prove?
La Corte ha respinto il ricorso perché i motivi presentati miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione. Il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione (sindacato di legittimità), e in questo caso la motivazione della sentenza impugnata è stata ritenuta razionale e adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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