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Spaccio lieve: esclusione per condotta organizzata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per spaccio di stupefacenti. La Corte ha stabilito che non può essere riconosciuta l’ipotesi di spaccio lieve quando l’attività criminale è organizzata, protratta nel tempo e rivolta anche a minorenni. Inoltre, ha confermato la legittimità delle nuove norme procedurali che richiedono un mandato specifico e l’elezione di domicilio per la proposizione dell’appello, anche per l’imputato espulso dal territorio nazionale.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio Lieve: Quando l’Attività Organizzata Esclude l’Ipotesi Meno Grave

La distinzione tra spaccio di stupefacenti e spaccio lieve è uno dei temi più dibattuti nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11982 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali sui criteri che escludono l’applicazione della fattispecie meno grave, ponendo l’accento sulla natura organizzata e continuativa della condotta. Il caso analizzato riguarda tre individui condannati per plurime cessioni di droga, anche a minorenni, che avevano richiesto il riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità.

I Fatti del Processo

La Corte di Appello di Bologna aveva confermato la condanna per tre persone per un’intensa attività di spaccio di stupefacenti. Le indagini avevano rivelato una condotta protrattasi per mesi, caratterizzata da un’offerta continuativa di sostanze durante tutta la giornata e da una stabile organizzazione tra i pusher, che si indicavano a vicenda agli acquirenti. Per due degli imputati era stata inoltre riconosciuta l’aggravante della cessione a persone di minore età.

I Motivi del Ricorso: Spaccio Lieve e Nuove Norme sull’Appello

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi:

* Applicazione dello spaccio lieve: La difesa sosteneva che, non essendo stati accertati i quantitativi esatti di droga ceduta, si dovesse applicare l’ipotesi di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. Secondo i ricorrenti, né il concorso di persone né la reiterazione delle cessioni sarebbero di per sé sufficienti a escludere la minore gravità del fatto.
* Insussistenza dell’aggravante: Veniva contestata l’aggravante della cessione a minori (art. 80 D.P.R. 309/1990), affermando che non vi era prova della consapevolezza o della colpevole ignoranza circa la minore età degli acquirenti (di 16-17 anni), data la fugacità degli incontri.
* Questione di costituzionalità: Uno dei ricorrenti, espulso e rimpatriato, ha sollevato l’incostituzionalità dell’art. 581, comma 1-ter c.p.p. (introdotto dalla Riforma Cartabia), che impone, a pena di inammissibilità dell’impugnazione, il deposito di uno specifico mandato e di una nuova elezione di domicilio. Tale norma, secondo la difesa, violerebbe il diritto di difesa, imponendo un adempimento impossibile per chi si trova all’estero.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, fornendo importanti precisazioni su ogni punto sollevato.

Perché è stata Esclusa l’Ipotesi di Spaccio Lieve

I giudici hanno chiarito che la valutazione sulla lieve entità del fatto non può basarsi solo sul singolo episodio di cessione, ma deve considerare il contesto complessivo dell’attività illecita. Nel caso di specie, sono stati ritenuti decisivi i seguenti elementi:
1. Durata e continuità: L’attività si era protratta per molti mesi con un’offerta costante, garantendo un rifornimento stabile agli acquirenti.
2. Organizzazione: La presenza simultanea di più spacciatori che collaboravano tra loro indicava un livello organizzativo che va oltre la semplice cessione occasionale.
3. Lucro complessivo: Una simile attività presupponeva necessariamente un notevole volume d’affari e un lucro complessivo rilevante.
4. Cessione a minori: Il coinvolgimento di acquirenti minorenni è stato un ulteriore indice della gravità della condotta.

La Corte ha concluso che un’attività con queste caratteristiche alimenta uno stabile traffico di stupefacenti e non può, per sua natura, essere qualificata come spaccio lieve.

La Legittimità delle Nuove Norme sull’Appello

La Cassazione ha rigettato la questione di legittimità costituzionale, affermando che la norma sull’elezione di domicilio e sul mandato specifico per l’impugnazione è una scelta legislativa ragionevole. L’obiettivo è garantire che l’impugnazione sia espressione di una volontà personale e ponderata dell’imputato, evitando automatismi difensivi. L’essere stato espulso, secondo la Corte, non costituisce un impedimento assoluto, poiché è sempre possibile mantenere i contatti con il proprio difensore e inviare dall’estero i documenti necessari.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un’attività come spaccio lieve richiede una valutazione globale che tenga conto non solo della quantità di sostanza, ma anche delle modalità della condotta, della sua durata e del suo grado di organizzazione. Un’attività strutturata e continuativa, che rappresenta una fonte stabile di approvvigionamento per il mercato locale, è incompatibile con la minore gravità del fatto. Allo stesso tempo, la pronuncia consolida l’orientamento sulla validità delle nuove norme procedurali per l’appello, sottolineando la necessità di un coinvolgimento attivo e consapevole dell’imputato nel processo.

Quando un’attività di spaccio non può essere considerata di “lieve entità”?
Secondo la Cassazione, non si può parlare di spaccio lieve quando la condotta è organizzata, si protrae per un lungo periodo (mesi), garantisce un rifornimento costante agli acquirenti, presuppone un lucro complessivo rilevante e, in particolare, coinvolge anche acquirenti minorenni.

L’espulsione dall’Italia impedisce a un imputato di presentare validamente appello?
No. La Corte ha stabilito che il fatto di essere stato espulso non impedisce all’imputato di mantenere i contatti con il proprio difensore e di compiere dall’estero gli atti necessari (come il rilascio di un mandato specifico e una nuova elezione di domicilio) per rendere ammissibile l’impugnazione, secondo le nuove norme procedurali.

Perché la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non applicare l’ipotesi di spaccio lieve?
Perché i giudici di merito avevano correttamente valorizzato una serie di elementi fattuali che, nel loro insieme, delineavano un’attività criminale di non trascurabile gravità. Questi elementi includevano la durata di mesi, la continuità dell’offerta di droga, la presenza organizzata di più spacciatori e la cessione di sostanze a minorenni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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