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Spaccio lieve entità: quando è escluso? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito di non applicare l’ipotesi di reato di spaccio lieve entità. La decisione si fonda sulla presenza di elementi indicativi di professionalità, come il rilevante quantitativo di stupefacenti, il frazionamento in dosi e il possesso di strumenti per il confezionamento, considerati incompatibili con la nozione di minima offensività.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio Lieve Entità: Quando la Professionalità Esclude la Minima Offensività

L’applicazione della fattispecie di spaccio lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli stupefacenti, rappresenta un punto cruciale in molti procedimenti penali. Questa norma consente una pena significativamente più mite per fatti di modesta portata. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva del caso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito quali elementi possono escludere tale qualificazione, sottolineando l’importanza degli indici di professionalità dell’attività illecita.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna per detenzione di sostanze stupefacenti. La difesa sosteneva che la condotta dovesse essere inquadrata nella più favorevole ipotesi dello spaccio lieve entità. I giudici di merito, tuttavia, avevano respinto questa tesi basandosi su una serie di elementi concreti emersi durante le indagini. In particolare, erano stati evidenziati il rilevante quantitativo di droga sequestrata, le modalità di detenzione con la sostanza già frazionata in dosi, e il possesso di strumentazione idonea alla pesatura e al confezionamento. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sullo Spaccio Lieve Entità

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Con questa decisione, i giudici di legittimità hanno avallato pienamente l’operato della Corte d’Appello, ritenendo che la valutazione compiuta fosse corretta e adeguatamente motivata. La Cassazione ha confermato che la presenza di determinati indici fattuali può legittimamente portare a escludere la minima offensività richiesta per configurare il reato di spaccio lieve entità.

Le Motivazioni: Indici di Professionalità vs. Spaccio Lieve Entità

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha giustificato la sua decisione. I giudici hanno spiegato che, per negare la ricorrenza della fattispecie di cui all’art. 73, comma 5, i giudici di merito hanno correttamente effettuato una valutazione complessiva e non atomistica degli elementi a disposizione. Nello specifico, i fattori considerati sono stati:

* Rilevante quantitativo: La quantità di sostanza sequestrata è un primo, importante indicatore della portata dell’attività.
* Modalità di detenzione: Il fatto che la droga fosse già suddivisa in dosi pronte per la vendita suggerisce un’attività non occasionale.
* Strumentazione: Il possesso di bilancini di precisione e materiale per il confezionamento è un chiaro segnale di un’attività organizzata e professionale.

Secondo la Corte, questi elementi, considerati nel loro insieme, delineano un quadro di professionalità nell’attività illecita. Tale professionalità indica una rilevante capacità di diffusione della droga sul mercato, che è intrinsecamente incompatibile con la nozione di ‘minima offensività’ che sta alla base della fattispecie dello spaccio lieve entità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: la qualificazione di un fatto come spaccio lieve entità richiede un’analisi globale che vada oltre il mero dato quantitativo. La presenza di indici che suggeriscono un’organizzazione stabile e professionale, come la preparazione delle dosi e l’uso di strumenti specifici, può essere decisiva per escludere l’applicazione della norma più favorevole. Questa pronuncia serve da monito: non è sufficiente che la quantità di droga sia contenuta se le circostanze complessive rivelano una condotta strutturata e finalizzata a un commercio sistematico, che per sua natura non può essere considerata di ‘lieve’ entità.

Quando un’attività di spaccio non può essere considerata di ‘lieve entità’?
Quando elementi fattuali come un quantitativo rilevante di droga, il suo frazionamento in dosi, e il possesso di strumenti per pesare e confezionare indicano una professionalità e una capacità di diffusione sul mercato incompatibili con la nozione di minima offensività.

Quali elementi valuta il giudice per escludere la fattispecie dello spaccio di lieve entità?
Il giudice compie una valutazione complessiva della condotta dell’imputato, analizzando tutti i dati disponibili. In questo caso, sono stati decisivi la quantità della sostanza, le modalità di detenzione, la suddivisione in dosi e la presenza di strumentazione per il confezionamento, considerati nel loro insieme.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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