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Spaccio lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per spaccio di stupefacenti, escludendo la qualifica di ‘spaccio lieve entità’. La decisione si basa sulla valutazione complessiva dell’attività dell’imputato: il possesso di quasi 300 dosi di cocaina ed eroina, ingenti somme di denaro, sei telefoni cellulari, un bilancino di precisione e precedenti specifici. Questi elementi, secondo la Corte, dimostrano un’attività criminale strutturata e professionale, incompatibile con la fattispecie di lieve entità. È stata inoltre confermata la confisca dei cellulari come beni di provenienza non giustificata.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio Lieve Entità: No se l’Attività è Professionale

L’inquadramento di un’attività di spaccio di stupefacenti come spaccio lieve entità (previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990) comporta una notevole riduzione della pena. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva del caso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8112/2024, ha ribadito i criteri per distinguere un’attività marginale da una strutturata, negando il beneficio a un soggetto la cui condotta presentava chiari indici di professionalità.

Il Caso: Dall’Appello alla Cassazione

Il ricorrente era stato condannato in primo grado e in appello per cessione e detenzione di cocaina. Durante un’operazione di polizia, era stato osservato cedere involucri in cambio di denaro. La successiva perquisizione personale e domiciliare aveva portato al sequestro di:

* Quasi 300 dosi medie totali tra eroina e cocaina/crack.
* Oltre 2.200 euro in contanti, somma ritenuta incompatibile con il suo stato di disoccupazione.
* Sei telefoni cellulari.
* Un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua attività dovesse essere qualificata come spaccio lieve entità, data la modesta quantità di droga commerciata per singola cessione, e contestando la confisca dei telefoni cellulari.

Criteri per lo Spaccio Lieve Entità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo la tesi della lieve entità del tutto infondata. I giudici hanno sottolineato come la valutazione non possa limitarsi al singolo episodio di vendita, ma debba considerare l’intera attività del soggetto. Nel caso specifico, sono stati evidenziati diversi “indici sintomatici” che deponevano per un inserimento strutturale e non occasionale nel mercato dello spaccio:

1. Quantità e Qualità: Il possesso di quasi 300 dosi di droghe pesanti (eroina e cocaina) è stato ritenuto un dato ponderale che supera ampiamente le soglie compatibili con la lieve entità.
2. Mezzi e Professionalità: La disponibilità di un bilancino, materiale per il confezionamento e ben sei cellulari indica un’organizzazione stabile, finalizzata a mantenere contatti diffusi con fornitori e una vasta rete di clienti.
3. Guadagni: L’ingente somma di denaro, sproporzionata rispetto a qualsiasi reddito lecito, è stata considerata prova di guadagni consistenti derivanti da una continua attività di spaccio.
4. Precedenti Penali: L’imputato aveva plurimi precedenti specifici e ravvicinati nel tempo, un elemento che conferma la sua dedizione a tale attività illecita.

La Corte ha concluso che la compresenza di tutti questi elementi delinea un quadro di criminalità non marginale, ma di un’attività continuativa e professionale, escludendo così la possibilità di applicare l’ipotesi attenuata.

La Confisca dei Beni e lo Spaccio

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla confisca dei telefoni cellulari, è stato respinto. L’imputato aveva contestato la misura basandosi sull’art. 240 del codice penale (confisca ordinaria), ma la Corte d’Appello aveva correttamente applicato l’art. 240-bis c.p. (confisca per sproporzione).

Questa norma non richiede un legame diretto tra il bene e il reato, ma si fonda su due presupposti:

* La condanna per uno dei reati previsti dalla norma (tra cui lo spaccio).
* La sproporzione tra il valore dei beni posseduti e il reddito dichiarato o l’attività economica svolta, unita alla mancata giustificazione della loro lecita provenienza.

Poiché l’imputato era disoccupato e non ha fornito alcuna spiegazione legittima per il possesso di sei cellulari, la Corte ha ritenuto che questi beni fossero una “strumentazione utilizzata nell’attività delittuosa” e ne ha legittimamente disposto la confisca.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sul principio che la qualificazione di un fatto di spaccio come di “lieve entità” richiede una valutazione complessiva e non parziale. Non basta considerare la singola cessione, ma è necessario analizzare l’intera condotta, i mezzi utilizzati, i guadagni ottenuti e la personalità del reo. Nel caso di specie, la pluralità di indicatori negativi (quantità, professionalità, precedenti) ha reso impossibile riconoscere il carattere minore del fatto. La Corte ha inoltre chiarito la corretta applicazione della confisca per sproporzione, misura volta a colpire i patrimoni illeciti accumulati.

Conclusioni

La sentenza n. 8112/2024 rafforza un orientamento consolidato: per beneficiare dell’ipotesi di spaccio lieve entità, l’attività deve essere realmente marginale, occasionale e con una portata offensiva minima. La presenza di elementi che indicano professionalità, organizzazione e un inserimento stabile nel mercato della droga esclude categoricamente l’applicazione della norma di favore, portando a una condanna più severa e alla possibile confisca dei beni di cui non si possa giustificare la provenienza.

Quando un’attività di spaccio non può essere considerata di ‘lieve entità’?
Secondo la sentenza, lo spaccio non è di ‘lieve entità’ quando più fattori indicano un’attività professionale e strutturata. Tra questi: la detenzione di diverse droghe ‘pesanti’ per un totale di centinaia di dosi, il possesso di ingenti somme di denaro non giustificate, l’uso di numerosi cellulari e di strumenti professionali come bilancini di precisione, e la presenza di precedenti penali specifici.

La sola quantità di droga è sufficiente per escludere lo spaccio di lieve entità?
No, sebbene sia un indice fondamentale, la quantità deve essere valutata insieme a tutti gli altri elementi del caso concreto. La sentenza ribadisce la necessità di una ‘valutazione complessiva’ che consideri le modalità della condotta, i mezzi usati e l’organizzazione dello spacciatore. Tuttavia, un dato quantitativo che eccede ampiamente le soglie minime, come quasi 300 dosi, costituisce un forte indizio contro la lieve entità.

Perché i telefoni cellulari dell’imputato sono stati confiscati?
I telefoni sono stati confiscati in base all’istituto della ‘confisca per sproporzione’ (art. 240-bis c.p.). La Corte ha stabilito che, essendo l’imputato disoccupato e privo di redditi leciti, non poteva giustificare la legittima provenienza di un numero così elevato di cellulari. Questi sono stati quindi considerati ‘strumentazione utilizzata nell’attività delittuosa’ e acquisiti dallo Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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