LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spaccio lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. I giudici hanno confermato l’esclusione della fattispecie di spaccio lieve entità a causa della professionalità, della frequenza delle cessioni e del vasto bacino d’utenza, ritenendo la condotta non di minima offensività.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: I Criteri della Cassazione per Escluderlo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i criteri per distinguere lo spaccio di stupefacenti comune dalla fattispecie di spaccio lieve entità. Questa decisione offre importanti chiarimenti su come la professionalità e la sistematicità dell’attività criminale influenzino la qualificazione giuridica del reato e la conseguente pena. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna a sei anni di reclusione e 28.000 euro di multa, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato giudicato colpevole di spaccio di sostanze stupefacenti.

Contro la sentenza di secondo grado, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’errata qualificazione giuridica dei fatti, sostenendo che la sua condotta dovesse rientrare nella più mite ipotesi dello spaccio lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti.
2. Un’eccessiva determinazione dell’aumento di pena applicato per la continuazione tra i vari episodi di spaccio.

La Valutazione della Corte sulla Qualificazione del Reato

La Corte di Cassazione ha giudicato il ricorso inammissibile, ritenendo infondate entrambe le censure. Per quanto riguarda la qualificazione giuridica, i giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente valutato la complessità e la gravità della condotta dell’imputato.

Per escludere la fattispecie di spaccio lieve entità, sono stati considerati elementi decisivi:
* L’arco temporale: l’attività di spaccio si è protratta per un periodo significativo.
* La frequenza: le cessioni di droga erano numerose e costanti.
* Il bacino d’utenza: l’imputato riforniva un numero rilevante di acquirenti.
* Le modalità operative: l’agire dell’imputato denotava una certa professionalità e organizzazione.

Secondo la Suprema Corte, la combinazione di questi fattori dimostra un’offensività della condotta ben superiore a quella minima richiesta per poter qualificare il reato come di lieve entità.

L’Aumento di Pena per la Continuazione

Anche la seconda doglianza, relativa all’aumento di pena per la continuazione, è stata respinta come manifestamente infondata. La Corte ha osservato che l’aumento di soli due anni di reclusione era del tutto congruo e contenuto, a fronte di decine di singoli episodi di cessione di stupefacenti, ciascuno penalmente rilevante. Pertanto, i giudici di merito non hanno abusato del loro potere discrezionale nel determinare la sanzione, ma hanno correttamente ponderato la gravità e la serialità dei fatti commessi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile poiché entrambe le censure sollevate erano prive di fondamento. La decisione dei giudici di merito di escludere l’ipotesi di spaccio lieve entità era basata su una valutazione complessiva e logica della condotta, in linea con la giurisprudenza consolidata. La sistematicità e la professionalità dell’attività di spaccio sono state correttamente interpretate come indici di una gravità incompatibile con la fattispecie attenuata. Allo stesso modo, la quantificazione della pena è stata ritenuta proporzionata alla pluralità di reati uniti dal vincolo della continuazione. Di conseguenza, non sussistendo alcuna violazione di legge o vizio di motivazione, il ricorso è stato rigettato con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione riafferma un principio fondamentale: la qualificazione di un fatto di spaccio come di lieve entità non dipende solo dalla quantità di droga ceduta in un singolo episodio, ma da un’analisi globale dell’attività del reo. La durata nel tempo, la frequenza delle cessioni, l’ampiezza del giro d’affari e le modalità organizzate sono elementi che, se presenti, portano a escludere il beneficio di una pena più mite. La decisione consolida l’orientamento secondo cui la professionalità nel commettere il reato è un fattore determinante per valutarne la gravità.

Quando è possibile qualificare lo spaccio di droga come ‘lieve entità’?
L’ipotesi di lieve entità può essere riconosciuta solo quando la condotta, nel suo complesso, presenta una minima offensività. Secondo questa ordinanza, elementi come la frequenza elevata delle cessioni, un lungo arco temporale, un vasto bacino di clienti e modalità operative professionali escludono tale qualificazione.

Perché la Cassazione ha ritenuto corretto l’aumento di pena per la continuazione?
La Corte ha considerato l’aumento di due anni di reclusione proporzionato e non frutto di un abuso di potere discrezionale, dato che all’imputato erano stati attribuiti decine di singoli episodi di spaccio, ciascuno dei quali costituiva un reato.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, richiamato nell’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna della parte che lo ha proposto al pagamento delle spese del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati