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Spaccio lieve entità: no se c’è organizzazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, negando la qualificazione di spaccio lieve entità. La Corte ha stabilito che un’attività di spaccio organizzata, continuativa e difesa con armi, configurando una vera ‘piazza di spaccio’, non può essere considerata di lieve entità, anche se le singole cessioni riguardano modiche quantità di stupefacente.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio Lieve Entità: Non Basta la Piccola Cessione se c’è un’Organizzazione Criminale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19072/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di stupefacenti: la distinzione tra lo spaccio ordinario e lo spaccio lieve entità. La pronuncia chiarisce che, per ottenere la qualificazione di minore gravità, non è sufficiente considerare la quantità di droga ceduta in una singola occasione. È necessario un approccio globale che tenga conto dell’intero contesto criminale, inclusa l’eventuale presenza di una struttura organizzata.

Il Caso: Lo Spaccio Organizzato nel Bosco

Il caso esaminato riguarda un’intensa attività di spaccio di cocaina, eroina e hashish, gestita da un gruppo criminale in un’area boschiva. L’organizzazione operava con una precisa suddivisione dei ruoli: alcuni membri si occupavano dell’approvvigionamento e del recupero dei guadagni, mentre altri, tra cui il ricorrente, erano dediti alla vendita al dettaglio. Questo gruppo di spacciatori operava in modo continuativo, permanendo per settimane nei luoghi di spaccio, che venivano controllati e difesi anche con l’uso di armi.
L’appartenenza del ricorrente al gruppo è stata provata attraverso immagini di fototrappole e intercettazioni ambientali, che lo hanno mostrato come membro attivo della ‘batteria’ di spaccio.

La Tesi Difensiva e la Questione dello Spaccio Lieve Entità

La difesa del ricorrente aveva chiesto l’annullamento della misura di custodia cautelare in carcere, sostenendo che il fatto dovesse essere qualificato come reato di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La richiesta si basava sulla presunta rudimentalità della forma organizzativa, sulla quantità modesta delle singole cessioni, sui guadagni contenuti e sulla limitatezza temporale delle condotte. In sostanza, si tentava di far leva sul singolo episodio di vendita piuttosto che sull’attività nel suo complesso.

L’Analisi della Cassazione sullo Spaccio di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale della Libertà. I giudici hanno ribadito che la valutazione sulla lieve entità del fatto non può essere frammentaria, ma deve derivare da un’analisi unitaria e globale.

La Valutazione Globale del Fatto

Il Collegio ha sottolineato che, per escludere lo spaccio lieve entità, sono determinanti alcuni indici sintomatici della gravità della condotta. Nel caso specifico, sono stati considerati decisivi:

* La diversità delle sostanze cedute (cocaina, eroina, hashish).
* La continuità e la sistematicità dell’attività illecita, svolta in più punti di spaccio.
* La presenza di un’organizzazione strutturata con una chiara ripartizione dei compiti.
* L’uso di armi per la difesa e il controllo del territorio.

Questi elementi, nel loro insieme, delineano un quadro di una vera e propria ‘piazza di spaccio’, incompatibile con la nozione di lieve entità.

L’Irrilevanza della Quantità della Singola Cessione

La sentenza chiarisce un principio fondamentale: la quantità di stupefacente ceduta in una singola transazione non è l’unico né il più importante parametro. Se la singola cessione di modica quantità è solo una manifestazione di una più ampia e comprovata capacità dell’autore di diffondere sostanze stupefacenti in modo non episodico, la qualificazione di lieve entità deve essere esclusa. La valutazione deve considerare la capacità offensiva complessiva della condotta, che in questo caso era amplificata dall’organizzazione e dalla stabilità del commercio illecito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità affermando che il ricorso non contestava vizi di legittimità, ma mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale del riesame aveva correttamente applicato i principi consolidati della giurisprudenza, fornendo una motivazione logica e coerente. La reiterazione di condotte di cessione, inserita in un contesto organizzato che gestisce una stabile ‘piazza di spaccio’ e fa uso di armi, costituisce un quadro fattuale che esclude radicalmente la possibilità di riconoscere la lieve entità del fatto. La pericolosità della condotta, valutata globalmente, era tale da giustificare pienamente la misura cautelare e la qualificazione giuridica più grave.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di stupefacenti. Per gli operatori del diritto e per gli imputati, emerge una chiara indicazione: per invocare con successo l’ipotesi dello spaccio lieve entità, non basta dimostrare la modicità delle singole vendite. È necessario provare che l’intera attività illecita, considerata in tutti i suoi aspetti (mezzi, modalità, organizzazione, continuità), sia di portata contenuta. La presenza di una struttura organizzata, anche se rudimentale, e l’uso di armi sono elementi che, quasi automaticamente, portano a escludere la fattispecie di minore gravità, con conseguenze significative sul piano sanzionatorio e cautelare.

Una serie di piccole cessioni di droga può essere qualificata come spaccio di lieve entità?
Non necessariamente. Secondo la sentenza, se le piccole cessioni sono parte di un’attività più ampia, continuativa e organizzata, il reato non può essere considerato di lieve entità. La valutazione deve essere globale e unitaria.

Quali elementi escludono la qualificazione di spaccio di lieve entità?
La sentenza indica diversi elementi, tra cui: un’organizzazione strutturata con divisione dei ruoli, la continuità e sistematicità dell’attività, la varietà delle sostanze stupefacenti trattate e, in particolare, l’uso di armi per controllare e difendere l’attività di spaccio.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti per decidere se uno spaccio è di lieve entità?
No. La Corte di Cassazione non può effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice di merito sia logica e legalmente corretta, senza entrare in una nuova valutazione delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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