Spaccio in carcere: la Cassazione conferma condanna e chiarisce i limiti del ricorso
L’introduzione e lo spaccio in carcere di sostanze stupefacenti rappresentano un reato di particolare gravità, che mette a rischio la sicurezza e l’ordine degli istituti penitenziari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, confermando la condanna di un detenuto e chiarendo i confini tra la valutazione dei fatti, di competenza dei giudici di merito, e il controllo di legittimità proprio della Suprema Corte.
I Fatti del Caso: Droga nel Locker della Casa Circondariale
Un detenuto, autorizzato a svolgere attività di pulizia all’interno del penitenziario, è stato condannato per aver detenuto, ai fini di spaccio, un quantitativo di cocaina e hashish. La sostanza era stata rinvenuta all’interno dell’armadietto che utilizzava per riporre gli attrezzi da lavoro.
La dinamica dei fatti, ricostruita nel corso del processo, è apparsa chiara: gli agenti di polizia penitenziaria avevano notato un involucro sospetto nel cestino dei rifiuti del bagno femminile, adiacente alla sala colloqui. Poco dopo un incontro del detenuto con la madre e il cognato, l’involucro era sparito dal cestino per poi essere ritrovato, appunto, nel suo armadietto. La perquisizione effettuata su un altro detenuto, che aveva anch’egli avuto un colloquio, aveva dato esito negativo, indirizzando così i sospetti in modo univoco.
I Motivi del Ricorso in Cassazione
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Errata affermazione di responsabilità: contestazione della ricostruzione dei fatti e della valutazione delle prove.
2. Mancato riconoscimento del fatto di lieve entità: richiesta di applicare la fattispecie attenuata prevista dal comma 5 dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: lamentela per il trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivamente severo.
4. Mancato riconoscimento della continuazione: richiesta di unificare la pena con quella di una precedente condanna, in virtù di un presunto medesimo disegno criminoso.
L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso sullo spaccio in carcere è Inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi di ricorso inammissibili, ritenendo che le doglianze formulate non rientrassero tra quelle esaminabili in sede di legittimità, ma si collocassero sul piano del merito, già adeguatamente vagliato dai giudici dei precedenti gradi di giudizio.
La Ricostruzione dei Fatti e la Responsabilità Penale
Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudice di legittimità non può effettuare una nuova valutazione delle prove. Può solo verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non contraddittoria. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una ricostruzione precisa e dettagliata, basata su elementi fattuali concreti, rendendo la sua decisione incensurabile in Cassazione.
L’Esclusione del Fatto di Lieve Entità nello spaccio in carcere
Anche la richiesta di derubricare il reato a fatto di ‘lieve entità’ è stata respinta. I giudici hanno valorizzato due elementi cruciali: le modalità della condotta, sintomatiche di una personalità refrattaria alle regole (introdurre droga in un carcere), e l’entità ponderale dello stupefacente. Con 95,22 grammi di hashish (pari a 664 dosi medie) e 11,51 grammi di cocaina (44 dosi medie), era impossibile considerare il fatto come minore. Inoltre, non era emerso che l’imputato fosse un tossicodipendente, escludendo quindi l’ipotesi di un uso personale.
Il Diniego delle Attenuanti e della Continuazione
La Corte ha ritenuto adeguatamente motivato anche il diniego delle attenuanti generiche, basato sui precedenti penali del ricorrente e sull’assenza di elementi positivi da valorizzare. Allo stesso modo, è stata respinta la richiesta di applicare la continuazione, poiché la condotta precedente risaliva a due anni prima e non vi era alcuna prova di un unico disegno criminoso che collegasse i due episodi.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Il suo compito è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali. Se la sentenza d’appello presenta una motivazione congrua, esauriente e logicamente coerente, come in questo caso, le conclusioni a cui è giunta non possono essere messe in discussione. La Corte ha ritenuto che tutte le decisioni dei giudici di merito fossero sorrette da un iter logico-giuridico corretto e privo di vizi, rendendo il ricorso un mero tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti.
Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza
Questa pronuncia ribadisce la severità con cui l’ordinamento giuridico tratta lo spaccio in carcere. Le implicazioni sono chiare: introdurre sostanze stupefacenti in un istituto penitenziario è una condotta che, per le sue intrinseche modalità e per il contesto in cui si realizza, difficilmente potrà beneficiare di attenuanti o essere qualificata come di lieve entità, specialmente a fronte di quantitativi significativi. La decisione sottolinea inoltre l’importanza per la difesa di articolare i motivi di ricorso in Cassazione su vizi di legittimità (errori di diritto o motivazione illogica) piuttosto che su contestazioni fattuali, destinate quasi certamente a essere dichiarate inammissibili.
Quando la detenzione di droga in prigione può essere considerata spaccio e non fatto di lieve entità?
Secondo la Corte, non si può parlare di fatto di lieve entità quando la quantità di stupefacente è considerevole (nel caso specifico, centinaia di dosi) e le modalità della condotta, come l’introduzione della droga in un carcere, dimostrano una personalità intollerante alle regole, escludendo così la minima offensività del fatto.
È possibile ottenere le attenuanti generiche per un reato commesso durante la detenzione?
È molto difficile. La Corte ha confermato la decisione di negarle basandosi sui precedenti penali dell’imputato e sull’assenza di elementi positivi da valutare. Commettere un reato mentre si è già detenuti viene considerato un elemento negativo che ostacola la concessione di benefici.
Perché la Corte di Cassazione non ha riesaminato le prove del caso di spaccio in carcere?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o ricostruire i fatti, ma di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Poiché la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta adeguata, la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso su questo punto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11869 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11869 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 01/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CALTANISSETTA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 24/05/2023 della CORTE APPELLO di CALTANISSETTA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
y
NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata con è stato condannato per il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4, d.P.R.309/1990 per ave all’interno della Casa circondariale di Caltanissetta, all’interno di un armadietto o attrezzi di pulizia che era ammesso a svolgere, sostanza stupefacente del tipo cocaina al fine di spaccio. Con il primo motivo di ricorso, il ricorrente lamenta violazione di l della motivazione con riguarda all’affermazione della responsabilità; con il secondo lamenta il mancato riconoscimento dell’ipotesi di cui al comma quinto dell d.P.R.309/1990; con il terzo, lamenta omessa concessione delle circostanze attenuanti ge ed erronea contestazione della recidiva; con il quarto, di duole per il mancato ricon della continuazione.
Tutte le doglianze formulate esulano dal novero delle censure deducibili in legittimità, collocandosi sul piano del merito.
Il primo motivo di ricorso investe profili di valutazione della prova e di ricostr fatto riservati alla cognizione del giudice di merito, le cui determinazioni, al ri insindacabili in cassazione ove siano sorrette da motivazione congrua, esauriente ed dar conto dell’iter logico-giuridico seguito dal giudicante e delle ragioni del decisum. specie, dalle cadenze motivazionali della sentenza d’appello è enucleabile una ricostru fatti precisa e circostanziata, avendo i giudici di secondo grado preso in esame tutte l difensive ed essendo pervenuti alle loro conclusioni, in punto di responsabilità, att disamina completa ed approfondita delle risultanze processuali, in nessun modo censu sotto il profilo della razionalità, e sulla base di apprezzamenti di fatto non qualifica di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perciò insindacabili in questa sede, com dalle considerazioni formulate dal giudice a quo alle pagine 1 e 2 della sentenza laddove ha affermato che la sostanza stupefacente è stata rinvenuta al ‘interno dell’ ie…ove venivano riposti prodotti ed attrezzi per le pulizie, attività lavorativacu II ricorr all’interno della casa circondariale. L’involucro rinvenuto all’interno dell’armadietto precedenza visto dagli agenti di polizia penitenziaria all’interno del cestino per i trovava nel bagno femminile annesso alla sala colloqui per i familiari. Dalle risultanze p è emerso che il ricorrente aveva effettuato in quel giorno un colloquio con la madr cognato; subito dopo tale incontro gli agenti di polizia penitenziaria avevano avvistato del cestino l’involucro che poi7gera stato posizionato all’interno dell’armadietto. Anc detenuto, del pari ammesso al lavoro esterno, in quel giorno aveva effettuato un collo i propri familiari, ma tuttavia egli era stato sottoposto a perquisizione con esito agenti hanno dichiarato di aver visto l’involucro prima nel cestino dei rifiuti si femminile e poi, subito dopo il passaggio del ricorrente, avevano notato che tale invo sparito, ritenendo quindi che la sostanza in oggetto fosse riconducibile al ricorrente.
In ordine alla seconda censura, la Corte d’appello ha evidenziato ;te complessive m del fatto in relazione ai mezzi alle modalità in cui lo stupefacente era stata introdott dell’istituto penitenziario, sintomatiche di una personalità intollerante alle regole osserva che l’involucro conteneva grammi 95,22 di hashish pari a 664 dosi singole m grammi 11,51 di cocaina pari a 44 dosi singole medie. Non risulta neppure che l’imput tossicodipendente. Elemento che, considerato unitamente alla entità ponderale stupefacente porttad escludere che la sostanza fosse detenuta per uso personale e ch possa essere ritenuti di lieve entità.
Considerato che anche le determinazioni del giudice di merito in ordine al trat sanzionatorío sono insindacabili in cassazione ove siano sorrette da motivazione esente logico-giuridici. Nel caso di specie, la motivazione della sentenza impugnata è senz ritenersi adeguata, avendo la Corte territoriale fatto riferimento ai precedenti pe gravato il ricorrente nonché all’assenza di elementi positivi valorizzabili ai fini dell delle circostanze attenuanti generiche, condividendo, in quanto proporzionata ed adeg statuizione del primo giudice in ordine al trattamento sanzionatorio.
Anche le determinazioni del giudice di merito in ordine al riconoscimento della contin tra i reati in contestazione e una precedente condanna sono insindacabili in cassazione sorrette da motivazione congrua, esente da vizi logico-giuridici ed idonea a dar co ragioni del decisum. Nel caso di specie, la motivazione del giudice d’appello è sen ritenersi adeguata, avendo la Corte territoriale fatto riferimento all’insussistenza di possano indurre a ritenere l’unicità del disegno criminoso, in quanto la precedente con la quale è stata riportata condanna risale a due anni prima rispetto quella in contes quanto non sussistono elementi che lasciano thelagiarg i i supporre che il ricorrente, pur essendo ristretto presso un istituto penitenziario avrebbe posto in essere in costanza di detenz condotte illecite.
Rilevato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricor pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cass ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese proc e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Il Consigliere estensore
Così deciso in Roma, il 1° dicembre 2023