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Spaccio e resistenza: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per spaccio di stupefacenti di lieve entità e resistenza a pubblico ufficiale. I motivi del ricorso sono stati giudicati manifestamente infondati e generici, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio e Resistenza: Perché la Cassazione ha Dichiarato Inammissibile il Ricorso

Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione affronta un caso di spaccio e resistenza a pubblico ufficiale, confermando la condanna e dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione sottolinea un principio fondamentale del processo penale: i motivi di ricorso per Cassazione devono essere specifici e non meramente ripetitivi di questioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato dalla Corte d’Appello di Bari per due reati. Il primo era il delitto di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, riqualificato come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Le prove a suo carico erano significative: la suddivisione della marijuana in sessanta dosi pronte per la vendita e la presenza di oltre mille euro in contanti nelle immediate vicinanze. Il secondo reato era quello di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale, per aver ostacolato e interrotto le attività di perquisizione della polizia giudiziaria.

I Motivi del Ricorso e la loro Infondatezza

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, tutti respinti dalla Corte Suprema.

La contestazione sul reato di spaccio e resistenza a pubblico ufficiale

I primi due motivi contestavano la responsabilità per il reato di spaccio. La Cassazione li ha definiti ‘manifestamente infondati’ e ‘riproduttivi’ di censure già adeguatamente respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva già chiarito come la suddivisione in dosi e il denaro contante fossero elementi inequivocabili della destinazione allo spaccio. Analogamente, il motivo sulla resistenza a pubblico ufficiale è stato considerato una ‘inefficace reiterazione’, poiché la Corte territoriale aveva motivato correttamente la condanna sulla base della condotta complessiva del ricorrente, che aveva interrotto più volte le operazioni di polizia.

La richiesta di attenuanti e la censura sulla pena

Il ricorrente lamentava anche il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e di una specifica attenuante. La Corte ha dichiarato il motivo ‘generico’ e inammissibile, poiché la richiesta era stata avanzata in modo superficiale in appello e, per una delle attenuanti, non era stata neppure oggetto del precedente gravame. Infine, anche la critica al trattamento sanzionatorio è stata giudicata infondata, ritenendo la pena (calcolata partendo da una base di poco superiore al minimo edittale per il reato più grave) del tutto congrua e ben motivata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ribadisce principi consolidati della procedura penale. Un ricorso in sede di legittimità non può essere una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate e rigettate in appello. I motivi devono essere specifici, indicare con precisione le violazioni di legge o i vizi di motivazione del provvedimento impugnato e non possono mirare a ottenere una nuova valutazione dei fatti, che è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Nel caso di specie, i motivi erano vaghi, ripetitivi o introducevano questioni nuove, violando così le regole che disciplinano il giudizio di Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha conseguenze pratiche chiare: il ricorso è stato dichiarato inammissibile e la condanna è diventata definitiva. Il ricorrente è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questo caso serve da monito: un’impugnazione in Cassazione richiede un’elevata specializzazione tecnica e deve basarsi su vizi giuridici concreti e ben argomentati. In assenza di tali requisiti, il ricorso è destinato a un esito negativo, con l’ulteriore aggravio di costi per il ricorrente.

Perché il ricorso per l’accusa di spaccio è stato ritenuto infondato?
La Corte ha ritenuto i motivi manifestamente infondati e ripetitivi di argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva evidenziato prove chiare della destinazione allo spaccio, come la suddivisione della sostanza in 60 dosi e la presenza di oltre mille euro in contanti.

Qual è la ragione dell’inammissibilità della richiesta di circostanze attenuanti?
La richiesta è stata giudicata generica e formulata in modo superficiale nei motivi d’appello. Inoltre, una delle attenuanti invocate non era nemmeno stata oggetto di censura nel precedente grado di giudizio, rendendola una questione nuova e, quindi, inammissibile in Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità rende la sentenza di condanna definitiva. Il ricorrente è obbligato a scontare la pena e viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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