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Spaccio di stupefacenti: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti. L’impugnazione è stata rigettata perché riproponeva le stesse censure di merito già esaminate in appello. La condanna è stata confermata sulla base della cospicua quantità di marijuana (103 dosi), del possesso di un bilancino di precisione e della condotta dell’imputato, ritenuti elementi sufficienti a provare la finalità di spaccio. Negata anche l’applicazione della non punibilità per tenuità del fatto e le attenuanti generiche.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Stupefacenti: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini del proprio giudizio in materia di spaccio di stupefacenti, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato. La decisione offre importanti spunti sulla valutazione delle prove, come la quantità di droga e il possesso di un bilancino, e sui limiti del riesame dei fatti in sede di legittimità. Analizziamo insieme questo caso per capire le ragioni dietro la conferma della condanna.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato giudicato colpevole per il reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.

I fatti contestati erano chiari: durante un controllo, l’uomo, alla vista dei Carabinieri, si era nascosto all’interno di un locale, cercando di occultare qualcosa. La successiva perquisizione aveva portato alla scoperta di un quantitativo di marijuana corrispondente a 103 dosi medie singole e di un bilancino di precisione perfettamente funzionante. Sulla base di questi elementi, i giudici di merito avevano ritenuto provata la responsabilità penale.

Le Ragioni del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la sentenza di appello su tre fronti principali:
1. Vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la motivazione della condanna fosse illogica e contrastata da una tesi alternativa, in particolare data l’assenza di altri indici tradizionali di spaccio.
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
3. Diniego delle attenuanti generiche: Si criticava il rifiuto di concedere le attenuanti generiche, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello viziata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione per l’Inammissibilità del Ricorso per Spaccio di Stupefacenti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, fornendo una motivazione chiara che riafferma principi consolidati della procedura penale.

Limiti del Giudizio di Legittimità

Il motivo principale dell’inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso, di fatto, riproponeva le medesime censure già avanzate e respinte dalla Corte di Appello. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di un controllo sulla legittimità della decisione. Non è possibile, quindi, chiedere ai giudici di legittimità una nuova e diversa lettura delle prove, come la tesi alternativa proposta dalla difesa.

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello del tutto congrua e non manifestamente illogica. Gli elementi valorizzati dai giudici di merito – la condotta elusiva dell’imputato, la notevole quantità di sostanza stupefacente (103 dosi) e il possesso del bilancino di precisione – sono stati considerati un argomento “adeguato e solido” per fondare l’affermazione di responsabilità penale per spaccio di stupefacenti.

Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche la doglianza relativa all’art. 131-bis c.p. è stata giudicata inammissibile. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici d’appello, secondo cui la particolare tenuità del fatto non poteva essere riconosciuta a causa di due elementi ostativi:
Il quantitativo di stupefacente: Considerato tale da consentire la cessione a una platea di consumatori “piuttosto ampia”.
La condotta: Il tentativo di nascondere la sostanza, mai consegnata spontaneamente, è stato valutato negativamente.

Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, la Corte ha ritenuto incensurabile anche la decisione di negare le attenuanti generiche. La motivazione della Corte d’Appello, basata sull’insufficienza del solo dato dell’assenza di precedenti penali (incensuratezza) e sulla mancanza di un comportamento collaborativo da parte dell’imputato, è stata giudicata corretta e adeguatamente giustificata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un appello mascherato, volto a ottenere una riconsiderazione dei fatti già logicamente valutati dai giudici di merito. Elementi oggettivi come la quantità della droga, il suo frazionamento e il possesso di strumenti come il bilancino di precisione costituiscono prove solide per affermare la responsabilità per il reato di spaccio di stupefacenti. Inoltre, la gravità della condotta e l’entità della sostanza detenuta sono fattori determinanti che possono precludere l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e le attenuanti generiche.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo per spaccio di stupefacenti?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove. Può solo controllare se la motivazione dei giudici precedenti è logica e corretta dal punto di vista legale. Riproporre le stesse argomentazioni fattuali, già esaminate nei gradi di merito, rende il ricorso inammissibile.

Il possesso di un bilancino di precisione e di una grande quantità di droga sono sufficienti per una condanna per spaccio?
Sì, secondo questa ordinanza, la quantità della sostanza (in questo caso 103 dosi medie), insieme a uno strumento tipico per il confezionamento come un bilancino di precisione funzionante, costituiscono argomenti adeguati e solidi per affermare la responsabilità penale per il reato di spaccio.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non è stata applicata a causa del notevole quantitativo di stupefacente sequestrato, ritenuto sufficiente per una platea di consumatori piuttosto ampia, e della condotta tenuta dall’imputato, che ha attivamente cercato di nascondere la sostanza. Questi elementi sono stati considerati indicativi di una gravità del fatto non compatibile con la ‘particolare tenuità’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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