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Spaccio di minore gravità: quando viene escluso?

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza che negava l’applicazione dell’ipotesi di spaccio di minore gravità a un indagato. Nonostante le singole cessioni fossero di modesta entità, la Corte ha valorizzato la pluralità delle condotte, la disponibilità di diverse droghe, lo spaccio da casa e il radicamento nel contesto criminale, ritenendo tali elementi incompatibili con la fattispecie attenuata.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di minore gravità: i Criteri di Valutazione della Cassazione

L’applicazione dell’ipotesi di spaccio di minore gravità, prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, rappresenta un punto cruciale in molti procedimenti penali in materia di stupefacenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini applicativi di questa norma, chiarendo che la valutazione non può limitarsi alla quantità di droga ceduta in ogni singolo episodio, ma deve considerare il contesto complessivo dell’attività illecita. Analizziamo la decisione per comprendere quali elementi ostacolano il riconoscimento di tale fattispecie attenuata.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Cosenza che disponeva gli arresti domiciliari per un soggetto indagato per una serie di cessioni di sostanze stupefacenti, nello specifico marijuana e hashish. L’indagato, tramite il suo difensore, presentava richiesta di riesame al Tribunale di Catanzaro, il quale confermava la misura cautelare. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento dell’ipotesi di spaccio di minore gravità e vizi procedurali relativi alla valutazione dei presupposti per la misura cautelare.

I Motivi del Ricorso: una Difesa a tutto campo

La difesa dell’indagato ha articolato il ricorso su due principali motivi di doglianza:

La Violazione della Norma sullo Spaccio di Minore Gravità

Il primo motivo si concentrava sulla presunta violazione dell’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990. Secondo il ricorrente, il Tribunale non avrebbe correttamente valutato gli elementi a favore del riconoscimento della minore gravità del fatto. Si sosteneva che la pluralità delle cessioni e la disponibilità di diverse tipologie di droghe non fossero, di per sé, elementi ostativi. Inoltre, si evidenziava l’assenza di una vera e propria organizzazione dedita allo spaccio e i quantitativi ceduti, definiti modesti, a fronte di prezzi contenuti confermati dagli stessi acquirenti.

Vizi di Motivazione sulla Misura Cautelare

Con il secondo motivo, venivano censurati vizi di motivazione e la violazione degli articoli 273 e seguenti del codice di procedura penale. La difesa lamentava che l’attività di indagine si fosse concentrata in un breve periodo (gennaio-febbraio 2021) e che le dichiarazioni di un acquirente, che estendevano l’attività di spaccio fino al 2023, fossero smentite dalle intercettazioni. Si contestava inoltre un riferimento errato alla commissione dei fatti durante una misura cautelare domiciliare, mentre l’indagato era sottoposto al solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. In definitiva, la misura degli arresti domiciliari veniva ritenuta sproporzionata rispetto alla reale consistenza dei fatti.

Le Motivazioni della Cassazione: la Visione d’Insieme Prevale sul Singolo Episodio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente. Le motivazioni della Suprema Corte offrono importanti chiarimenti sui criteri da adottare per la valutazione dello spaccio di minore gravità.

I giudici hanno innanzitutto qualificato il primo motivo di ricorso come inammissibile, in quanto si limitava a contrapporre una propria ricostruzione dei fatti a quella, logicamente motivata, del Tribunale. La Cassazione ha sottolineato che, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, l’esclusione della fattispecie di lieve entità non si basava solo sulla pluralità delle condotte e delle sostanze. Il Tribunale aveva, infatti, evidenziato una serie di elementi indicativi di una non trascurabile gravità del fatto:

1. Quantitativi non modesti: I quantitativi complessivi dei narcotici trattati non sono stati ritenuti irrilevanti.
2. Pronta disponibilità: L’indagato dimostrava di avere una costante e immediata disponibilità di stupefacenti da cedere.
3. Spaccio in casa: L’attività illecita si svolgeva presso l’abitazione, trasformata in una base logistica per lo spaccio.
4. Radicamento nel contesto criminale: Era emersa una protrazione e sistematicità dell’attività, indice di un inserimento stabile dell’indagato nel panorama criminale locale.

Questi elementi, considerati nel loro insieme, delineano un quadro ben diverso da quello di un’attività occasionale e marginale, giustificando pienamente l’esclusione del beneficio.

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Corte ha ritenuto che l’ordinanza impugnata avesse adeguatamente e logicamente motivato la necessità della misura cautelare per interrompere i rapporti illeciti che l’indagato intratteneva con ambienti criminali noti e frequentati.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio fondamentale: la valutazione per il riconoscimento dello spaccio di minore gravità non deve essere frammentaria e limitata al singolo episodio di cessione. È necessario, invece, un giudizio globale che tenga conto di tutti gli indicatori qualitativi e quantitativi del caso, come la professionalità dell’agente, la sistematicità delle cessioni, la disponibilità di mezzi e i suoi legami con l’ambiente criminale. La pluralità di cessioni, anche se di modesta entità, se inserita in un contesto di attività continuativa e organizzata, diventa un elemento decisivo per escludere la lieve entità del fatto.

Quando può essere esclusa l’ipotesi di spaccio di minore gravità?
L’ipotesi di minore gravità può essere esclusa quando, pur in presenza di singole cessioni di quantità modeste, la valutazione complessiva del fatto rivela elementi di maggiore allarme sociale. Secondo la sentenza, elementi come la non modesta quantità totale di narcotici, la pronta disponibilità, lo svolgimento dell’attività di spaccio in casa e un radicamento sistematico nel contesto criminale del territorio sono sufficienti a escludere tale fattispecie.

La vendita di più tipi di droga impedisce il riconoscimento della minore gravità?
Sebbene la sentenza non lo affermi come regola assoluta, la disponibilità di diverse tipologie di sostanze stupefacenti (in questo caso, marijuana e hashish) è uno degli elementi che, insieme ad altri, contribuisce a formare un quadro di maggiore gravità, allontanando il fatto dall’ipotesi lieve che presuppone un’attività più contenuta e meno strutturata.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso?
La Corte ha rigettato il ricorso perché ha ritenuto che i motivi presentati dalla difesa non costituissero una critica giuridica valida alla motivazione del provvedimento impugnato, ma si limitassero a proporre una diversa e alternativa lettura dei fatti. La Cassazione ha invece confermato che il Tribunale aveva correttamente e logicamente motivato la sua decisione, basandosi su una valutazione complessiva di tutti gli elementi indicativi di una non trascurabile gravità dell’attività di spaccio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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