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Spaccio di lieve entità: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo infondati i motivi relativi alla qualificazione del reato, al trattamento sanzionatorio e al mancato riconoscimento di attenuanti. I giudici hanno stabilito che le censure sulla pericolosità sociale e sulla mancata applicazione di sanzioni sostitutive costituivano critiche di merito non ammissibili in sede di legittimità.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di lieve entità: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21045 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità in materia di spaccio di lieve entità. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un imputato, confermando la condanna e delineando con precisione la distinzione tra questioni di diritto, uniche ammissibili in Cassazione, e questioni di merito, che non possono essere rivalutate.

Questo caso permette di analizzare come i giudici valutano la configurazione del reato continuato, il diniego delle attenuanti e la pericolosità sociale dell’imputato.

Il Percorso Giudiziario: Dal Primo Grado alla Cassazione

Il caso ha origine da una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte di Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva riqualificato i fatti come spaccio di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, rideterminando la pena in due anni di reclusione e 3.000 euro di multa. Nonostante la riqualificazione più favorevole, la difesa dell’imputato ha deciso di presentare ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso

Il difensore ha articolato il ricorso in cinque punti principali, contestando la sentenza d’appello sotto vari profili:

1. Erronea qualificazione giuridica: Le singole cessioni di droga avrebbero dovuto essere considerate come un’unica fattispecie di reato continuato e non come episodi autonomi.
2. Trattamento sanzionatorio: L’aumento di pena per la continuazione sarebbe stato eccessivo, chiedendo l’applicazione di aumenti minimi per ogni episodio successivo al primo.
3. Vizio di motivazione: La Corte d’Appello avrebbe errato nel non riconoscere l’attenuante della speciale tenuità del danno (art. 62, n. 4, c.p.) e nel negare la sospensione condizionale della pena.
4. Misura di sicurezza: La conferma dell’espulsione dal territorio nazionale era basata su un’errata valutazione della pericolosità sociale.
5. Sanzioni sostitutive: Mancata applicazione di sanzioni alternative alla detenzione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni dello spaccio di lieve entità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo una motivazione dettagliata per ciascun punto sollevato dalla difesa.

Sulla qualificazione del reato (Motivo I): Il motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. Dagli atti processuali emergeva chiaramente che erano stati contestati plurimi episodi di cessione di hashish a diversi acquirenti, configurando correttamente una pluralità di reati uniti dal vincolo della continuazione.

Sul calcolo della pena (Motivo II): Anche questo motivo è stato giudicato infondato. La Corte territoriale ha applicato correttamente l’art. 81 del codice penale sulla continuazione, giustificando l’aumento di pena ‘fino al triplo’ con l’elevato numero di episodi di spaccio contestati. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, non sindacabile in Cassazione se motivata logicamente, come in questo caso.

Sul diniego delle attenuanti (Motivo III): La motivazione della Corte d’Appello è stata considerata logica e non censurabile. Il diniego dell’attenuante della speciale tenuità è stato giustificato sulla base dell’elevato numero di cessioni, della frequenza e costanza dell’attività di spaccio, e del conseguimento di un lucro non trascurabile. Inoltre, l’imputato deteneva un numero apprezzabile di dosi già pronte per la vendita.

Sulla pericolosità sociale e le sanzioni sostitutive (Motivi IV e V): Questi motivi sono stati ritenuti inammissibili perché proponevano censure di merito. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. La Corte d’Appello aveva logicamente motivato l’elevata pericolosità sociale dell’imputato, sottolineando la sua abituale attività di spacciatore, portata avanti persino mentre si trovava agli arresti domiciliari. Per le stesse ragioni, era stato plausibilmente ritenuto che le sanzioni sostitutive non avrebbero raggiunto la necessaria finalità rieducativa.

Conclusioni

La sentenza ribadisce alcuni principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione delle norme. Le valutazioni del giudice di merito sulla gravità dei fatti, sulla personalità dell’imputato e sulla congruità della pena sono insindacabili se sorrette da una motivazione logica e coerente. In secondo luogo, nel contesto dello spaccio di lieve entità, elementi come la serialità delle condotte, il numero di acquirenti e la quantità di sostanza pronta alla vendita sono determinanti non solo per la qualificazione del reato, ma anche per escludere benefici come le attenuanti o le sanzioni alternative. La decisione conferma che un’attività di spaccio, seppur di lieve entità, ma condotta in modo sistematico e continuativo, rivela una pericolosità sociale che giustifica un trattamento sanzionatorio rigoroso.

Perché il ricorso per spaccio di lieve entità è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano in parte manifestamente infondati (come la qualificazione del reato e il calcolo della pena) e in parte costituivano censure di merito (come la valutazione della pericolosità sociale), che non possono essere esaminate dalla Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di errori di diritto.

Come viene calcolata la pena in caso di più episodi di spaccio?
Quando più episodi di spaccio sono legati da un medesimo disegno criminoso, si applica l’istituto della continuazione (art. 81 c.p.). Si parte dalla pena per il reato più grave e la si aumenta. L’entità dell’aumento è discrezionale per il giudice e può arrivare fino al triplo, specialmente in presenza di un numero elevato di episodi, come nel caso di specie.

Per quale motivo non è stata concessa l’attenuante della speciale tenuità?
L’attenuante è stata negata perché, nonostante si trattasse di spaccio di lieve entità, la condotta complessiva non è stata ritenuta di particolare tenuità. I giudici hanno considerato l’elevato numero di cessioni, la frequenza e la costanza dell’attività illecita, il lucro conseguito e il possesso di un numero significativo di dosi pronte per la vendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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