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Spaccio di lieve entità: quando non si applica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per detenzione di hashish, marijuana e cocaina. La richiesta di qualificare il reato come spaccio di lieve entità è stata respinta, poiché la Corte ha ritenuto che la varietà delle sostanze, la quantità (170 grammi di hashish), le modalità professionali di trasporto e il complessivo giro d’affari indicassero un’attività criminale non modesta, incompatibile con l’ipotesi di minima offensività richiesta dalla norma.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: La Cassazione Traccia la Linea di Demarcazione

L’applicazione della fattispecie di spaccio di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del D.P.R. 309/90, rappresenta uno dei temi più dibattuti nella giurisprudenza in materia di stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’analisi puntuale dei criteri che distinguono il piccolo spaccio da un’attività criminale più strutturata. Il caso esaminato riguarda la condanna di un soggetto per la detenzione di diverse tipologie di droga, la cui difesa mirava a ottenere il riconoscimento della minore gravità del fatto.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di due anni e sei mesi di reclusione e 6.000 euro di multa per la detenzione ai fini di spaccio di hashish, marijuana e cocaina. In particolare, la contestazione riguardava, tra le altre cose, il possesso di 170 grammi lordi di hashish. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che i fatti avrebbero dovuto essere qualificati come spaccio di lieve entità, in virtù di una valutazione complessiva dei profili ponderali, delle modalità della condotta e del giro d’affari.

La Valutazione dello Spaccio di Lieve Entità

La questione centrale ruota attorno all’interpretazione dei parametri indicati dalla legge per riconoscere la lieve entità del fatto. Questi includono i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione, nonché la qualità e quantità delle sostanze. La giurisprudenza, in particolare quella delle Sezioni Unite della Cassazione, ha consolidato il principio secondo cui tale attenuante può essere concessa solo in ipotesi di “minima offensività penale della condotta”. Questo significa che il giudice deve compiere una valutazione globale di tutti gli indici. L’ordinanza in esame ribadisce con forza questo approccio, sottolineando come anche un solo elemento negativo possa essere sufficiente a escludere la lieve entità.

Le Motivazioni della Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e non in grado di confutare la solida motivazione della sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno evidenziato come il giudice di merito avesse correttamente valutato tutti gli elementi a disposizione. Non si è limitato al solo dato ponderale dei 170 grammi di hashish, ma ha considerato un quadro indiziario più ampio e complesso. Gli elementi decisivi che hanno portato a escludere lo spaccio di lieve entità sono stati:

* L’eterogeneità delle sostanze: la detenzione contemporanea di droghe diverse (hashish, marijuana e cocaina) è stata interpretata come un indicatore di un’offerta variegata e, quindi, di un’attività di spaccio non occasionale.
* Le modalità di trasporto: il trasporto dell’hashish all’interno di una borsa termica è stato ritenuto un accorgimento che denota un carattere professionale e organizzato, volto a eludere i controlli e a gestire quantitativi non trascurabili.
* Il numero di dosi ricavabili: la quantità di sostanza era tale da poter essere frazionata in un numero significativo di dosi, suggerendo una capacità diffusiva notevole.
* Il denaro contante: il rinvenimento di somme di denaro è stato considerato un ulteriore indizio di una florida attività commerciale.

La Corte ha concluso che l’insieme di questi fattori delineava un’attività di smercio non riconducibile al “piccolo spaccio”, ma a una capacità di rifornimento di livello superiore, supportata dalla conoscenza di canali specifici e da una notevole capacità diffusiva. Di conseguenza, la condotta non poteva essere considerata di lieve offensività.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso: la valutazione per il riconoscimento dello spaccio di lieve entità deve essere complessiva e non atomistica. Un singolo elemento, se particolarmente significativo (come la modalità professionale o un quantitativo rilevante), può assorbire ogni altra considerazione e giustificare l’esclusione dell’ipotesi meno grave. La decisione serve da monito: non è sufficiente appellarsi a un singolo aspetto favorevole; è necessario che l’intera condotta, analizzata in ogni suo aspetto, dimostri una minima offensività per il bene giuridico tutelato, ovvero la salute pubblica.

Quando un’attività di spaccio può essere considerata di ‘lieve entità’?
Un’attività di spaccio può essere considerata di lieve entità solo quando presenta una minima offensività penale. La valutazione viene fatta dal giudice considerando complessivamente tutti gli elementi del caso, come i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, oltre alla qualità e quantità delle sostanze.

La sola quantità di droga è sufficiente a escludere lo spaccio di lieve entità?
Sì, secondo la giurisprudenza citata nell’ordinanza, anche un solo elemento negativo, come una quantità di droga non trascurabile, può essere sufficiente a escludere l’ipotesi di reato di lieve entità, assorbendo ogni altra considerazione potenzialmente favorevole.

Quali elementi, oltre alla quantità, ha considerato la Corte per negare la lieve entità nel caso di specie?
La Corte ha considerato l’eterogeneità delle sostanze (hashish, marijuana e cocaina), il numero di dosi ricavabili, il denaro contante rinvenuto e, in particolare, le modalità di trasporto definite ‘professionali’ (l’uso di una borsa termica), che indicavano un’attività di spaccio organizzata e non modesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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