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Spaccio di lieve entità: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di droga, che chiedeva la riqualificazione del reato in spaccio di lieve entità. La Corte ha ritenuto che l’ingente quantitativo di cocaina (pari a 961 dosi) e le modalità professionali del trasporto (auto a noleggio e droga occultata nel cruscotto) siano incompatibili con l’ipotesi di reato minore, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: Quando Quantità e Modalità Escludono l’Ipotesi Minore

La distinzione tra traffico di sostanze stupefacenti e spaccio di lieve entità rappresenta uno dei nodi cruciali del diritto penale in materia di droga. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti fondamentali sui criteri che escludono l’applicazione della fattispecie meno grave, soffermandosi in particolare sulla quantità della sostanza e sulle modalità della condotta. Il caso analizzato riguarda un uomo condannato per la detenzione e il trasporto di un considerevole quantitativo di cocaina.

I Fatti del Caso: Trasporto di Cocaina e Condanna

L’imputato era stato condannato in giudizio abbreviato a una pena di due anni e otto mesi di reclusione e 12.000 euro di multa per il reato di cui all’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/1990. Egli era stato trovato in possesso di 300 grammi di cocaina, con un principio attivo sufficiente a ricavare ben 961 dosi medie singole. La sostanza era trasportata all’interno di un’automobile presa a noleggio, occultata con perizia tramite la manomissione di una parte in plastica del cruscotto, dopo un viaggio di centinaia di chilometri.

Il Ricorso in Cassazione e la Richiesta di Riqualificazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. La sua tesi difensiva si basava sulla richiesta di riqualificare il reato nella fattispecie di spaccio di lieve entità, prevista dal comma 5 dello stesso articolo 73, che comporta un trattamento sanzionatorio decisamente più mite.
Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero correttamente valutato gli elementi a favore di una minore gravità del fatto.

Le Motivazioni della Suprema Corte sullo spaccio di lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e basata su principi consolidati.

L’Inammissibilità del Ricorso per Motivi di Fatto

In primo luogo, i giudici supremi hanno sottolineato che le censure mosse dall’imputato non erano ammissibili in sede di legittimità. Esse, infatti, si configuravano come ‘mere doglianze in punto di fatto’, ovvero tentativi di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa alla Corte di Cassazione. Il ricorso non presentava una critica specifica agli argomenti giuridici della sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre questioni già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

Gli Indici Rivelatori della Non Lieve Entità

Entrando nel merito della questione, la Corte ha spiegato perché il fatto non potesse in alcun modo essere considerato di lieve entità. La sentenza impugnata aveva correttamente valorizzato due elementi decisivi:
1. Il dato quantitativo: Il possesso di un quantitativo di cocaina da cui era possibile ricavare quasi mille dosi (961) è stato ritenuto di per sé un indice di notevole gravità, incompatibile con la nozione di ‘lieve entità’.
2. Le modalità della condotta: La pianificazione e l’organizzazione del trasporto, evidenziate dall’uso di un’auto a noleggio, dal lungo viaggio affrontato e, soprattutto, dall’occultamento professionale della droga nel cruscotto del veicolo, sono state considerate indicative di una spiccata capacità criminale e di un’operazione non estemporanea o marginale.

Le Conclusioni: Criteri Oggettivi per Escludere la Lieve Entità

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla lieve entità del fatto deve essere globale e basata su indici oggettivi, quali la quantità e qualità della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. In questo caso, sia il dato ponderale, di per sé già significativo, sia le modalità organizzate del trasporto hanno delineato un quadro di gravità tale da escludere categoricamente l’applicazione della norma più favorevole. La decisione conferma che un ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto, ma deve limitarsi a censure di legittimità sulla corretta applicazione della legge.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate erano ‘mere doglianze in punto di fatto’, ovvero tentavano di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività che non è consentita in sede di Cassazione. Il ricorrente non ha mosso critiche specifiche agli argomenti giuridici della sentenza precedente.

Quali elementi hanno impedito di classificare il reato come spaccio di lieve entità?
Due elementi principali hanno escluso la lieve entità: l’ingente quantitativo di cocaina detenuta (300 grammi, sufficienti per 961 dosi) e le modalità professionali della condotta (trasporto su lunga distanza con un’auto a noleggio e occultamento della droga in un vano manomesso del cruscotto).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso 3.000 euro) a favore della Cassa delle Ammende. La sentenza di condanna precedente diventa così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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