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Spaccio di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21265/2025, ha confermato la condanna per spaccio di sostanze stupefacenti, escludendo l’ipotesi di spaccio di lieve entità. La decisione si basa su una valutazione complessiva che ha tenuto conto della notevole quantità di droga (oltre 100 grammi di cocaina), del contesto organizzato dell’attività e della professionalità dimostrata dall’imputato. La Corte ha ribadito che anche un solo elemento di particolare gravità è sufficiente per negare la qualificazione del reato come di lieve entità.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: I Criteri della Cassazione per Escluderlo

La qualificazione di un reato di spaccio di sostanze stupefacenti come spaccio di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, rappresenta uno snodo cruciale nel processo penale, potendo comportare una notevole riduzione della pena. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 21265 del 2025, offre importanti chiarimenti sui parametri utilizzati dai giudici per escludere tale ipotesi, sottolineando come anche un solo indicatore di gravità possa essere decisivo.

Il Caso in Esame: Dallo Spaccio alla Condanna

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per cessione continuata di sostanze stupefacenti (cocaina e hashish) e resistenza a pubblico ufficiale. La Corte d’Appello aveva confermato la decisione di primo grado, condannando l’imputato a una pena di cinque anni, otto mesi e venti giorni di reclusione, oltre a 24.000 euro di multa.

Gli elementi a carico dell’imputato erano significativi: la cessione di oltre 100 grammi di cocaina, sufficienti per confezionare circa 300 dosi, una considerevole somma di denaro (1430 euro), appunti manoscritti con nomi e cifre riconducibili all’attività di spaccio e una rocambolesca fuga sui tetti al momento dell’intervento delle forze dell’ordine. Questi fattori avevano convinto i giudici di merito che l’attività non fosse occasionale, ma inserita in un circuito criminale strutturato e professionale.

I Motivi del Ricorso e lo Spaccio di Lieve Entità

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre argomenti principali:

1. La mancata acquisizione di una sentenza relativa a un coimputato, giudicato separatamente, al quale era stata riconosciuta l’ipotesi di lieve entità per gli stessi fatti.
2. La richiesta di riqualificare il reato in spaccio di lieve entità, sostenendo che l’imputato fosse un semplice spacciatore al minuto e non parte di un’organizzazione complessa.
3. La contestazione del diniego delle circostanze attenuanti generiche e dell’applicazione della recidiva.

La Valutazione della Cassazione sulla Configurazione del Reato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte e fornendo una chiara analisi dei criteri per la valutazione della lieve entità del fatto.

La non decisività della sentenza del coimputato

In primo luogo, i giudici hanno stabilito che la sentenza emessa in un procedimento separato a carico di un coimputato non è vincolante. Ogni processo si basa sulle prove raccolte al suo interno e il giudice ha il dovere di valutarle autonomamente. La richiesta di acquisire l’altra sentenza è stata quindi considerata superflua, poiché l’istruttoria del processo in esame era già completa e sufficiente per decidere.

I parametri per escludere lo spaccio di lieve entità

Il punto centrale della sentenza riguarda la corretta qualificazione giuridica del fatto. La Corte ha confermato la bontà del ragionamento dei giudici di merito, che hanno escluso l’ipotesi lieve basandosi su una valutazione complessiva di indicatori oggettivi, tra cui:

* Dato quantitativo: La quantità di cocaina (oltre 100 grammi) è stata ritenuta un elemento di per sé significativo.
* Numero di dosi: La possibilità di ricavare circa 300 dosi medie ha evidenziato la portata non trascurabile dell’attività.
* Contesto organizzato: La presenza simultanea di droga, di una cospicua somma di denaro e di appunti contabili è stata interpretata come prova di un’attività strutturata e non occasionale.
* Professionalità e astuzia: Le modalità della cessione e la fuga pianificata per eludere il controllo sono state viste come indici di una consolidata esperienza criminale.

La Corte ha richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui per escludere l’ipotesi di lieve entità è sufficiente che anche uno solo degli indici previsti dalla legge (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, qualità e quantità delle sostanze) risulti “negativamente assorbente”.

le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su un ragionamento logico e coerente con le risultanze processuali. I giudici hanno ritenuto che la valutazione complessiva compiuta dalla Corte d’Appello fosse analitica e completa, avendo considerato non solo la duplice tipologia di sostanza stupefacente, ma anche il possesso di denaro, il manoscritto con la contabilità e il contesto organizzato dell’attività. Tale quadro probatorio delineava un vero e proprio “rendiconto giornaliero” di un’attività illecita ben avviata, incompatibile con la minima offensività richiesta per l’ipotesi di lieve entità. Anche la decisione sulla recidiva è stata confermata, in quanto basata sulla progressione criminale dell’imputato, caratterizzata da reati gravi come estorsione e associazione per delinquere, che denotano una spiccata pericolosità sociale.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un fatto come spaccio di lieve entità richiede un’analisi globale e non frammentaria di tutti gli elementi. La presenza di indicatori di significativa gravità, come un’ingente quantità di droga o un’evidente organizzazione dell’attività, preclude l’applicazione della norma più favorevole. Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale che mira a distinguere nettamente le condotte di spaccio marginali da quelle che, pur non rientrando nella grande criminalità organizzata, mostrano un grado di professionalità e offensività tale da meritare una risposta sanzionatoria più severa. La decisione sottolinea inoltre l’autonomia di ogni giudizio, slegando il destino processuale di un imputato da quello di eventuali coimputati giudicati separatamente.

Una sentenza più favorevole per un coimputato in un processo separato può influenzare il mio processo?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’esito di un giudizio separato non ha alcun vincolo decisionale. Il giudice deve valutare autonomamente le prove presentate nel processo in corso.

Quali sono i criteri principali per escludere l’ipotesi di spaccio di lieve entità?
La Corte ha indicato che anche un solo elemento negativo può essere sufficiente. Nel caso specifico, sono stati decisivi: la notevole quantità di stupefacente (oltre 100 grammi di cocaina), il numero di dosi ricavabili (circa 300), il contesto organizzato (scambio di droga e denaro, appunti con nomi e cifre) e le modalità professionali dell’azione.

La recidiva viene applicata automaticamente in caso di precedenti penali?
No, la sua applicazione deve essere motivata. In questo caso, i giudici l’hanno ritenuta giustificata non solo per la presenza di precedenti, ma anche per la progressione criminale del reo, che aveva commesso reati sempre più gravi come estorsione e associazione per delinquere, indicando una maggiore pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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