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Spaccio di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di cocaina, escludendo la qualificazione del reato come spaccio di lieve entità. La decisione si fonda sulla notevole quantità di droga (circa 140 dosi), le modalità organizzate dell’attività e i precedenti penali del soggetto, confermando la necessità di una valutazione globale di tutti gli elementi del caso.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: La Cassazione Chiarisce i Criteri di Esclusione

L’ipotesi di spaccio di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, rappresenta una delle questioni più dibattute nelle aule di giustizia. Quando un’attività di spaccio può considerarsi ‘lieve’ e beneficiare di un trattamento sanzionatorio più mite? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre una risposta chiara, ribadendo la necessità di una valutazione complessiva che non si limiti alla sola quantità di droga sequestrata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per detenzione e cessione di cocaina. La sua posizione era aggravata dalla recidiva specifica, reiterata e infra-quinquennale. L’imputato, attraverso il suo difensore, aveva contestato la sentenza della Corte d’Appello, sostenendo che i giudici avessero errato nel non qualificare il reato come spaccio di lieve entità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno ritenuto la motivazione della sentenza impugnata del tutto logica e razionale, confermando la condanna e l’esclusione della fattispecie attenuata.

Le Motivazioni: Perché lo Spaccio non è di Lieve Entità?

La Corte ha basato la sua decisione su una valutazione globale di tutti gli elementi emersi durante il processo, in linea con l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite (sentenza Murolo n. 51063/2018). I fattori decisivi che hanno portato a escludere lo spaccio di lieve entità sono stati principalmente tre:

1. Il Criterio Quantitativo

La perquisizione aveva portato al rinvenimento di circa 140 dosi di cocaina. Un quantitativo ritenuto tutt’altro che modesto e incompatibile con una valutazione di minima offensività della condotta.

2. I Criteri Qualitativi e Operativi

Oltre alla droga, erano stati sequestrati materiale per il confezionamento e una somma di 1.000 euro in banconote di vario taglio. Questi elementi, secondo la Corte, dimostravano che l’imputato gestiva un’attività di spaccio strutturata e continuativa, capace di rifornire più clienti contemporaneamente, e non un’attività meramente occasionale.

3. Il Criterio Soggettivo

Infine, un peso determinante è stato attribuito ai significativi precedenti penali dell’imputato. La presenza di una recidiva specifica ha contribuito a delineare un quadro di pericolosità sociale e di propensione a delinquere che mal si concilia con la qualificazione di ‘lieve entità’ del fatto.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la valutazione per il riconoscimento dello spaccio di lieve entità non può essere frammentaria. Il giudice deve condurre un’analisi complessiva che tenga conto non solo della quantità di sostanza, ma anche delle modalità della condotta, dei mezzi impiegati e della personalità dell’autore del reato. La presenza simultanea di un ingente quantitativo di droga, di una struttura operativa organizzata e di precedenti specifici costituisce un ostacolo insormontabile all’applicazione della norma di favore.

Quando un fatto di spaccio non può essere considerato di ‘lieve entità’?
Un fatto di spaccio non può essere considerato di lieve entità quando l’analisi complessiva degli elementi rivela una significativa offensività. Nel caso di specie, sono stati determinanti la quantità di droga (circa 140 dosi di cocaina), le modalità operative (attività continuativa e organizzata con materiale per il confezionamento e 1.000 euro in contanti) e i precedenti penali dell’imputato.

Quali sono i criteri principali per la valutazione dello spaccio di lieve entità?
I criteri principali, come ribadito dalla Corte in linea con le Sezioni Unite, richiedono una valutazione globale di tutti gli indici sintomatici. Questi includono parametri quantitativi (quantità di sostanza), qualitativi (modalità dell’azione, mezzi usati) e soggettivi (precedenti penali del reo).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata equitativamente fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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