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Spaccio di lieve entità: quando è escluso?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio, che chiedeva il riconoscimento dello spaccio di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo la lieve entità a causa della notevole quantità, della diversa tipologia di stupefacenti detenuti (cocaina, crack, marijuana) e del rinvenimento di una cospicua somma di denaro, elementi ritenuti incompatibili con un’attività di ‘piccolo spaccio’.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: la Cassazione Chiarisce i Limiti

L’ordinamento giuridico italiano distingue tra diverse gradazioni di reati legati agli stupefacenti. Una delle distinzioni più importanti è quella relativa allo spaccio di lieve entità, una fattispecie autonoma di reato che prevede pene meno severe. Tuttavia, i confini per la sua applicazione non sono sempre netti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, stabilendo che la detenzione di un’ampia varietà e quantità di droghe, unita a una cospicua somma di denaro, esclude categoricamente tale ipotesi.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un giovane condannato per detenzione ai fini di spaccio. Durante un controllo, l’imputato era stato trovato in possesso, all’interno della sua autovettura, di un vero e proprio ‘magazzino’ di stupefacenti. Nello specifico, le forze dell’ordine avevano rinvenuto:

* 215 buste di cocaina per un peso di 55,4 grammi.
* 170 bustine di crack per un peso di 26,9 grammi.
* 213 bustine di marijuana per un peso complessivo di 93 grammi.

Oltre alle sostanze, già suddivise in dosi e quindi pronte per la vendita, era stata trovata una significativa somma di denaro, ritenuta provento dell’attività illecita. Di fronte a questo quadro, i giudici di merito avevano escluso l’ipotesi della lieve entità, emettendo una sentenza di condanna.

Il Ricorso in Cassazione e i Criteri dello Spaccio di Lieve Entità

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio il mancato riconoscimento dell’ipotesi di spaccio di lieve entità. Secondo la tesi difensiva, la condotta del suo assistito rientrava in un’attività di ‘piccolo spaccio’, meritevole di un trattamento sanzionatorio più mite.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione, dichiarando il ricorso manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito che la fattispecie di lieve entità è configurabile solo in presenza di una minore portata complessiva dell’attività criminale. I parametri da considerare sono molteplici: i mezzi utilizzati, le modalità dell’azione, le circostanze del fatto, nonché la quantità e qualità delle sostanze. L’obiettivo è valutare se l’attività dello spacciatore si caratterizzi per una ridotta circolazione di merce e denaro e per una limitata potenzialità di guadagno.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ritenuto la valutazione della Corte d’Appello immune da vizi logici e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità. Secondo gli Ermellini, gli elementi emersi nel corso del processo erano palesemente incompatibili con la nozione di ‘piccolo spaccio’.

Nello specifico, sono stati evidenziati i seguenti fattori decisivi:

1. La diversità delle sostanze: la presenza contemporanea di cocaina, crack e marijuana indica una capacità di soddisfare una platea più ampia e diversificata di consumatori, tipica di un’attività strutturata.
2. Il dato ponderale: la quantità complessiva delle droghe era tutt’altro che trascurabile.
3. Le modalità di confezionamento: le oltre 500 bustine già pronte per la cessione dimostravano una pianificazione e un’organizzazione orientate a una vendita sistematica e non occasionale.
4. Il denaro rinvenuto: la cospicua somma di denaro è stata considerata un chiaro indicatore dei proventi già realizzati dall’attività di spaccio.

Tutti questi elementi, valutati nel loro insieme, delineano un’attività destinata a una platea indiscriminata di soggetti e con una potenzialità offensiva non marginale, escludendo così ogni possibilità di qualificarla come di lieve entità.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha confermato un orientamento consolidato, ribadendo che la valutazione sulla lieve entità deve essere condotta attraverso un’analisi globale di tutti gli indici sintomatici della condotta. Non basta un singolo elemento favorevole all’imputato, ma è necessario che l’intera operazione illecita presenti caratteristiche di minima offensività. La detenzione di un ‘campionario’ variegato e quantitativamente rilevante di stupefacenti, pronto per essere immesso sul mercato, rappresenta un ostacolo insormontabile per il riconoscimento del più mite trattamento sanzionatorio previsto per lo spaccio di lieve entità.

Quando si può parlare di spaccio di lieve entità?
Si può parlare di spaccio di lieve entità quando l’attività illecita si caratterizza per una complessiva minore portata, con una ridotta circolazione di merce e denaro e limitate potenzialità di guadagno. La valutazione deve considerare i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione e la quantità/qualità della sostanza.

Quali elementi hanno escluso lo spaccio di lieve entità in questo caso?
In questo caso, gli elementi che hanno escluso la lieve entità sono stati: la notevole quantità complessiva di droga, la diversa tipologia di sostanze (cocaina, crack e marijuana), il confezionamento in centinaia di dosi pronte per la vendita e il rinvenimento di una cospicua somma di denaro, considerata provento dello spaccio.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, come in questo caso, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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