LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spaccio di lieve entità: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 43043/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di droghe sintetiche. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, che avevano escluso l’ipotesi di spaccio di lieve entità, valorizzando non solo la quantità ma anche la varietà, qualità e lesività delle sostanze. Il ricorso è stato ritenuto generico e l’imputato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di lieve entità: non basta la quantità, contano anche varietà e qualità delle sostanze

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di stupefacenti: per valutare se si tratta di spaccio di lieve entità, il giudice non deve limitarsi a considerare solo la quantità di droga, ma deve analizzare un quadro più ampio che include la varietà, la qualità e la pericolosità delle sostanze. Questa decisione chiarisce i confini dell’ipotesi attenuata del reato di spaccio, spesso al centro di complesse valutazioni giudiziarie.

Il caso: Detenzione di droghe sintetiche e il ricorso in Cassazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un soggetto condannato in primo e secondo grado per la detenzione, finalizzata alla cessione a terzi, di diverse tipologie di droghe sintetiche. La difesa dell’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello di Milano di non riconoscere l’ipotesi di spaccio di lieve entità, prevista dal comma 5 dell’articolo 73 del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990). Secondo il ricorrente, la sentenza impugnata presentava violazioni di legge e vizi di motivazione proprio in relazione all’esclusione di questa fattispecie più lieve.

La valutazione dello spaccio di lieve entità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per la sua genericità. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente motivato la sua decisione, basandosi su una valutazione complessiva degli elementi a disposizione. Non è stata considerata solo la quantità delle sostanze detenute, ma anche e soprattutto la loro varietà, qualità e lesività. La sentenza di merito aveva dato peso al fatto che si trattasse di diverse droghe sintetiche, elemento che di per sé indica una maggiore pericolosità e una capacità offensiva non trascurabile.

Oltre la quantità: i criteri qualitativi

La Suprema Corte ha precisato che il dato quantitativo, sebbene rilevante, non è l’unico né sempre il più importante. Anche una quantità non eccezionale di droga può essere sufficiente a escludere la lieve entità del fatto se altri elementi indicano una gravità maggiore. Nel caso specifico, la varietà delle sostanze e la loro natura sintetica sono state considerate indicatori di una condotta non marginale. Inoltre, la Corte ha specificato che il ricorso non conteneva argomentazioni tecnico-scientifiche concrete capaci di smentire le valutazioni dei giudici di merito sulla pericolosità delle droghe sequestrate.

Le motivazioni della decisione

I giudici hanno spiegato che l’inammissibilità del ricorso derivava dalla sua genericità. La difesa non ha fornito elementi specifici per contestare la valutazione della Corte d’Appello, limitandosi a una critica generale. La Cassazione ha ribadito che, per escludere lo spaccio di lieve entità, il giudice può basarsi anche solo sul dato quantitativo, se questo non è minimo. A maggior ragione, tale esclusione è legittima quando, come nel caso di specie, al dato quantitativo si aggiungono elementi qualitativi negativi (varietà e pericolosità delle sostanze) non bilanciati da altri fattori di segno contrario che possano indicare una minore gravità complessiva del fatto.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione conferma un orientamento consolidato: la valutazione sulla lieve entità del fatto in materia di stupefacenti deve essere globale e non può ridursi a un mero calcolo numerico. La varietà, la qualità e la natura delle droghe sono parametri essenziali che il giudice deve considerare per determinare la reale gravità della condotta. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, non essendo stata ravvisata alcuna assenza di colpa nella proposizione del ricorso.

La sola quantità di droga è sufficiente per determinare se si tratta di spaccio di lieve entità?
No, secondo la Corte di Cassazione la valutazione non può basarsi solo sulla quantità. È necessario considerare un insieme di fattori, tra cui la varietà, la qualità e la lesività delle sostanze, per determinare la gravità complessiva del fatto.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per genericità, in quanto non ha fornito argomentazioni specifiche o riferimenti tecnico-scientifici in grado di contestare efficacemente la valutazione della Corte d’Appello, che aveva valorizzato la pluralità e la pericolosità delle droghe sintetiche detenute.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, come in questo caso, la legge prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel proporre l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati