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Spaccio di lieve entità: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di 33 grammi di hashish. La Corte ha confermato che per escludere l’ipotesi di spaccio di lieve entità non si deve considerare solo il dato quantitativo, ma anche elementi indicativi di un’attività organizzata, come il possesso di bilancini di precisione e strumenti per il taglio della sostanza. La sentenza ribadisce anche l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso e l’impossibilità di sollevare questioni nuove in sede di legittimità.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: La Cassazione Chiarisce i Criteri di Valutazione

La qualificazione di un reato di detenzione di stupefacenti come spaccio di lieve entità è una questione cruciale che può modificare significativamente l’esito di un processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4512/2024) offre importanti chiarimenti sui parametri che i giudici devono adottare, ribadendo che la sola quantità di sostanza detenuta non è sufficiente a determinare la gravità del fatto. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Processo e le Decisioni di Merito

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata sia in primo grado che in appello, alla pena di due anni di reclusione e seimila euro di multa (con sospensione condizionale) per la detenzione di 33 grammi di hashish. Secondo i giudici di merito, tale condotta integrava il reato previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990.

I Motivi del Ricorso alla Suprema Corte

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Travisamento della prova: la presunta errata interpretazione di una testimonianza.
2. Mancata riqualificazione del reato: la richiesta di far rientrare il fatto nell’ipotesi più lieve di cui al comma 5 dell’art. 73, ovvero lo spaccio di lieve entità.
3. Mancato riconoscimento della non punibilità: l’omessa motivazione sulla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).
4. Diniego delle attenuanti generiche: la contestazione del rifiuto di concedere le circostanze attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.).

La Decisione della Cassazione: oltre la quantità per lo spaccio di lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione dettagliata per ciascun punto sollevato. La parte più significativa riguarda proprio la valutazione dello spaccio di lieve entità. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente escluso tale ipotesi non limitandosi al solo dato ponderale (i 33 grammi di hashish, da cui si sarebbero potute ricavare 308 dosi medie), ma considerando un quadro indiziario più ampio. In particolare, sono stati ritenuti decisivi:
* Il possesso di due bilancini di precisione.
* La disponibilità di strumenti per il taglio della sostanza.
* Le modalità di occultamento della droga.

Questi elementi, nel loro complesso, delineavano un’attività organizzata, sistematica e non occasionale, incompatibile con la minore gravità del fatto prevista dal comma 5 dell’art. 73.

L’Importanza degli Aspetti Procedurali

L’ordinanza ha anche messo in luce l’importanza del rispetto delle regole procedurali. Il motivo relativo al travisamento della prova è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza: il ricorrente non aveva indicato in modo specifico le parti della testimonianza contestate né aveva allegato il verbale, impedendo alla Corte di valutare la censura.
Allo stesso modo, la richiesta di applicazione dell’art. 131 bis c.p. è stata dichiarata inammissibile perché non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio, costituendo una domanda nuova in sede di legittimità.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità con un’analisi rigorosa. Per quanto riguarda l’ipotesi di spaccio di lieve entità, ha ribadito che la valutazione del giudice deve essere complessiva e non può basarsi su un singolo parametro. La norma (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90) richiede di considerare i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione, nonché la quantità e qualità delle sostanze. Nel caso di specie, la presenza di bilancini e strumenti per il confezionamento è stata interpretata come un chiaro indice di un’attività non estemporanea, ma strutturata, rendendo impossibile la qualificazione del fatto come lieve. Sul diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha ritenuto la decisione di merito ben motivata, basandosi sulla gravità del fatto e sui precedenti penali dell’imputato per reati analoghi, elementi che denotano una certa pericolosità sociale.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione conferma un orientamento consolidato: per determinare se si tratti di spaccio di lieve entità, è necessaria un’analisi multifattoriale che vada oltre il semplice peso della sostanza stupefacente. Elementi come strumenti di pesatura e taglio sono indicatori di una professionalità criminale che esclude la minore offensività del fatto. Inoltre, la decisione sottolinea ancora una volta che il ricorso per Cassazione è un giudizio di legittimità, dove il rispetto delle forme e dei principi procedurali, come quello di autosufficienza e del divieto di domande nuove, è un presupposto imprescindibile per l’ammissibilità dell’impugnazione.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di ‘lieve entità’?
La qualificazione dipende da una valutazione complessiva di tutti i parametri indicati dalla legge (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità della sostanza), non solo dal dato quantitativo. Se emergono indici di un’attività organizzata e non occasionale, l’ipotesi di lieve entità viene esclusa.

Perché il possesso di bilancini di precisione è così rilevante per escludere lo spaccio di lieve entità?
Perché, secondo la giurisprudenza, il possesso di strumenti come bilancini di precisione o materiale per il confezionamento è un forte indicatore che l’attività non è occasionale o limitata, ma è organizzata in modo sistematico per la vendita, una caratteristica incompatibile con la minore gravità del fatto.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una questione non discussa in appello, come la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la Corte, non sono deducibili con il ricorso per Cassazione questioni che non abbiano costituito oggetto dei motivi di appello. Presentare una doglianza per la prima volta in sede di legittimità la rende inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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