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Spaccio di lieve entità: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio, confermando che l’ipotesi di spaccio di lieve entità non è applicabile in presenza di una notevole quantità di droga (cocaina e marijuana), 164 dosi ricavabili, strumenti per il confezionamento e un’ingente somma di denaro. Tali elementi, secondo la Corte, dimostrano un’attività criminale consolidata e non occasionale.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: Quando Non si Applica? L’Analisi della Cassazione

La distinzione tra spaccio di droga e spaccio di lieve entità rappresenta uno dei punti più delicati e dibattuti nel diritto penale. La qualificazione del fatto come ‘lieve’ comporta una cornice edittale di pena significativamente più bassa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’analisi dettagliata dei criteri utilizzati per tracciare questa linea di confine, chiarendo quando l’ipotesi di minore gravità deve essere esclusa. Il caso in esame riguarda un soggetto condannato per detenzione di cocaina e marijuana, il quale sosteneva che la sua condotta rientrasse nell’alveo della lieve entità.

I Fatti di Causa

Il ricorrente era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale che in secondo grado dalla Corte di Appello alla pena di quattro anni e sei mesi di reclusione e 26.000 euro di multa, oltre a pene accessorie, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. L’errata applicazione della legge penale per non aver riconosciuto l’ipotesi di spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990).
2. La mancata concessione delle attenuanti generiche e la presunta eccessività della pena inflitta.
3. L’illegittimità della confisca di una somma di denaro pari a circa 21.000 euro.

La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero valutato adeguatamente tutti gli indici normativi per qualificare il fatto come lieve, concentrandosi solo su alcuni aspetti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno ritenuto manifestamente infondati tutti i motivi di ricorso, fornendo una motivazione dettagliata che ribadisce i consolidati principi giurisprudenziali in materia.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su un’analisi puntuale di ciascun motivo di doglianza, offrendo importanti spunti interpretativi.

L’Esclusione dello Spaccio di Lieve Entità

Il cuore della pronuncia riguarda il primo motivo. La Cassazione ha stabilito che la valutazione per riconoscere lo spaccio di lieve entità deve essere globale e non parcellizzata. Devono essere considerati tutti gli elementi indicati dalla norma: quelli relativi all’azione (mezzi, modalità, circostanze) e quelli relativi all’oggetto materiale del reato (quantità e qualità delle sostanze).

Nel caso specifico, i seguenti elementi sono stati ritenuti decisivi per escludere la lieve entità:

* Quantità e varietà della droga: La detenzione contestuale di cocaina e marijuana è stata considerata un primo indice di non scarsa offensività.
* Numero di dosi: Dalle sostanze sequestrate era possibile ricavare ben 164 dosi, un numero che, secondo la giurisprudenza, supera ampiamente la soglia delle ‘decine’ di dosi tipiche del piccolo spaccio.
* Principio attivo: L’elevata purezza della sostanza è un altro fattore che aumenta la pericolosità della condotta.
* Strumenti e denaro: La disponibilità di strumenti per il frazionamento e il confezionamento delle dosi, unita a un’ingente somma di denaro in banconote di vario taglio, è stata interpretata come prova di un’attività di spaccio strutturata e consolidata, non meramente occasionale.

La Corte ha concluso che l’insieme di questi indicatori delineava un quadro di attività criminale incompatibile con la minima offensività richiesta per l’ipotesi lieve.

La Congruità della Pena

Sul secondo motivo, la Corte ha ribadito il principio della discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena. Una motivazione che fa riferimento a criteri generali come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’ è considerata sufficiente, a meno che la sanzione non sia palesemente sproporzionata o di gran lunga superiore alla media edittale. In questo caso, la pena è stata giudicata adeguata alla gravità del fatto, data la duplice detenzione di diverse tipologie di droga e la consistenza dell’attività di spaccio.

La Legittimità della Confisca del Denaro

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Cassazione ha confermato la piena applicabilità della confisca ‘allargata’ prevista dall’art. 240 bis c.p. La norma prevede la confisca obbligatoria del denaro di cui il condannato non può giustificare la provenienza e che risulti sproporzionato rispetto al suo reddito. La Corte di merito aveva correttamente rilevato la sproporzione tra la somma sequestrata (quasi 21.000 euro) e la situazione reddituale dell’imputato, che risultava essere percettore di sussidi pubblici. Tale sproporzione ha reso la confisca un atto dovuto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso nella valutazione dello spaccio di lieve entità. La decisione chiarisce che non è sufficiente appellarsi a un singolo elemento (come la condizione di incensurato o la modalità di detenzione), ma è necessaria una valutazione complessiva di tutti gli indici sintomatici. La presenza simultanea di quantità non trascurabili di droga, un alto numero di dosi ricavabili e un’organizzazione minima (strumenti e denaro) costituisce un ostacolo insormontabile al riconoscimento della fattispecie di minore gravità. La sentenza, inoltre, riafferma la legittimità della confisca del denaro quando vi sia una chiara sproporzione con i redditi leciti, quale strumento essenziale per colpire i proventi dell’attività illecita.

Quali elementi escludono la configurabilità del reato di spaccio di lieve entità?
La Corte ha chiarito che elementi come una rilevante quantità e varietà di droga (cocaina e marijuana), un elevato principio attivo, la possibilità di ricavare un alto numero di dosi (nel caso specifico 164), la disponibilità di strumenti per il frazionamento e un’ingente somma di denaro non giustificata sono idonei a escludere l’ipotesi di lieve entità, rivelando un’attività di spaccio consolidata e non occasionale.

Come viene giustificata la confisca di una somma di denaro trovata in possesso dell’imputato?
La confisca è legittima ai sensi dell’art. 240 bis c.p. quando il condannato non può giustificare la provenienza del denaro e quest’ultimo risulta sproporzionato rispetto al reddito dichiarato. Nel caso specifico, la sproporzione tra i quasi 21.000 euro sequestrati e la condizione di percettore di sussidi pubblici dell’imputato ha reso la confisca obbligatoria.

È sufficiente una motivazione generica da parte del giudice per stabilire l’entità della pena?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito che, per assolvere all’obbligo di motivazione, il giudice di merito può utilizzare espressioni come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’, purché la pena non sia di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge. Solo in quest’ultimo caso è richiesta una spiegazione specifica e dettagliata del ragionamento seguito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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