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Spaccio di lieve entità: escluso per ruolo di supporto

Una donna, condannata per complicità in spaccio di cocaina, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo il riconoscimento della fattispecie di spaccio di lieve entità. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che anche un ruolo di supporto occasionale in un’attività di traffico di ingenti quantità di stupefacenti esclude l’applicazione di tale attenuante, in quanto si concorre nel reato più grave gestito dal partner.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: Quando il Ruolo di ‘Corriere’ Non Basta per la Mite Condanna

L’applicazione della fattispecie di spaccio di lieve entità è uno dei temi più dibattuti nel diritto penale degli stupefacenti. Questa norma consente di applicare una pena notevolmente ridotta quando il fatto è di minima gravità. Ma cosa succede quando una persona svolge un ruolo apparentemente secondario, come quello di corriere occasionale, all’interno di un’attività di spaccio gestita da altri? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo che il contesto generale dell’attività criminale è decisivo per escludere tale beneficio.

I Fatti del Caso: da Complice a Condannata

Il caso riguarda una donna condannata in concorso con il suo compagno per detenzione e cessione di cocaina. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e riducendo la pena, aveva confermato la sua responsabilità penale. Secondo la ricostruzione dei giudici, la donna, sfruttando un linguaggio criptico nelle comunicazioni (parlando di ‘scarpe’ o ‘macchine’), aveva effettuato diverse consegne di sostanze stupefacenti per conto del partner, trasportandole da Roma verso altre località.

I Motivi del Ricorso e la Questione dello Spaccio di Lieve Entità

La difesa della donna ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento dell’ipotesi di spaccio di lieve entità, prevista dal comma 5 dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990. La ricorrente sosteneva che il suo ruolo fosse stato meramente occasionale e di supporto al compagno, con il quale aveva avuto una relazione di soli tre mesi. Affermava inoltre di essere stata all’oscuro della natura e quantità della sostanza trasportata e dello spessore criminale del partner. A suo avviso, questi elementi avrebbero dovuto portare al riconoscimento della fattispecie attenuata.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che le argomentazioni della difesa non rientravano tra i vizi che possono essere fatti valere in sede di legittimità, poiché miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo grado e appello). La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica, coerente e completa, e quindi non sindacabile in Cassazione.

La Valutazione del Contesto Criminale

Il punto cruciale della decisione risiede nell’analisi del contesto. La Corte ha osservato che, anche a prescindere dalle specifiche motivazioni della sentenza d’appello, emergeva chiaramente dai capi di imputazione che il compagno della donna era solito trafficare quantitativi di cocaina del tutto incompatibili con la fattispecie di lieve entità.

L’Irrilevanza del Ruolo Apparentemente Secondario

Di conseguenza, la Corte ha applicato un principio logico fondamentale: se l’attività criminale principale è di vasta portata, chiunque vi concorra, anche con un ruolo secondario o di supporto, partecipa alla stessa fattispecie grave. L’inferenza logica operata dalla Corte territoriale è stata quindi ritenuta ragionevole: escludere l’applicabilità del comma 5 dell’art. 73 anche per gli episodi di traffico attribuiti alla ricorrente.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su due pilastri. In primo luogo, il rispetto per l’autonomia del giudice di merito nella ricostruzione dei fatti, se sorretta da una motivazione congrua e non manifestamente illogica. La Corte d’Appello aveva analizzato le intercettazioni e le indagini, da cui emergeva un ruolo attivo della donna, seppur con qualche riluttanza iniziale in un’occasione. In secondo luogo, un principio di diritto sostanziale: la qualificazione del fatto-reato dipende dall’offensività complessiva della condotta. Il contributo del concorrente, anche se limitato, si inserisce in un’unica fattispecie criminosa. Se questa è grave, come nel caso di traffico di ingenti quantità di droga, il singolo apporto non può essere ‘isolato’ e considerato di lieve entità.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un orientamento consolidato e offre importanti implicazioni pratiche. Dimostra che, ai fini del riconoscimento dello spaccio di lieve entità, non è sufficiente dimostrare di aver avuto un ruolo marginale o di essere stati meri ‘corrieri’. È necessario che l’intera operazione, considerata in tutti i suoi aspetti (quantità, qualità, modalità), sia di minima offensività. La consapevolezza di partecipare, anche solo per una frazione, a un’attività di spaccio su larga scala, preclude la possibilità di beneficiare del trattamento sanzionatorio più mite. La sentenza serve quindi da monito: la responsabilità penale in materia di stupefacenti viene valutata non solo sulla base del singolo atto compiuto, ma anche e soprattutto in relazione al contesto criminale in cui tale atto si inserisce.

Un ruolo di semplice supporto al compagno in un’attività di spaccio può essere considerato di lieve entità?
No, secondo la Corte. Se l’attività principale in cui ci si inserisce riguarda quantitativi di stupefacenti incompatibili con la lieve entità, anche il ruolo di supporto concorre nella fattispecie più grave e non può beneficiare dell’attenuante.

L’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere influisce sulla valutazione della gravità del singolo episodio di spaccio?
No. La Corte ha ritenuto che non vi sia alcuna contraddizione tra l’esclusione della consapevolezza di un vincolo associativo stabile e la sussistenza del dolo (cioè l’intenzione) per la partecipazione a specifici episodi di cessione di stupefacenti. Si tratta di valutazioni distinte.

Cosa valuta la Corte per escludere lo spaccio di lieve entità in caso di concorso di persone?
La Corte valuta il contesto complessivo dell’operazione criminale. In questo caso, ha ritenuto decisivo il fatto che il correo principale gestisse un traffico di cocaina su larga scala. Di conseguenza, il contributo della ricorrente, seppur occasionale, è stato considerato parte integrante di un’attività di notevole gravità, escludendo così la lieve entità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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